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CALUSO. Usura e gioco d’azzardo: ecco a cosa servivano i soldi prestati

CALUSO. Usura e gioco d’azzardo: ecco a cosa servivano i soldi prestati

Gli usurai prestavano soldi anche a ludopatici

CALUSO. Il processo per usura a carico del calusiese Antonio Ferranti, 53 anni e della compagna, Maria Mezzo, 47 anni, ex Operatrice sanitaria nella Rsa di Brandizzo ha portato alla luce un altro aspetto. Quello della ludopatia e di tutte quelle vittime che per pagare i debiti si rivolgono a persone per ottenere prestiti con tassi usurai.

E’ la storia un 47 enne sottufficiale dell’Esercito, M. C., di Rondissone emersa nel corso del processo che si sta svolgendo presso il Tribunale di Ivrea.

Giovedì, in aula davanti al collegio ha raccontato di essersi rivolto per un prestito ad Antonio Ferranti, e alla Mezzo. In questo processo è imputato in concorso in usura anche il costruttore edile Vito Mazzamuto, 68 anni, di San Mauro Torinese. (A Vito Mazzamuto i magistrati contestano però un solo caso ovvero quando aveva accompagnato Ferranti dal militare per riscuotere il prestito).

“Avevo bisogno di soldi perché avevo il vizio del gioco” ha raccontato ai giudici il militare, capo officina presso la caserma Morelli di Popolo a Torino, ma sospeso perché imputato in un altro processo per furto pluriaggravato.

Il sottufficiale comparso in aula come teste citato dalla Procura, ha raccontato di essersi rivolto a Ferranti per avere un aiuto economico a causa del vizio del gioco. In due occasioni tra il 2017 e il 2018. “Avevo il vizio di giocare la schedina” ha ribadito il militare davanti ai giudici e incalzato dalle domande del Pm Alessandro Gallo, ha ricordato quei due incontri con Ferranti e come in tutte le occasioni Ferranti si presentasse insieme alla sua compagna.

“La prima volta mi ero rivolto a Ferranti per un prestito di 2 mila euro che ho dovuto restituire poco alla volta, con rate mensili di circa 200 euro a tassi del 100%. Ho restituito un totale di circa 4 mila euro”.

Dopo qualche mese il sottufficiale ha raccontato di essersi nuovamente rivolto a Ferranti per un’altra richiesta di prestito: “Questa volta mi aveva prestato circa 3 mila euro. Anche questi soldi li ho restituiti in undici mesi con rate da 300 euro per un totale di quasi 6 mila euro”. 

Ma in questa seconda occasione, ad accompagnare Antonio Ferranti e la compagna Maria Mezzo, c’era anche Vito Mazzamuto (avvocato Salvo Lo Greco), che avrebbe convinto il militare a rientrare nel debito. E nelle carte Mazzamuto si sarebbe rivolto al militare: “Appena puoi ridagli i soldi perché quei soldi che ti ha prestato glieli avevo dati io, appena puoi ridaglieli così lui si toglie il debito con me perché adesso sono in difficoltà e sto quasi finendo un condominio”.

Davanti al collegio, il militare ha anche raccontato come a Ferranti facesse dei favori. Come nel caso in cui, libero dal servizio in caserma, gli aveva cambiato le gomme della macchina.

Ad Antonio Ferranti, che nel frattempo dovrà nominare un legale (l’avvocato Manuel Peretti ha dismesso il mandato) la Guardia di Finanza aveva contestato otto capi di imputazione. In quattro c’era anche la compagna Maria Mezzo.

Il processo è stato aggiornato al 3 marzo quando verranno ascolta altri testi della Procura.

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