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22 Gennaio 2020 - 12:09
Chiudono le grandi librerie storiche e si accende il dibattito: colpa della grande distribuzione, colpa della vendita on-line, colpa degli Italiani che non leggono, colpa della scuola, colpa degli e-book, colpa di Internet, colpa del PD e chi più ne sa, più ne metta. Tentiamo qualche considerazione, fatta salva l’evidenza che, quando un esercizio commerciale chiude, di qualunque genere si tratti, è sempre una sconfitta, in termini di economia, di posti di lavoro ed anche di coesione sociale.
Comprare on-line è terribilmente comodo e spesso anche innegabilmente più economico che comprare in un negozio. In un mondo che fonda sull’improrogabilità e sull’immediatezza, in cui tutti corriamo come dei forsennati con pochissimo tempo a disposizione, la libreria che ti ordina il volume e che ti costringe pure a ripassare qualche giorno dopo a ritirarlo, è perdente per definizione.
Probabilmente qualche opportunità di sopravvivenza in più hanno le librerie che offrono un punto di ritrovo per i giovani o, comunque, per avventori desiderosi di farsi un giro tra i libri alla ricerca di novità e consigli, ma la sensazione è che stiamo parlando di situazioni di nicchia. E poi, che ci piaccia o meno, il futuro è negli e-book, meno ingombranti dei volumi cartacei, più economici e, perché no, pure più ecologici.
Impagabile il profumo della carta stampata o del piacere di sfogliare le pagine di un libro, ma di romanticherie non si campa e affrontare il futuro con gli strumenti del passato è un suicidio. Poi c’è la storia che gli Italiani non leggono. I numeri parlano chiaro: siamo uno dei paesi europei in cui si legge meno.
Credo che manchi la cultura alla lettura e, da questo punto di vista la scuola, paludata sullo studio antologico dei classici, certo non aiuta. Leggere è anche fame di immaginazione, desiderio di mettersi in discussione, di ritrovare sé stessi nelle parole di un altro e i classici, da questo punto di vista, sono troppo lontani dalla sensibilità dei nostri ragazzi per aiutarli a sognare.
Paradossalmente la scuola, rimarcando questo solco di incomprensione tra ciò che propone e gli studenti, contribuisce a creare intorno alla letteratura quell’aura di prodotto elitario, apprezzabile e comprensibile da pochi, che disincentiva ulteriormente a leggere. C’è un momento in cui i bambini, spinti dalla curiosità, leggono volentieri ed anche un periodo in cui gli adolescenti cercano di evadere dalla realtà attraverso le lettura.
Poi però tutto sembra finire. Colpa di Internet, colpa del cellulare, colpa del televisore… Ma non sarà mica anche un po’ colpa di noi adulti?
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