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"Me contro Te", matrimonio a pagamento: polemiche e biglietti fino a 250 euro

Annunciato per il 5 settembre 2026 all’Arena di Milano, il sì di Luì e Sofì sarà uno show a pagamento

"Me contro Te", matrimonio a pagamento: polemiche e biglietti fino a 250 euro

"Me contro Te", matrimonio a pagamento: polemiche e biglietti fino a 250 euro

Il matrimonio non si annuncia più con una busta elegante, ma con un post su Instagram. E l’invito non arriva a casa: passa da Ticketone. Luigi Calagna e Sofia Scalia, per milioni di bambini semplicemente Luì e Sofì dei Me contro Te, dopo diversi rinvii hanno finalmente fissato la data del loro matrimonio: 5 settembre 2026, Arena di Milano. Ma non sarà una cerimonia come le altre. In locandina il titolo è chiaro: “The Wedding – Lo show”.

Non un sì sussurrato tra parenti e amici, ma uno spettacolo vero e proprio, con palco, coreografie e pubblico pagante. Ed è proprio qui che si accende la polemica. Sui social, da giorni, i commenti si moltiplicano. «Lo farete a pagamento? Sul serio?» chiede qualcuno. Altri fanno notare l’evidente contraddizione: «Se scrivete che tutti i follower sono invitati, l’invito non dovrebbe essere gratuito».

Il punto non è solo simbolico. È economico. Perché i biglietti non sono affatto popolari: 48 euro per i posti più lontani, 110,40 euro per la poltronissima gold. E questo solo per assistere al momento del sì, che – assicurano i diretti interessati – «sarà vero e ufficiale, ma avverrà sul palco e sarà inserito in un grande show. Sarà qualcosa di mai visto prima». Per i fan più accaniti, poi, c’è anche il meet&greet a 250 euro, che non include lo spettacolo e richiede l’acquisto di un biglietto separato.

Cifre che diventano ancora più pesanti se si considera il pubblico di riferimento. I Me contro Te parlano ai bambini, non agli adulti. Bambini che, ovviamente, non andranno all’Arena da soli, ma accompagnati dai genitori. «Mia figlia, dopo aver visto gli annunci, è rimasta scandalizzata» scrive una mamma su Facebook. «Ha capito da sola che trasformare il matrimonio in uno show a pagamento è sbagliato. E se lo capisce una bambina di 11 anni…».

C’è chi attacca duramente la coppia: «Si sono venduti pure il matrimonio. Non ce l’ho con loro, ma con chi comprerà il biglietto». Altri sperano che tutto sia solo scena: «Magari quello vero lo faranno in Sicilia, lontano da riflettori e biglietterie». E qualcuno pone la domanda più semplice e più scomoda: «Perché trasformare un momento così importante in uno spettacolo, invece di viverlo in famiglia?».

La risposta arriva via Instagram, con tanto di cuore finale: «Perché ci teniamo a rendere partecipe chi in questi anni ci è sempre stato vicino e ha visto crescere la nostra relazione». Una spiegazione che non convince tutti. Perché rendere partecipi non è necessariamente vendere un biglietto. E invitare non è la stessa cosa che commercializzare.

Per ora, guardando la piantina pubblicata su Ticketone, la disponibilità di posti all’Arena resta ampia. Ma non mancano gli applausi: «Anche questa volta avete spaccato» scrive una fan. Un’altra si spinge oltre: «Vi ospito nel mio b&b, così mia figlia sarà felicissima».

È il segno dei tempi. Dove la linea tra vita privata e prodotto è sempre più sottile. E dove anche il matrimonio, simbolo per eccellenza dell’intimità, può diventare un evento da palinsesto. Con tanto di prezzo, settore e posto assegnato.

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