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India-Russia, l’abbraccio che sfida l’Occidente: cosa cambia davvero dopo la visita di Putin a Modi

New Delhi accoglie Putin con un protocollo mai visto, mentre Modi rilancia il “Programme 2030”: energia, difesa, pagamenti senza SWIFT e rotte artiche ridisegnano gli equilibri globali tra pressioni USA e ambizioni asiatiche

India-Russia, l’abbraccio che sfida l’Occidente: cosa cambia davvero dopo la visita di Putin a Modi

India-Russia, l’abbraccio che sfida l’Occidente: cosa cambia davvero dopo la visita di Putin a Modi

Un uomo in bicicletta sfreccia lungo un viale di New Delhi e supera un cartellone alto come un palazzo: due volti affiancati, Vladimir Putin e Narendra Modi, incastonati tra tricolori indiani e drappi bianco-blu-rossi. È solo uno dei tanti “hoardings” spuntati in città, una scenografia costruita come un gigantesco set politico per il ritorno del presidente russo in India. L’accoglienza è quella delle grandi occasioni: tappeto rosso, onori militari, e soprattutto un dettaglio destinato a diffondersi all’istante sui social indiani e mondiali. Il premier Modi che va personalmente a ricevere Putinin pista, prima di accompagnarlo in auto fino alla residenza ufficiale per una cena privata. Un protocollo fuori scala, pensato per mandare un messaggio più efficace di qualsiasi comunicato: l’amicizia indo-russa non solo sopravvive alle scosse geopolitiche degli ultimi anni, ma intende rilanciarsi nonostante pressioni occidentali e nuove tariffe statunitensi.

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Modi parla di “un’amicizia incrollabile, una stella polare che guida da ottant’anni”, annuncia un Programma di cooperazione economica fino al 2030 e ribadisce che la sicurezza energetica non è negoziabile. Putin risponde promettendo “forniture ininterrotte” di petrolio e combustibili per sostenere la crescita indiana, sfidando apertamente il pacchetto di tariffe aggiuntive imposto da Washington sulle esportazioni dall’India verso gli Stati Uniti e, più in generale, il tentativo occidentale di comprimere le entrate russe.

Dietro la cordialità del cerimoniale, i messaggi politici sono chiarissimi. Per Mosca, dimostrare che l’isolamento è un’illusione e che il mercato indiano resta vitale per l’energia russa. Per New Delhi, mostrare la propria autonomia strategica: non un passo di rottura con l’Occidente, ma un rifiuto di allinearsi a blocchi rigidi, rivendicando il diritto a seguire convenienza, sicurezza e diversificazione. Modi evita di mimare la retorica del Cremlino sull’Ucraina e ripete la parola chiave “pace”, rafforzando la diplomazia del multiallineamento. Intanto mette in cantiere vantaggi concreti su energia, difesa, tecnologie, cooperazione economica e mobilità del lavoro.

Il traguardo economico è ambizioso: 100 miliardi di dollari di commercio bilaterale entro il 2030, con l’obiettivo di riequilibrare gli scambi aumentando l’export indiano verso un mercato russo in forte domanda di farmaci, agroalimentare e macchinari. Nel FY2024-25 gli scambi hanno toccato un record di 68,7 miliardi, trainati dagli acquisti indiani di greggio russo, che continuano a coprire oltre il 30% del fabbisogno importato. Sullo sfondo, le tariffe statunitensi — fino al 25%, con un carico complessivo stimato intorno al 50% — introdotte dall’amministrazione Trump per colpire l’India, considerata troppo vicina agli sconti energetici di Mosca. India e Russia rispondono rivendicando la priorità della sicurezza energetica e la piena legittimità dei loro accordi, finché restano nel perimetro delle sanzioni formali.

L’intesa tocca il nervo sensibile dei pagamenti internazionali. Dopo l’esclusione parziale della Russia da SWIFT(Society for Worldwide Interbank Financial Telecommunication), transazioni e regolamenti si sono spostati su circuiti alternativi: dirham degli Emirati Arabi Uniti, rupie indiane, yuan cinesi. Una parte consistente dei saldi resta immobilizzata in conti in rupie difficili da impiegare. Il comunicato congiunto indica la volontà di sviluppare sistemi di regolamento in valute nazionali, creare interoperabilità tra piattaforme di pagamenti e messaggistica finanziaria, e valutare l’uso delle valute digitali delle banche centrali. Non è solo ingegneria tecnica: è un messaggio politico sulla resilienza dei flussi commerciali rispetto a leve sanzionatorie esterne.

L’energia resta la colonna vertebrale del rapporto. Putin garantisce spedizioni ininterrotte di petrolio, gas e carbone; Modi rilancia sul nucleare civile, con un riferimento esplicito a Kudankulam, il più grande impianto nucleare indiano, dove due reattori sono attivi e quattro in costruzione. Si valutano nuovi siti e una maggiore localizzazione industriale. Le importazioni di greggio russo hanno rallentato negli ultimi mesi, ma restano fondamentali per i margini delle raffinerie indiane grazie agli sconti, ancora competitivi rispetto al barile proveniente dal Golfo. Si delinea un sistema più sofisticato: contratti di lungo periodo con compagnie non colpite da sanzioni statunitensi e vie di pagamento che evitano il dollaro. Nella filiera dei fertilizzanti — vitale per l’agricoltura indiana — si lavora su joint venture in Russia per la produzione di urea e per garantire forniture stabili, essenziali per evitare colli di bottiglia nelle importazioni.

