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VENARIA. Ferita da un “pilomat”. Oltre al danno, la beffa

VENARIA. Ferita da un “pilomat”. Oltre al danno, la beffa

Una ferita causata da un pilomat che si è alzato all’improvviso. Cinque anni di battaglie legali e il rischio che il risarcimento ottenuto possa svanire a seguito del ricorso del Comune, che ora punta al riottenimento del risarcimento e, come se non bastasse, al pagamento delle spese legali. Ovvero da un saldo in attivo di 2.900 euro a un rischio di un passivo da 10mila euro.

Ed è la paura che ora hanno Claudia Begolo e suo marito Cosimo Biasi, due cittadini di Venaria, che nel 2013 stavano camminando con le biciclette a mano in via Amedeo Castellamonte, con l’intento di raggiungere piazza della Repubblica e via Mensa.

Dietro di loro, ecco arrivare il trenino turistico che aziona il “pilomat”, il meccanismo elettronico che serve per evitare il passaggio di auto nella Ztl.

Il tempo di attraversare la via e raggiungere via Mensa che quello stesso pilomat torna ad azionarsi proprio mentre sta passando la signora Claudia, procurandole una grossa ferita alla tibia sinistra. “E poteva andare anche peggio - spiega Cosimo Biasi - visto che per puro caso mi sono girato e l’ho salvata, perché sarebbe sicuramente caduta a terra, battendo violentemente la testa”.

Di qui la decisione di fare denuncia sull’accaduto alla polizia municipale, con quest’ultima che ha fornito ai coniugi Biasi i moduli per il risarcimento danni. Ed è qui che nasce la bega giudiziaria. “Dopo la prognosi di 90 giorni - spiegano - ci siamo affidati all’avvocato Marco Fiorentino per chiedere un risarcimento, ottenuto dal tribunale di Ivrea e pari a 2.900 euro più il 2% di invalidità, a cui si sono aggiunte le spese di lite, per un totale di 4.650 euro, anche se i conteggi sono stati fatti in modo erroneo, con le tabelle del Tribunale di Milano per un incidente stradale e non per un risarcimento civile, che sarebbe voluto dire mille euro abbondanti di differenza”.

Poi, però, il Comune decide di ricorrere, con decreto firmato dal sindaco Roberto Falcone, perché, a detta dell’avvocatura di Palazzo Civico, la colpa è della disattenzione della signora Begolo. E ora c’è attesa per questa sentenza: “L’esito è del tutto incerto, anche se noi siamo certi di avere ragione. Ma la paura di dover pagare tutto, spese legali del Comune di Venaria comprese, c’è”.

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