A guardare l’ultima classifica proposta dall’inserto domenicale del Sole24, neanche uno dei libri che suggerirò vi trova posto. Beh, uno c’è: «Oliva Denaro» di Viola Ardone, sarà che mi è piaciuto il suo «Il treno dei bambini», uscito per Einaudi a settembre 2019, che sono disposta a rischiare. Parlando del suo nuovo romanzo, l’autrice ci dice di aver trovato ispirazione nella vicenda umana e politica di Franca Viola, la ragazza siciliana che, a metà degli anni Sessanta, rifiutò il «matrimonio riparatore», il mezzo consolidato col quale, fino al 1981, il reato di sequestro o violenza poteva considerarsi estinto. Per andare a un argomento che ha impegnato, in un serrato dibattito, élites politiche ed intellettuali per buona parte del 2021, il tema del genere e dei generi viene trattato in «Queer. Storia culturale della comunità LGBT», di Maya De Leo, uscito da Einaudi. Usato in senso spregiativo nei confronti degli omosessuali durante il XIX secolo, «queer» è termine anglosassone che sta per «strano», «bizzarro», e a sua volta deriverebbe dal tedesco «quer», «diagonale», «di traverso». Per l’autrice, queer «sono tutte le soggettività […] che sfuggono e resistono alle convenzioni in materia di genere e sessualità». Il testo raccoglie gli argomenti del corso sulla storia dell’omosessualità tenuto dalla De Leo presso l’Università torinese, utile a mio avviso per uscire dalle secche di un dibattito più vicino alle categorie della morale che a quelle della sociologia, della storia e della politica. Se vi fate qualche domanda sulla vulgata in ambito urbanistico che sembra agitare da qualche tempo la politica settimese, un libriccino piccolo ma densissimo fa per voi: «Testi sulla (non più) città», raccolta di riflessioni sulla natura della città contemporanea, del piùchearchistar Rem Koolhaas (Quolibet). Vi suggerisco di cominciare dal fondo, dai tre capitoletti che condensano il succo del discorso, vale a dire: «i dilemmi sull’evoluzione della città», sintetizzati nel «regime dello ¥E$», (Yen, Euro, Dollaro) o - detto in altri termini - la globalizzazione, le città in esplosione e in contrazione, l’assenza di una spinta utopistica degli architetti. E, ancora, le riflessioni sulle Smart city, i cui «sindaci sono stati individuati come clienti e promotori», e sullo svuotamento delle campagne che «sta avendo un impatto molto più drastico dell’intensificazione della città». Godibile e immaginifico. Infine, non per importanza, suggerisco «L’educazione di un fascista» (Feltrinelli, 2020), di Paolo Berizzi, noto per le sue inchieste sull’estrema destra italiana, autore di «è gradita la camicia nera», uscito quest’anno da Rizzoli. «Il fascismo che racconto oggi è un fascismo nuovo, non quello del fez e della camicia nera», afferma l’inviato di «Repubblica», spiegando perché, dopo il suo «Nazitalia» (2018), è tornato di nuovo sull’argomento. Berizzi ha visitato le palestre dell’hinterland milanese, della periferia romana e del Veneto, raccontando come, con lo sport (thai boxe, arti marziali miste, ecc.) e non solo, l’estrema destra si faccia spazio tra i giovani e i giovanissimi. Un’indagine che ci restituisce la pervasività della presenza e la capacità della destra di «formare una nuova generazione di camerati». Da leggere.
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