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24 Dicembre 2025 - 15:37
Mosca sotto attacco: chi piazza bombe nello stesso quartiere due volte in 48 ore?
La prima immagine è il nero lucido dell’asfalto tagliato dalle luci blu dei mezzi di emergenza. La pattuglia della polizia stradale russa stava per risalire in auto quando il silenzio della notte è stato spaccato da un lampo improvviso e dall’onda d’urto. Sulla corsia laterale di via Yasenevaya, nel quartiere meridionale di Yasenevo a Mosca, il bagliore arancione di un’auto in fiamme si riflette sui tronchi degli alberi. Poi un secondo colpo, più sordo del primo. Alcuni residenti raccontano di averlo avvertito “a distanza”, come un sussulto dell’aria. In pochi secondi, la strada dove appena due giorni prima era saltata in aria la vettura del tenente generale Fanil Sarvarov torna a essere un teatro di guerra, con l’asfalto cosparso di schegge, le sirene in lontananza e il fumo che segna l’ennesimo episodio di quella che le autorità russe definiscono una guerra sotterranea portata nel pieno della capitale.
Secondo le ricostruzioni ufficiali più recenti, a perdere la vita sono Ilya Klimanov e Maxim Gorbunov, due agenti della polizia stradale russa, e un terzo uomo, ritenuto con ogni probabilità lo stesso attentatore. Sarebbero morti sul colpo o poco dopo l’esplosione. Non più figure anonime in uniforme, ma due nomi e due volti, uomini in servizio in una notte che doveva essere di ordinaria routine. La scena, riferiscono i media, si trova a pochi isolati dal luogo in cui il 22 dicembre 2025 è stata uccisa una delle figure considerate più rilevanti dell’apparato militare russo. La coincidenza geografica e temporale non è considerata secondaria dagli investigatori.
I due agenti avevano 24 e 25 anni. Uno dei due, secondo quanto riferito dal Ministero degli Interni russo, lascia una moglie e una figlia di appena nove mesi. Lo stesso ministero ha fatto sapere che le famiglie dei poliziotti riceveranno tutta l’assistenza necessaria, una formula ufficiale che accompagna, ormai con frequenza crescente, le comunicazioni sulle vittime in divisa di attentati e operazioni violente.
Nelle prime ore del 24 dicembre 2025, in un’area a sud di Mosca, una detonazione ha colpito un’auto di servizio della polizia stradale. Klimanov e Gorbunov erano impegnati in un turno di pattuglia notturna. Le prime versioni di fonte russa parlano di un contatto ravvicinato tra i due agenti e un uomo sospetto. L’ordigno sarebbe esploso proprio mentre si avvicinavano, forse nel momento in cui stavano per risalire a bordo del veicolo. Il Comitato Investigativo Russo ha aperto fascicoli per omicidio di pubblici ufficiali e per traffico illegale di esplosivi, una qualificazione giuridica che consente perquisizioni, sequestri e interrogatori su larga scala.
Il luogo dell’esplosione viene indicato in modo non sempre uniforme. Le cronache citano via Yasenevaya e, in alcune versioni, Eletskaya Street, entrambe nel quadrante meridionale della città. La divergenza toponomastica suggerisce un perimetro molto ristretto, inferiore al chilometro, rispetto all’area dell’attentato del 22 dicembre contro Fanil Sarvarov. Gli inquirenti stanno esaminando filmati di videosorveglianza e raccogliendo testimonianze per definire con precisione il punto dell’esplosione e i movimenti precedenti dei due agenti e del sospetto.
Anche il bilancio delle vittime è stato oggetto di versioni contrastanti nelle prime ore. Alcuni media avevano inizialmente parlato di agenti feriti e ricoverati. Con il passare del tempo, le comunicazioni ufficiali e i lanci delle principali agenzie internazionali hanno convergito su un bilancio di tre morti: Ilya Klimanov, Maxim Gorbunov e un terzo individuo, che potrebbe essere il bombarolo. Le autorità invitano comunque alla cautela finché gli esami forensi non avranno chiarito in modo definitivo identità e cause dei decessi.
Visto su @euronewsit : Russia: auto esplode a Mosca, morti due poliziotti e l'attentatorehttps://t.co/T5bWwKKlor
— Vincenzo Fierro (@VincenzoF37926) December 24, 2025
Il nuovo attentato richiama direttamente quello del 22 dicembre 2025, quando un ordigno collocato sotto l’auto del tenente generale Fanil Sarvarov provocò una violenta esplosione. Il militare, 56 anni, morì in ospedale per le ferite da schegge. Sarvarov era a capo, o secondo altre biografie vicecapo, della Direzione dell’Addestramento Operativo dello Stato Maggiore delle Forze Armate della Federazione Russa, la struttura che sovrintende alla prontezza e all’addestramento delle truppe. Nel suo curriculum figurano operazioni in Cecenia, il coinvolgimento nella proiezione militare russa in Siria tra il 2015 e il 2016, e un ruolo nell’apparato di comando legato all’invasione dell’Ucraina. Le autorità russe hanno indicato, tra le ipotesi, una possibile operazione dei servizi di intelligence ucraini, senza però presentare prove pubbliche definitive. Da Kyiv non sono arrivate dichiarazioni ufficiali.
