AGGIORNAMENTI
Cerca
24 Gennaio 2022 - 11:16
Green Pass
Si insiste su uno strumento che non garantisce affatto che il suo possessore non abbia il virus in corpoLo portano in giro e lo diffondono, sì: su treni e autobus, nei luoghi di lavoro, nelle scuole e nelle università, nei bar e nei ristoranti, ecc.: e lo possono fare grazie al super green pass, lo strumento introdotto dal Governo per «contenere la diffusione del contagio». Oltre 47 milioni di italiani hanno in tasca o sul telefono il super green pass ottenuto a seguito di vaccinazione, fatta magari tre o quattro mesi fa; da allora la maggior parte di loro non si è più sottoposta ad alcun tampone, potendo andare ovunque grazie al lasciapassare governativo: e così milioni di loro, asintomatici o paucisintomatici (ma comunque portatori di Sars-Cov2 e contagiosi), contribuiscono alla diffusione del virus. E contribuiscono ampiamente: molto più dei (pochi, ormai) non vaccinati: che, “tamponati” ogni 48 ore perché altrimenti non possono andare a lavorare, se trovati “positivi” - anche se asintomatici - vengono immediatamente posti in isolamento. Il super green pass, com’era ampiamente prevedibile, si è quindi rivelato un boomerang: non garantisce affatto che il detentore sia “negativo”, ma anzi lo autorizza ad accedere a tutti gli ambienti - anche a quelli che dovrebbero essere “protetti” - e a moltiplicare le possibilità di contagio; non è un caso che, da quando è stato introdotto, il numero di “attualmente positivi” sia decuplicato e la curva della diffusione del virus si sia impennata come mai era accaduto prima. Un “provvedimento Tafazzi”, insomma. Se in questo Paese ci fosse ancora un briciolo di raziocinio, a questo punto ci si chiederebbe: a cosa serve obbligare datori di lavoro, baristi, ristoratori, albergatori, parrucchieri, negozianti ecc. a chiedere a tutti il pass (e vietare l’ingresso a chi non ce l’ha) se anche chi ce l’ha potrebbe essere “positivo”? Che senso ha continuare, «per ragioni sanitarie», ad impostare le nostre vite - e discriminare le persone, e togliere loro libertà e diritti: sul punto è intervenuta anche Amnesty International - in base al possesso o meno del super green pass, quando è ormai chiaro che dal punto di vista sanitario (l’essere contagioso o meno) quel documento non prova assolutamente nulla? Perché continuare con questa assurda “selezione all’ingresso” quando è ormai evidente che - come ha ammesso anche il ministro israeliano Lieberman, membro del Governo di un Paese in cui, come in Italia, la percentuale di vaccinati è altissima - nel pass «non vi è alcuna logica medica o epidemiologica»? Bene: siccome è ormai scientificamente dimostrato che il green pass rilasciato a seguito di vaccinazione non distingue in alcun modo chi è portatore del virus da chi non lo è, e siccome la sua introduzione ha avuto come unico effetto - grazie alla falsa sicurezza indotta dal suo possesso - quello di moltiplicare i contagi, il Governo cosa fa? Insiste con questo assurdo strumento coercitorio. La scorsa settimana ha emanato un decreto con ulteriori restrizioni, per impedire a chi non ha il green pass di fare le poche cose che ancora erano concesse. Non importa se uno è “positivo” o meno: dal 1° febbraio per andare all’ufficio postale, o in libreria, o a comprare un paio di scarpe bisognerà avere il green pass. Avremo quindi negozi, uffici pubblici, bar, ristoranti, alberghi, treni, ecc. pieni di persone inconsapevolmente “positive”, ma fornite di lasciapassare: un lasciapassare per il virus. La curva dei “positivi” che da mesi continua a salire certifica il fallimento dello strumento adottato dal Governo allo scopo di - citiamo dalla Gazzetta Ufficiale - «contenere la diffusione del contagio»: il super green pass, in molti casi, si accompagna al virus. Il Governo ha ormai rinunciato ad arginare la circolazione del Sars-Cov2, aspetta il naturale «superamento del picco», e per sviare l’attenzione dell’opinione pubblica da questa tragica débâcle concentra tutti i suoi provvedimenti sulla vessazione dei pochissimi ancora non vaccinati, supportato dalla vergognosa campagna di denigrazione praticata quotidianamente dalla quasi totalità dei giornali e delle tv, con balle spaziali tipo «la maggior parte degli ospedalizzati sono non vaccinati, è per colpa loro che torniamo in zona arancione» (e invece - come si ricava dal bollettino Iss - in ospedale sono di più i vaccinati), oppure «nove posti su dieci in terapia intensiva sono occupati dai non vaccinati» (e invece sono meno del 15%). Tutto per scaricare le responsabilità su un capro espiatorio che ormai è un’esigua minoranza. E’ esattamente ciò che ha fatto in Francia il presidente Macron, quando ha dichiarato «les non-vaccinés, j’ai très envie de les emmerder». Il premier Draghi, il ministro Speranza e le numerose forze politiche al Governo, con tutta l’informazione mainstream che esalta i loro provvedimenti e alimenta l’odio, stanno facendo la stessa cosa: ma almeno Macron, in un impeto di sincerità, l’ha detto. Ogni tanto gli storici si interrogano su come sia stato possibile in molteplici circostanze, nella storia dei popoli e delle nazioni, che milioni di persone si siano fatte abbindolare dalle fandonie dei governi, discriminando incolpevoli minoranze e andando incontro a tragedie epocali. Pubblicano ponderosi saggi sul potere della propaganda e sull’acquiescenza dell’opinione pubblica di fronte a narrazioni false e manipolatorie, e si chiedono come tutto ciò sia potuto accadere. Sarà così, tra qualche anno, anche negli studi sugli anni del Covid e sulla discriminazione attuata mediante il super green pass. Purtroppo, però, quando cominciano ad occuparsene gli storici gli errori sono già stati commessi, le maggioranze silenziose hanno acconsentito, e le tragedie si sono già consumate.
Edicola digitale
I più letti
LA VOCE DEL CANAVESE
Reg. Tribunale di Torino n. 57 del 22/05/2007. Direttore responsabile: Liborio La Mattina. Proprietà LA VOCE SOCIETA’ COOPERATIVA. P.IVA 09594480015. Redazione: via Torino, 47 – 10034 – Chivasso (To). Tel. 0115367550 Cell. 3474431187
La società percepisce i contributi di cui al decreto legislativo 15 maggio 2017, n. 70 e della Legge Regione Piemonte n. 18 del 25/06/2008. Indicazione resa ai sensi della lettera f) del comma 2 dell’articolo 5 del medesimo decreto legislativo
Testi e foto qui pubblicati sono proprietà de LA VOCE DEL CANAVESE tutti i diritti sono riservati. L’utilizzo dei testi e delle foto on line è, senza autorizzazione scritta, vietato (legge 633/1941).
LA VOCE DEL CANAVESE ha aderito tramite la File (Federazione Italiana Liberi Editori) allo IAP – Istituto dell’Autodisciplina Pubblicitaria, accettando il Codice di Autodisciplina della Comunicazione Commerciale.