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28 Novembre 2015 - 10:56
Razzismo
Pressing della Juve e dell'Unesco contro la piaga del razzismo e delle discriminazioni nel mondo del calcio. Il presidente dei bianconeri, Andrea Agnelli, e la direttrice generale dell'organismo Onu, Irina Bokova, si sono riuniti oggi a Parigi per presentare il primo studio che include cause e rimedi rispetto a uno dei grandi mali del calcio.
"Colour? What Colour?': è il titolo più che eloquente del rapporto di ottanta pagine stilato da due ricercatori Albrecht Sonntag e David Ranc.
Quella contro il razzismo e la discriminazione "è una lotta a 360 gradi", che deve partire dall'educazione a scuola e nelle famiglie e spingersi fino agli stadi dell'intera Europa, ha detto Agnelli, presentando l'iniziativa nel quartier generale dell'Unesco. Una battaglia in stretto coordinamento con l'organismo Onu per scienza, Educazione e Cultura, dove la Vecchia signora viene addirittura vista come la "locomotiva" in grado di trainare altri club europei nella sua lotta antirazzista. L'Unesco, che oggi ha rinnovato il partenariato con il club torinese, auspica ora che "un massimo" di altre grandi squadre, come ad esempio il Paris Saint-Germain, possano scendere in campo per lottare contro l'intollerabile flagello che macchia i valori positivi di fratellanza di uno degli sport più amati al mondo. A quasi due anni dall'avvio del partenariato Juve-Unesco lo studio con Nelson Mandela che stringe la Coppa del Mondo in copertina contiene un primo bilancio dei provvedimenti già messi in campo ma anche misure complementari ed esempi di buone pratiche. In Italia, per esempio - recita il documento presentato a Parigi - "una sanzione comminata a un club può essere ridotta se la società promuove concrete iniziative contro il razzismo e la discriminazione, si tratta, generalmente, di campagne di sensibilizzazione. A Bergamo la società ha deciso di ritirare una denuncia contro tifosi sospettati di comportamento discriminatorio dopo che questi hanno accettato di impegnarsi in attività di volontariato". Ma anche nel nostro Paese, avvertono i due relatori che nei due anni di lavori hanno intervistato una quarantina tra calciatori, esperti, studiosi e ultrà, ci sono ancora episodi negativi, come quando Arrigo Sacchi disse che c'erano ''troppi stranieri'' e ''troppi neri'' tra le squadre giovanili. Tra l'altro, la relazione suggerisce di cominciare dal linguaggio "svuotando" il lessico dell'offesa. Almeno quando diventa eccessivamente pesante. E 'boccia' le disposizioni che prevedono sanzioni collettive in caso di tifoserie razziste o xenofobe. "E' controproducente", ha detto in conferenza stampa Albrecht Sonntag. Un problema che colpì la stessa Juve nel 2013, quando fu costretta a chiudere le curve per gli insulti razzisti di alcuni tifosi contro quelli del Napoli. "Il mio auspicio è che in ogni stadio di prima divisione al livello europeo vengano introdotte delle telecamere (sul modello di quelle 'Panomera' già sistemate allo Juventus stadium, ndr.) per individuare i singoli responsabili e che non venga penalizzata la collettività che non ha colpe", ha detto Agnelli a Parigi. Alla domanda se gli ultimi successi della Juve in Champions League potessero in qualche modo contribuire alla battaglia antirazzista la risposta è secca: "Il senso di responsabilità prescinde dal risultato sportivo". "Tocca ora alla Juventus - ha concluso - fare in modo che i suggerimenti del rapporto vengano acquisiti dai grandi club europei".
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