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L'Unione fa la forza

2026: ancora dalla parte dei resistenti

Non celebriamo l’anno che finisce: custodiamo l’ingiustizia che brucia, il senso di appartenenza che resiste e la memoria che non accetta il silenzio

2026: ancora dalla parte dei resistenti

2026: ancora dalla parte dei resistenti

L’anno finisce. Non si celebra nulla. Si prende atto.

Si cammina con ciò che ha tenuto e si abbandona il resto: restano scelte, legami, parole non addomesticate.
Tutto ciò che ha resistito alla pressione.

Due cose su tutte vanno tenute accese come brace: l’ingiustizia e il senso di appartenenza. Quando l’ingiustizia smette di bruciare, il corpo resta in piedi, ma la coscienza cade. Quando si perde il senso di appartenenza, diventa impossibile entrare nel tempo dell’altro, riconoscere un passo che non è il proprio.

La cosa più oscena sarebbe accorgersi che il cuore si è fatto di marmo. Che la mala pianta del cinismo ha preso il sopravvento, impedendoci di abitare un istante non nostro, di indossare – nemmeno per un minuto – le scarpe bucate di un altro.

pace

Quel senso di appartenenza che ci ricorda che, pur divisi da storie uniche, siamo fatti della stessa materia.

E allora ci sono nomi che non dovrebbero mai diventare lontani. Non per dovere, perché battono alle tempie.

Gaza è uno di quei nomi. Non come bandiera, ma come domanda che torna mentre la vita qui continua senza interruzioni. Non sentire più questo scarto, tra le nostre abitudini e il loro inferno, sarebbe il segno più chiaro che la brace si è spenta.

Volevo congedarmi da questo 2025
ringraziando, prima di tutto, chi ha condiviso, preso parola, occupato strade e piazze. Nonostante cappi, bavagli e manganelli.

Ci hanno spinti nelle nostre riserve, digitali e fisiche, recintate dai loro algoritmi e dai loro decreti. Hanno mercificato ogni respiro, trasformato la solidarietà in reato e la Resistenza in terrorismo. Ma siamo ancora qui, con una rabbia che matura come vino forte,
pronta a esplodere al prossimo sopruso che pretende di passare come normalità.

Non siamo pacificati. Non abbiamo dimenticato.

Ci vediamo nel 2026: cuore in battuta comune, sguardo fermo.
Al prossimo crollo del loro teatro.

BUON 2026 A TUTTI I RESISTENTI !

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