Ricordiamo che l’Anpi, pur non facendo parte di Comitati, ha aderito all’evento perché l’Associazione nazionale dei Partigiani ha deciso di schierarsi per il No a difesa della Costituzione, coerentemente con quanto ha sempre fatto. Eravamo pertanto presenti al banchetto in quanto invitati, così come TUTTI (Associazioni, Movimenti e Partiti), senza alcun imbarazzo. Come abbiamo sempre detto, spiegato, mostrato nelle linee congressuali, l’Anpi, pur nella sua autonomia, “potrà fare tratti di strada comuni con altri su singoli obiettivi…” E quale battaglia migliore della difesa della Costituzione? Sappiamo che il PD eporediese ha coraggiosamente scelto di votare No, ed a questi amici va tutta la nostra stima. Conosciamo anche molte amiche e amici che hanno riflettuto a lungo, si sono documentati, prima di giungere ad una scelta di voto, così come è giusto sia. Le scelte consapevoli sono sempre meditate. Fuori luogo, e persino infantili, le vane, evanescenti ciarle di chi crede di attaccarci accusandoci di essere di volta in volta “insieme al PD, a Rifondazione, con i Grillini, complici di questo o quello, d’accordo con Babbo Natale o collusi con gli alieni di Mork…” Chi lo afferma di solito ha tentato prima, inutilmente, di “tirarci la giacchetta” sfruttando l’autorevolezza dell’Associazione; non riuscendovi, la critica. La volpe e l’uva: Esopo insegna. In realtà, l’Anpi è semplicemente sé stessa, da 76 anni, e da 72 custodisce legittimamente la Costituzione… Ieri non eravamo soli: a pochi passi il banchetto per il Sì, ed è questa l’atmosfera che ci piacerebbe, fatta di dialogo costruttivo. Però, però, per tornare al referendum, simili iniziative vennero prese anche quattro anni fa in una situazione analoga. Allora, furono tante le realtà che vi parteciparono, ma la politica (o la convenienza) viaggiano su un mare periglioso, di alti marosi e correnti infide, e ciò che era, un tempo, convinta adesione, s’è ora eroso, è divenuto il suo contrario. Per alcuni la difesa a spada tratta della Carta costituzionale s’è trasformata nel desiderio di smantellarla, e tale è la contraddizione che costoro vivono, da trasformarsi in rabbia e rancore. In psicologia tale stato è definito “dissonanza cognitiva”: so di aver torto, ma non posso ammetterlo nemmeno con me stesso, quindi il disagio si trasforma in rabbia. Ciò osservavamo stamane, verificando malinconicamente le giravolte ed i funambolismi di vecchi compagni di strada, che ora ne hanno scelto un’altra, demagogicamente più facile. Ma non importa, perché è proprio della democrazia la libertà di pensiero di tutti, ed in tal senso siamo stati buoni e rispettosi vicini dell’altro banchetto. Varrà la pena di rimarcare che andare alle urne, per un voto partitico o referendario, è un esercizio democratico sancito dalla Costituzione, ed ogni posizione (esclusa quella dei fascisti) è degna di rispetto. Non vi devono essere guerre civili in un tale confronto.
Mario Beiletti
In tale spirito, e baciati da un bel sole che ha incorniciato la splendida giornata, ci siamo incontrati...
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