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Liquidazione coatta per La Risposta: il commissario ricostruirà il disastro dell’Annunziata

Tra bilanci bocciati, revoca definitiva della parità, fughe di studenti e indagini della Procura, la cooperativa sociale crolla sotto il peso delle proprie irregolarità. A febbraio il Tribunale di Ivrea nominerà il commissario con poteri da curatore fallimentare.

Liquidazione coatta per La Risposta: il commissario ricostruirà il disastro dell’Annunziata

Santissima Annunziata

Una riunione dei soci della cooperativa La Risposta. Si è tenuta nei giorni scorsi. Non una semplice assemblea amministrativa ma un confronto, teso e quasi doloroso, su ciò che resta dell’Istituto Santissima Annunziata di Rivarolo, una scuola che per decenni è stata un riferimento educativo per tutta la città. I fascicoli aperti, la discussione sul bilancio e la parola “insolvenza” che rimbalza tra un intervento e l’altro: tutto racconta la fine di un’epoca e l’inizio di una fase che non avrà più alibi né zone d’ombra.

A metà febbraio il Tribunale di Ivrea accerterà, infatti, formalmente l’insolvenza della cooperativa. L’udienza è già fissata, e più di 20 lavoratori hanno presentato ricorso per ottenere stipendi arretrati e crediti maturati in mesi difficili segnati da incertezze continue. È un numero che misura plasticamente il crollo di una realtà che solo pochi anni fa vantava conti in ordine, equilibrio gestionale e un patrimonio solido. 

Tribunale ivrea

Basterebbe ricordare che appena qualche anno fa l’istituto disponeva di un patrimonio vicino ai 200 mila euro e di liquidità per oltre 300 mila. Numeri che oggi appaiono lontanissimi, quasi irreali, se confrontati con la situazione attuale.

Da allora è successo di tutto: stipendi non pagati, documenti irregolari, rette contestate, bilanci evaporati, fornitori in attesa, e un’intera comunità scolastica lasciata senza risposte.

Nel frattempo le famiglie hanno iniziato a lasciare l’istituto in massa: secondo i dati raccolti nel corso dell’estate, oltre un terzo degli studenti — circa settanta ragazzi — ha chiesto il nulla osta per trasferirsi in altre scuole. Un’emorragia che ha contribuito ad aggravare il quadro economico e a rendere insostenibile la continuità didattica.

In assemblea i soci sono stati chiari: serve capire chi ha causato tutto questo. Il “faro”, come è stato definito, è puntato sul Consiglio di amministrazione. La responsabilità, hanno ribadito in molti, ricade su chi ha amministrato, su chi ha firmato atti, documenti, contratti didattici e contabili. Una linea netta, che è diventata ancora più evidente quando si è arrivati al voto sul progetto di bilancio al 31 agosto 2025. I soci lo hanno bocciato. Non per cavilli tecnici, ma perché non ritengono credibili le valutazioni contabili del cda. 

Al centro della discussione c’è anche la natura giuridica della cooperativa. Poiché La Risposta è una cooperativa sociale, la procedura che si aprirà non sarà il fallimento tradizionale, ma la liquidazione coatta amministrativa. Un dettaglio che sul piano tecnico cambia la modalità, ma non la sostanza: il Ministero nominerà un commissario liquidatore che avrà gli stessi poteri del curatore nelle procedure fallimentari. 

Potrà accedere alla documentazione, ricostruire i movimenti finanziari, contestare atti ritenuti dannosi, impugnare decisioni amministrative, analizzare i conti e individuare eventuali responsabilità individuali. E se emergessero comportamenti penalmente rilevanti, si aprirebbe lo stesso scenario previsto dai cosiddetti reati fallimentari: bancarotta semplice, bancarotta fraudolenta, distrazioni di fondi, omesse scritture contabili, false comunicazioni sociali. È un passaggio cruciale, che molti soci vivono come l’unico strumento rimasto per fare chiarezza.

Non è un bel momento… E non è questo l’unico fronte giudiziario considerando che a novembre i carabinieri hanno convocato i genitori degli alunni che avevano frequentato l’istituto negli anni scolastici 2023/24 e 2024/25 su richiesta della Procura di Ivrea. Il fatto che i ragazzi nel frattempo diventati maggiorenni dovessero presentarsi da soli, senza genitori né intermediari, aveva già fatto intuire il peso dell’indagine. 

Tutto nasce dall’ispezione dell’Ufficio scolastico regionale del 22 gennaio del 2025, iniziata quasi in sordina e poi diventata un terremoto. Da quell’accertamento è arrivata la revoca della parità scolastica, la perdita dei contributi pubblici, la scomparsa delle convenzioni, il crollo dell’equilibrio amministrativo, economico e didattico.

Una decisione che è poi diventata definitiva con la sentenza del TAR Piemonte, pubblicata a settembre 2025, che ha respinto il ricorso della cooperativa e confermato la revoca della parità scolastica a partire dal 1° settembre. Con quel verdetto si è chiuso ogni margine di appello e la scuola ha perso definitivamente il suo status di istituto paritario.

Ed è nella relazione ministeriale che si legge di fascicoli del personale docente e ATA “incompleti” ma anche che in molti casi non risultavano i requisiti per l’accesso alla professione docente. Da lì in avanti il caos più totale.

La Diocesi di Ivrea, proprietaria dell’immobile, ha provato per mesi a tenere insieme i pezzi di un edificio che si stava sgretolando. Alla fine la gestione dell’istituto è passata alla nuova impresa sociale Coros Scuole. Le promesse erano state rassicuranti: “Le rette non cambieranno”. Ma alla prima riunione con i genitori la realtà è precipitata addosso a tutti: 300 euro in più per il riscaldamento, 5,60 euro in più per ogni pasto della mensa. Circa 1.500 euro a bambino all’anno. Non una modifica: una vera esplosione.

Ora tutto è nelle mani della giustizia. Con la liquidazione coatta amministrativa, un commissario potrà finalmente mettere ordine: verificare i documenti, ricostruire le operazioni, distinguere gli errori dalle responsabilità, e soprattutto stabilire se qualcuno – nell’amministrare la cooperativa – ha compiuto atti che rientrano nella sfera della bancarotta o di altri reati previsti nelle procedure concorsuali.

Se nella riunione dei soci un elemento è apparso chiarissimo, è che non siamo più nella fase delle versioni “di comodo”, né dei comunicati evasivi. Troppo è stato taciuto, troppo non è stato controllato, troppo è stato firmato senza le necessarie cautele. L’istituto è caduto. La cooperativa è al capolinea. E ora che la procedura giudiziaria sta per partire, una sola cosa sembra certa: questa volta la verità non potrà più essere rimandata.

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