Cerca

Strage antisemita a Bondi Beach: sedici morti durante Hanukkah a Sydney

Due uomini armati aprono il fuoco su una celebrazione ebraica pubblica. L’attacco è classificato come terrorismo. Un attentatore ucciso, l’altro arrestato. Indagine su esplosivi e possibili complici

Strage antisemita a Bondi Beach: sedici morti durante Hanukkah a Sydney

Strage antisemita a Bondi Beach: sedici morti durante Hanukkah a Sydney

L’odore di cera e di frittelle, le fiammelle di Hanukkah accese all’imbrunire, la musica per i bambini. Poi il rumore secco degli spari. Sul ponticello pedonale che attraversa il parcheggio di Bondi Beach, a Sydney, due uomini vestiti di scuro aprono il fuoco contro la folla riunita per la notte delle luci. In pochi minuti una festa pubblica si trasforma in una scena di panico. Le persone cercano riparo, le grida coprono la musica, i corpi restano a terra. Il bilancio, aggiornato nel corso della notte, è di sedici morti, tra cui almeno un bambino, e trentotto feriti. Uno dei presunti attentatori viene ucciso dalla polizia. L’altro viene fermato e ricoverato in ospedale in condizioni gravissime. Le autorità australiane parlano subito di terrorismo e definiscono l’azione un attacco di odio antisemita contro una celebrazione ebraica.

Secondo la ricostruzione fornita dalla NSW Police (Polizia del New South Wales), i primi colpi vengono esplosi intorno alle 18.45 di domenica 14 dicembre 2025, ora locale. L’obiettivo è l’evento pubblico “Chanukah by the Sea”, organizzato nei pressi del Bondi Park Playground, in una delle zone più frequentate della città. Nell’area sono presenti centinaia di persone, molte famiglie con bambini. L’intervento delle forze dell’ordine è rapido: nel giro di pochi minuti la minaccia immediata viene neutralizzata. Le ambulanze e un elicottero medico raggiungono la zona mentre la polizia istituisce un ampio perimetro di sicurezza e invita i cittadini a tenersi lontani dall’area.

Il primo ministro Anthony Albanese convoca d’urgenza il Comitato di sicurezza nazionale e definisce l’attacco “un atto di antisemitismo violento contro cittadini australiani”. Da Canberra annuncia un rafforzamento del coordinamento tra la Polizia del New South Wales, la Australian Federal Police (Polizia federale australiana) e la ASIO (Australian Security Intelligence Organisation, i servizi di sicurezza interni).

Le testimonianze raccolte nelle ore successive descrivono una dinamica simile. I due uomini, vestiti di nero, si appostano sul piccolo ponte sopra il parcheggio e sparano verso l’area della celebrazione. In quei minuti emerge un gesto che i media australiani documentano con un video verificato: un passante, identificato come Ahmed al Ahmed, 43 anni, corre verso uno dei tiratori, lo affronta fisicamente, riesce a sottrargli l’arma e a gettarla lontano. Rimane ferito a un braccio e a una mano. Il premier del New South Wales, Chris Minns, lo definisce pubblicamente “un cittadino che ha agito per proteggere gli altri”.

I soccorritori parlano di una scena estremamente complessa. Un testimone riferisce di colpi esplosi per diversi minuti. I feriti vengono distribuiti in numerosi ospedali dell’area metropolitana, tra cui St Vincent’s Hospital, Royal Prince Alfred Hospital, St George Hospital, Royal North Shore Hospital, Westmead Hospital, Sydney Children’s Hospital e Prince of Wales Hospital. Tra i feriti risultano anche almeno due agenti di polizia. Le autorità confermano che l’attacco era diretto contro persone riunite per una ricorrenza ebraica aperta alla cittadinanza.

Sull’identità delle vittime la polizia mantiene cautela. Alcuni dei morti e dei feriti sarebbero cittadini stranieri, ma i nomi vengono diffusi solo dopo la notifica alle famiglie. È confermato che l’evento era frequentato da molti bambini.

Il commissario della NSW Police classifica formalmente l’episodio come terrorismo. La ASIO conferma che almeno uno dei sospetti era noto ai servizi di sicurezza, senza essere considerato una minaccia imminente. In un veicolo collegato a uno degli attentatori viene rinvenuto quello che gli investigatori descrivono come un ordigno esplosivo improvvisato. La bonifica dell’area richiede diverse ore. Nelle prime fasi dell’indagine emerge anche l’ipotesi di un terzo soggetto coinvolto, una pista che gli inquirenti trattano con prudenza.

