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CAVAGNOLO. Ciao Beppe

CAVAGNOLO. Ciao Beppe

Giuseppe Brusa, "Beppe", aveva 73 anni

C’è chi ha vissuto cantando del bar Mario e chi ha passato un periodo della sua vita ritrovandosi al Roxy Bar.

Chi è cresciuto a Cavagnolo e a Brusasco, quattromila anime messe insieme sulla collina di Chivasso, gli anni ‘70, ‘80 e ‘90 li ha passati in un luogo sacro, per la gente di queste parti. Un bar che per tante generazioni è stato una seconda casa, dalla gioventù all’età adulta. E poi ancora.

Il bar "Brusa" di via Cristoforo Colombo con il suo lungo bancone fatto ad “L”.  Le sedie di legno imbottite di verde, i tavolini di vetro, il biliardo, il calciobalilla, i primi videogiochi, il juke-box  con le hit di Sanremo e del Festivalbar è stato per tanti anni un luogo di ritrovo. 

Tutte le sere della settimana tranne il lunedì, giorno di chiusura e del “e adesso che si fa?”. Dietro al bancone, una famiglia: Beppe, con il papà Talino, il “Talin”, e la moglie Teresa. 

Beppe con la sua cortesia e la sua riservatezza, le sue parole mai versate e i suoi gelati che andavano via uno dietro l’altro nelle sere d’estate nelle coppe di vetro verde. 

Beppe Brusa non parlava mai fuori posto, non diceva mai qualcosa che fosse fuori dal contesto. Mai un’arrabbiatura, uno scazzo, uno “sbuffo”. 

Beppe era così, dietro al bancone come nella vita.

Ci vediamo da "Brusa", prima o poi. 

Come quelle domeniche pomeriggio a parlare di tutto e di niente. Della Juve del Trap o dell’Inter dei tedeschi, del Milan degli olandesi e del Napoli di Maradona. O del Toro di Pulici e Graziani prima che di Scifo e Casagrande.

Ci vediamo da Brusa, anche quando era chiuso, il lunedì sera, seduti sul gradino all’ingresso del bar.

Giuseppe Brusa, da tutti conosciuto come Beppe, è stato il titolare del bar/gelateria che tanti cavagnolesi e non solo hanno trasformato nel loro “Mario”, o “Roxy Bar”, a seconda dei gusti musicali. 

Una gestione ereditata dal papà e che l’ha accompagnato per l’intera vita lavorativa: prima come titolare dietro il bancone, poi come semplice proprietario dell’immobile che ancora oggi è bar e che ancora oggi, per tutti, è il “Brusa”. Un marchio che non cambierà mai. 

Nonostante siano cambiate le gestioni, siano passati gli anni e le stagioni, non ci siano più quei tavolini, quelle sedie e quelle coppe gelato.  

Sono cambiate le generazioni e le abitudini e ora che Beppe Brusa non c’è più, il ricordo corre dolce e malinconico a quegli anni di gioventù e a quei ricordi di profumi, sapori, risate e discussioni. 

Riservato con tutti, chiacchierone con chi voleva, tifosissimo della Juve, squadra di cui è stato per anni abbonato allo stadio Comunale e al Delle Alpi, tifoso “gold” - si direbbe oggi - anche nelle trasferte in giro per l’Europa, ciclista per hobby negli anni della pensione, Beppe Brusa aveva in verità un’unica, grande, passione: la famiglia. 

Con il suo adorato Gabriele e l’amata moglie Luciana Crovella, che tutti conoscono per la lunga carriera in Luxottica. Con loro passava tutto il tempo che poteva, a Cavagnolo, nella sua casa proprio sopra il bar, e nelle fughe di tanto in tanto sulle montagne della Val di Susa o sulla riviera della Liguria. 

Beppe Brusa è mancato martedì mattina, intorno all’ora di pranzo, a casa sua, circondato dall’affetto e dall’amore di chi gli è rimasto accanto per una vita intera. Aveva 73 anni.

Alla notizia della sua scomparsa un senso di vuoto, di mancanza, di impotenza di fronte all’incedere, inesorabile, del tempo.

Il rosario sarà recitato questa sera, mercoledì 10 novembre, alle ore 20.30 nella Chiesa parrocchiale di Cavagnolo. Il funerale domani, giovedì 11 novembre, alle 15 nella stessa parrocchiale di piazza Vittorio Veneto.

Alla famiglia Brusa le più sentite condoglianze e, a Beppe, il più affettuoso dei ciao.

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