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È morto Luigi Garrone, decano dei giornalisti piemontesi

Dal Corriere della Sera al Giornale, il ricordo di un professionista senza riserve

È morto Luigi Garrone, decano dei giornalisti piemontesi

È morto Luigi Garrone, decano dei giornalisti piemontesi

È morto oggi ad Asti Luigi Garrone, decano dei giornalisti piemontesi. Aveva 101 anni, compiuti lo scorso 5 novembre, e alle spalle 73 anni di iscrizione all’Ordine dei Giornalisti. Una vita intera passata a raccontare i fatti, senza mai smettere di essere cronista, fino all’ultimo.

Nato a Mongardino d’Asti il 5 novembre 1924, Garrone apparteneva a una generazione che ha conosciuto la guerra prima ancora della professione. Da giovane fu partigiano nelle formazioni autonome del gruppo “Leo”, esperienza che ha segnato il suo sguardo sul mondo e il suo modo di intendere il mestiere: sobrio, concreto, poco incline alla retorica. Laureato in Lingue e letterature straniere all’Università di Torino, per 34 anni ha lavorato anche nel commercio estero come addetto della Way-Assauto, affiancando al lavoro d’ufficio una passione che non ha mai conosciuto pause: il giornalismo.

Iscritto all’Ordine dal 1950, Garrone è stato direttore del Notiziario agricolo Coldiretti negli anni Cinquanta e per vent’anni del settimanale Astisabato, una palestra di idee e confronto che ha lasciato un segno profondo nella stampa locale. Per 35 anni è stato corrispondente da Asti del Corriere della Sera, collaborando anche con numerosi altri quotidiani nazionali, tra cui Il Sole 24 Ore. Ha fatto parte della redazione astigiana della Gazzetta del Popolo come cronista di nera, seguendone la storia fino alla chiusura dello storico quotidiano torinese.

Negli ultimi decenni non aveva rallentato. Continuava a scrivere per testate locali e piemontesi, cartacee e online, ed era corrispondente da Asti per l’ANSA e per la Rai, mantenendo un rapporto quotidiano con l’attualità e con le fonti. Aveva collaborato con Giovanni Goria e si era speso per la valorizzazione della memoria culturale del territorio, sostenendo la pubblicazione del romanzo La Vigna di Gigi Monticone e degli scritti inediti di don Alfredo Bianco.

Accanto alla cronaca, Garrone ha lasciato anche pagine più personali. Tra i suoi libri, Ieri, in campagna, raccolta di racconti, e Dal Fuorisacco al Web, testimonianza lucida di un cronista che ha attraversato il Novecento e l’era digitale senza mai perdere il senso del mestiere. È stato inoltre presidente per oltre dieci anni dell’associazione “Anziani del Fortino”, esperienza diventata un punto di riferimento sociale e umano per un intero quartiere.

Sposato con Dina Duretto, lascia due figli, Paolo e Giorgio, e quattro nipotine. Con la sua scomparsa se ne va non solo una firma storica, ma un’idea di giornalismo fondata sulla presenza, sulla continuità e sulla memoria. Un cronista che non ha mai smesso di stare nei fatti, convinto che raccontarli fosse, prima di tutto, un dovere.

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