La difesa rimane un pilastro della relazione, ma con una novità strategica: meno rapporto acquirente-venditore, più co-sviluppo e co-produzione in India, inclusa la fabbricazione di ricambi per sistemi d’arma di origine russa. È un allineamento alla dottrina “Make in India”, pensata per aumentare l’autonomia tecnologica nazionale. Le collaborazioni riguardano sistemi terrestri, navali e aeronautici, con aperture verso tecnologie critiche e cyber-sicurezza, un campo dove la cooperazione con Mosca consente all’India di colmare vulnerabilità strutturali.

Il vertice ha partorito una rete di accordi secondari solo in apparenza. C’è un Accordo sulla mobilità temporanea di lavoratori qualificati, che consente a ingegneri, informatici, tecnici e operatori dell’edilizia indiani di lavorare in Russia, rispondendo anche alla carenza di manodopera nel mercato russo. Ci sono intese sulla sanità, la sicurezza alimentare, la cooperazione doganale, i servizi postali, la formazione per la navigazione in acque polari, fino agli accordi media che coinvolgono Prasar Bharati, Gazprom-Media e il network TV BRICS (Brazil, Russia, India, China, South Africa). Una mappa che rafforza la proiezione narrativa e diplomatica dei due Paesi.

La connettività è un altro tassello strategico. Si discute della Rotta del Mare del Nord, dell’asse con il Far East russo, delle vie artiche e del corridoio Chennai-Vladivostok, strumenti per ridurre tempi e costi del trasporto verso l’Asia-Pacifico. L’India studia come triangolare energia, minerali critici e manodopera con sbocchi più rapidi sui mercati del Pacifico, costruendo un’alternativa alle rotte tradizionali.

Il comunicato tocca anche i dossier internazionali più sensibili. Su Gaza, India e Russia sostengono un cessate il fuoco e il rispetto del diritto internazionale. Sull’Ucraina, Modi presenta la posizione di New Delhi come un impegno per la pace, non neutralità; una formula che gli consente di restare in dialogo con Washington e Kyiv senza rinunciare ai vantaggi del rapporto con Mosca. Putin ribadisce che le forniture energetiche non si interromperanno, nonostante l’offensiva tariffaria statunitense.

La messa in scena di New Delhi ha fatto il resto: bandiere lungo Kartavya Path, restrizioni al traffico, immagini virali dalla cerimonia a Rashtrapati Bhavan fino al rituale aarthi a Varanasi. I doni — tè d’Assam, zafferano del Kashmir, oggetti d’argento — completano la grammatica politica, dove forma e sostanza sono due facce della stessa strategia.

Nel perimetro di sanzioni e tariffe, anche i flussi finanziari si riallineano. Nel FY2025 gli afflussi azionari russi in India, pur modesti, risultano triplicati rispetto all’anno precedente, segno di una riconnessione che sfrutta varchi aperti dai circuiti di pagamento alternativi. Sul fronte energetico, gli sconti sul greggio russo restano decisivi per i margini delle raffinerie: il vero nodo è quanto a lungo l’India riuscirà a compensare l’impatto tariffario statunitense con prezzi competitivi e ingegneria finanziaria.

La visita di Putin diventa così una prova di forza per Modi, che trasforma un appuntamento potenzialmente esplosivo sul piano diplomatico in una dimostrazione di autonomia. Il “Programme 2030” fornisce una lista concreta: pagamenti in valute nazionali, cooperazione economica, mobilità del lavoro, joint venture sui fertilizzanti, accordi media, progetti artici, agenda nucleare, sviluppo della Northern Sea Route. Nel settore della difesa, la scelta del co-sviluppo riduce la dipendenza logistica e apre spiragli per l’export verso Paesi terzi. Nei prossimi mesi la vera prova sarà l’equilibrio tra sconti sul greggio russo, tariffe USA e affidabilità dei canali di pagamento. Se i barili resteranno competitivi, la domanda indiana difficilmente scenderà sotto livelli strutturali.

I rischi non mancano. Le nuove misure extraterritoriali potrebbero irrigidire la compliance delle raffinerie e ridurre gli sconti. L’instabilità dei saldi in rupie e il ricorso a valute terze possono generare intermittenze nelle forniture. Le rotte artiche richiedono investimenti enormi in logistica, assicurazioni e flotte: se i colli di bottiglia restano irrisolti, la promessa di efficienza rischia di restare sulla carta.

Il vertice di New Delhi dimostra che la relazione indo-russa non è un residuo della Guerra Fredda, ma uno strumento flessibile con cui l’India cerca di massimizzare sicurezza, margini e tecnologia in un mondo di rischi incrociati. Le immagini dell’abbraccio in pista e dei manifesti lungo i boulevard hanno fatto la loro parte. Ma a contare saranno i meccanismi: sistemi di pagamento resilienti, forniture energetiche stabili, cooperazione nella difesa, un’agenda nucleare credibile e corridoi che accorciano le distanze. Se questi ingranaggi terranno, la “stella polare” evocata da Modicontinuerà a illuminare la rotta, anche mentre il cielo geopolitico cambia forma.


Fonti utilizzate:
Press Office Government of India; Kremlin Press Service; Ministero degli Esteri dell’India; Agenzia Tass; The Hindu; Reuters; Bloomberg; Al Jazeera; Financial Times.

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