Fonti investigative indicano che uno dei presunti aggressori sarebbe residente a Sydney. Vengono effettuate perquisizioni e fermi collegati, mentre la polizia ricostruisce movimenti, contatti e approvvigionamento delle armi. Il livello di allerta terroristica nazionale rimane fissato su “probable”, la seconda soglia più alta, che indica una probabilità significativa di nuovi attacchi entro dodici mesi, senza un innalzamento immediato dopo la strage.

Le reazioni istituzionali sono immediate. Anthony Albanese dichiara che “non c’è spazio per l’odio in Australia” e ringrazia i soccorritori e i civili intervenuti. Chris Minns parla di un’azione mirata contro la comunità ebraica. Dall’estero arrivano condanne diffuse. Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu definisce l’attacco un omicidio deliberato di matrice antisemita. Sullo sfondo si apre anche una polemica politica legata alle posizioni del governo australiano sul riconoscimento della Palestina, ma il dibattito resta secondario rispetto all’emergenza.

Per l’Australia si tratta di un evento senza precedenti recenti. Dopo la riforma restrittiva sulle armi seguita alla strage di Port Arthur del 1996, episodi con un numero così elevato di vittime sono stati rarissimi. Analisti e autorità concordano sul fatto che l’attacco di Bondi sia il più grave in decenni e si inserisca in un contesto di aumento degli episodi di antisemitismo registrati dal 2023, in relazione al conflitto tra Israele e Hamas.

Molte domande restano aperte. Gli investigatori stanno cercando di chiarire il percorso di radicalizzazione dei sospetti, le eventuali reti di supporto e il livello di pianificazione. Il ritrovamento di materiali esplosivi suggerisce che l’azione potesse avere una portata più ampia. Si dovrà valutare anche se le misure di sicurezza per eventi pubblici di questo tipo fossero adeguate.

Nelle ore successive all’attacco, la polizia mantiene una presenza rafforzata nel quartiere di Bondi. Il governo del New South Wales valuta chiusure temporanee di alcune scuole e invita a non diffondere immagini non verificate. Le principali organizzazioni ebraiche australiane chiedono maggiore protezione senza cedere alla paura. Il Consiglio nazionale degli imam australiani condanna l’attacco e invita all’unità, respingendo ogni logica di colpe collettive.

La gestione dell’informazione resta delicata. Nelle prime ore circolano versioni discordanti sul numero degli attentatori e delle vittime. Le autorità chiariscono che, allo stato attuale, gli indizi consolidati indicano due responsabili principali. Anche il bilancio delle vittime viene aggiornato progressivamente, man mano che i feriti più gravi muoiono in ospedale.

Bondi Beach è uno dei luoghi simbolo di Sydney, uno spazio pubblico frequentato da residenti e turisti. Colpire lì, durante una celebrazione religiosa aperta a tutti, ha un forte valore simbolico. Le istituzioni puntano su una risposta sobria e coordinata per evitare che l’attacco produca ulteriori fratture sociali. Nelle ore successive compaiono fiori e candele davanti al Bondi Pavilion, mentre le sinagoghe della città organizzano veglie. Le autorità sanitarie invitano chi ha assistito alla strage a rivolgersi ai servizi di supporto psicologico, in particolare per i minori presenti.

L’attacco di Bondi pone interrogativi che andranno oltre l’emergenza: la protezione di eventi pubblici, il contrasto all’odio, la trasparenza sul lavoro dell’intelligence. Sono temi destinati a entrare nel dibattito parlamentare e pubblico nelle prossime settimane, mentre l’indagine prosegue.

Fonti: NSW Police, Australian Federal Police, ASIO, dichiarazioni ufficiali del governo australiano, conferenze stampa di Anthony Albanese e Chris Minns, media pubblici australiani.

Commenti scrivi/Scopri i commenti

Condividi le tue opinioni su Giornale La Voce

Caratteri rimanenti: 400

Resta aggiornato, iscriviti alla nostra newsletter

Edicola digitale

Logo Federazione Italiana Liberi Editori