Sull’esplosione più recente, nelle ore immediatamente successive, si sono rincorse versioni differenti. Alcuni canali social russi, rilanciati da testate ucraine, hanno ipotizzato il lancio di un ordigno all’interno dell’auto di servizio. Altre ricostruzioni hanno parlato di una bomba collocata vicino al veicolo, esplosa nel momento in cui gli agenti stavano per risalire a bordo. La linea investigativa più recente, resa nota da fonti ufficiali, si concentra invece su un contatto diretto con un sospetto che avrebbe fatto detonare l’esplosivo a distanza ravvicinata. Le divergenze sono tipiche di scenari caotici e richiedono verifiche approfondite. La polizia scientifica sta analizzando residui e frammenti per individuare la tipologia dell’ordigno e il sistema di innesco.
Il quadrante urbano interessato, tra Yasenevaya e Yeletskaya, ospita stazioni di polizia, aree residenziali e parcheggi all’aperto. Questa configurazione offre coperture e vie di fuga relativamente rapide, ma è anche attraversata da una rete diffusa di telecamere. È plausibile che gli investigatori dispongano già di un tracciato video dei movimenti nelle ore precedenti la deflagrazione. La vicinanza spaziale e temporale dei due attentati è considerata un elemento rilevante: potrebbe indicare una firma operativa, un messaggio deliberato o, più semplicemente, la scelta di un ambiente urbano favorevole da parte di chi prepara e piazza ordigni. Per ora resta un indizio, non una prova.
Il Comitato Investigativo Russo ha formalizzato l’apertura dei procedimenti e coordina il lavoro con la Procura e reparti specializzati in esplosivistica. Nel caso Sarvarov, gli investigatori hanno parlato apertamente di una possibile regia esterna; per l’esplosione del 24 dicembre, la comunicazione ufficiale resta più misurata, ma la ripetizione degli eventi alimenta, soprattutto negli ambienti filogovernativi, l’idea di una campagna coordinata contro forze dell’ordine e figure militari di rilievo. Dal lato ucraino non vi sono rivendicazioni né commenti.
Negli ultimi due anni la Federazione Russa ha registrato una serie di attacchi mirati contro funzionari militari, influencer favorevoli alla guerra e apparati logistici, spesso con ordigni improvvisati collocati in veicoli o spazi civili. In più occasioni fonti russe hanno attribuito la responsabilità al Servizio di Sicurezza dell’Ucraina (SBU) o alla Direzione Principale dell’Intelligence Militare Ucraina (GUR); in alcuni casi fonti ucraine, anche anonime, hanno lasciato intendere un coinvolgimento. Le prove pubbliche, però, restano spesso parziali o coperte da segreto. Gli omicidi del generale Igor Kirillov, dell’ideologa Daria Dugina, l’attentato contro il blogger Vladlen Tatarsky e altri episodi in territorio russo sono tasselli di un conflitto ibrido in cui intelligence, propaganda e sabotaggio si affiancano al fronte militare tradizionale. L’uccisione di Sarvarov e la morte di Klimanov e Gorbunov si inseriscono pienamente in questo contesto.
Secondo i primi lanci delle agenzie internazionali, Ilya Klimanov e Maxim Gorbunov erano agenti in servizio di pattuglia notturna. Due uomini qualunque, colpiti non per ciò che rappresentavano, ma per ciò che facevano. Due nomi che restano ora impressi in una cronaca che parla di attentati, intelligence e guerra, ma che passa anche attraverso la fragilità di chi presidia le strade.
Due esplosioni nello stesso quadrante urbano nell’arco di quarantotto ore sollevano interrogativi sull’architettura di sicurezza di Mosca, dalla videosorveglianza alla protezione delle personalità, fino ai protocolli di bonifica dei veicoli e di perimetrazione delle aree sensibili. È verosimile un rafforzamento immediato dei controlli, dei posti di blocco e delle attività di intelligence tecnica, come l’analisi delle celle telefoniche e l’incrocio dei dati di traffico. Il tempismo, a ridosso delle festività di fine anno e in pieno inverno, accresce l’impatto psicologico su una popolazione già abituata a notizie di allarmi e sabotaggi.
Sul piano investigativo, le 48-72 ore successive a un attacco come questo sono decisive. Ci si aspettano:
Se emergesse una continuità di firma tra i due episodi, la lettura complessiva virerebbe decisamente verso una campagna coordinata nella capitale. In caso contrario, e nell’ipotesi di emulazione o di un’azione criminale non collegata, resterebbe comunque una ferita alla percezione di sicurezza in una zona dove, in meno di tre giorni, due ordigni hanno interrotto la notte.
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