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11 Ottobre 2014 - 11:31
casa appuntamento
Sono accusati di avere gestito 17 case di appuntamento tra Assisi, Bastia Umbra e Perugia due coniugi cinesi arrestati dalla polizia; alla donna, madre da qualche mese, sono stati concessi i domiciliari.
A prostituirsi - è emerso dall'indagine - loro connazionali fatte giungere in Italia con la prospettiva di lavorare come massaggiatrici ma poi private del passaporto e quindi segregate negli appartamenti (sette quelli sequestrati) dove erano costrette a prostituirsi. Il personale del commissariato di Assisi ha identificato anche una cinquantina di clienti, alcuni dei quali risultati con professioni e condizione sociale "assolutamente insospettabili".
L'indagine è stata condotta dal personale commissariato di Assisi - diretto dalla dottoressa Francesca Di Luca -, coadiuvato dal reparto prevenzione crimine "Umbria e Marche. Da essa è emerso che marito e moglie, di 30 e 25 anni, erano al centro di un enorme giro d'affari e di denaro "guadagnato" attraverso lo sfruttamento delle loro connazionali. A loro carico è stata eseguita un'ordinanza di custodia cautelare disposta dal gip Perugia su richiesta del sostituto procuratore Massimo Casucci.
l'operazione ha portato anche alla denuncia a piede libero di 15 cinesi per favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione e favoreggiamento della permanenza illegale dello straniero nello Stato.
Secondo la polizia, i due arrestati gestivano personalmente l'attività di sfruttamento della prostituzione fin dalla fase del reclutamento delle giovani, procurandosi nel contempo la disponibilità di alloggi concessi soltanto formalmente in locazione a loro connazionali che fungevano da semplici prestanome.
Le ragazze, che il più delle volte non conoscevano l'italiano, giungevano in Italia - in base alle testimonianze di alcune di loro - attraverso un'agenzia di viaggio cinese alla quale versavano circa 20 mila euro. Una volta arrivate, il loro referente ritirava il passaporto facendo credere che non fosse più necessario alla loro permanenza. Venivano quindi dirottate prima su Prato e poi a Perugia dove - è emerso dall'indagine - venivano prelevate direttamente dai due coniugi per essere poi portate negli appartamenti per prostituirsi. La polizia ha accertato che veniva tra l'altro fornito loro anche un prontuario con le frasi tradotte in italiano da dire ai clienti e un tariffario delle varie prestazioni.
La loro attività veniva pubblicizzata con annunci su siti web specializzati in "incontri" o riviste di inserzionisti corredate da immagini di donne in abiti succinti ed indicazione di numeri di utenza cellulare da contattare.
Dagli accertamenti è emerso che già 3 anni fa la squadra mobile di Alessandria aveva denunciato marito e moglie per lo stesso reato commesso attraverso l'organizzazione del medesimo disegno criminoso.
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