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19 Maggio 2021 - 16:32
Charles Lindbergh
Giusto 94 anni fa, ormai in pieno Novecento, tra il 20 e il 21 maggio 1927, Charles Lindbergh compì la prima traversata aerea dell’oceano Atlantico, in solitaria e senza scalo. Partito alle 7.52 del 20 maggio dal Roosvelt Field, nei pressi di New York, giunse a Parigi alle 22 e qualche minuto del giorno successivo, dopo 33 ore e mezza di viaggio. L’aeroporto, se così lo si può chiamare, era un prato, le Champs de le Bourget, e lì, tra due ali di folla, Lindbergh atterrò con il suo monolplano leggero battezzato Spirit of St. Louis, Spirito di San Luigi, beato che forse lo ha anche aiutato ad arrivare in fondo. Non si sa se abbia sorvolato Settimo, anche perché, dovendo ridurre al minimo i pesi a bordo, aveva rinunciato alla radio ricetrasmittente e non aveva modo, probabilmente, di allungarsi fino a noi (si era però portato un thermos di caffè per tenersi sveglio, un giorno e mezzo per aria sull’atlantico non dev’essere stato semplice).
Non fu soltanto un’impresa coraggiosa. Fu un gesto che cambiò la vita delle generazioni di allora e, soprattutto, di quelle che sarebbero venute: gli spostamenti, la meteorologia, i mezzi di comunicazione, la gestione dell’energia, tutto in breve tempo ebbe uno sviluppo vertiginoso. “Il ragazzo del cielo” una bella canzone dei Pooh contenuta nell’album Boomerang del 1978, è dedicata proprio all’impresa di Lindbergh. Nel brano l’aviatore parla alla luna e le racconta il significato della sua missione, il decollo, l’oceano, la tensione, il canto del motore, poi la prega di aiutarlo a non addormentarsi, infine l’arrivo, al tramonto, in Francia, e la luna che sorride al ragazzo del cielo.
Al tempo Lindbergh aveva 25 anni. Un ragazzo, davvero. Dieci prima neanche la immaginava un’avventura del genere, e nessun uomo al mondo poteva pensare di attraversare il mare più grande che c’era in così poco tempo. Dieci anni, centoventi mesi, 3652 giorni. Come saremo noi tra dieci anni? Cosa diventeremo? Cosa sarà l’Italia, cosa sarà l’Europa? L’esempio lo abbiamo nello Spirit of St. Louis, il nome dell’aereo, lo spirito dell’umanità che guarda avanti. Tocca a noi. Ce la possiamo fare, per ritrovarci tra dieci anni e dirci che ci siamo riusciti. Come Charles Lindbergh.
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