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Treni da terzo mondo: tre ore di blocco, pendolari nel panico e Regione sotto accusa

Guasto a Bosconero all’alba, treni soppressi, pendolari bloccati e zero informazioni: mentre la linea Rivarolo–Chieri affonda nei disservizi, la Giunta Cirio nega l’evidenza e lascia Trenitalia e RFI senza controllo politico

Torino-Ceres, Avetta all’attacco in Consiglio: “Ripartenza fallita, disagi insopportabili”

Alberto Avetta

Martedì 2 dicembre sulla linea SFM1 Rivarolo–Chieri è andato in scena l’ennesimo capitolo della saga ferroviaria piemontese: un copione che conosciamo fin troppo bene. Uno scambio che si rompe alle prime ore del mattino, nei pressi della stazione di Bosconero, bloccando completamente la circolazione fino alle 8:30. Tre ore di paralisi totale, treni soppressi, ritardi a cascata, pendolari accalcati nelle stazioni di Rivarolo, Bosconero, Settimo, Stura, senza informazioni decenti e con l’immancabile sensazione — ormai quotidiana — che viaggiare in Piemonte sia un atto di fede più che un servizio pubblico.

E la Regione? Come al solito, impegnata a dire che “non è poi così grave”.

A ricordare alla Giunta Cirio che il mondo reale esiste — e che i treni non funzionano per decreto — è intervenuto il consigliere regionale Alberto Avetta, che ha presentato un’interrogazione durissima. E meno male, perché se aspettavamo un moto spontaneo di responsabilità politica da Palazzo Lascaris rischiavamo di vedere prima la riapertura della Torino–Ceres fino a Ceres che un assessore ammettere che qualcosa non funziona.

Avetta lo dice chiaramente: ciò che è successo il 2 dicembre non è affatto un episodio isolato. E infatti i pendolari lo sanno bene: negli ultimi mesi si sono moltiplicate le segnalazioni di cancellazioni, ritardi, soppressioni improvvise e stazioni sovraffollate, anche a seguito dei famosi “lavori di potenziamento” che avrebbero dovuto migliorare la linea. Il risultato? Zero miglioramenti percepiti. Lo confermano non solo i viaggiatori, ma anche le cronache delle ultime settimane, che parlano di una SFM1 sempre più vulnerabile e incapace di garantire regolarità.

Ogni guasto, ogni ritardo, ogni treno soppresso rivela un’unica, gigantesca verità che la Regione finge di non vedere: la SFM1 ha un problema strutturale, e Trenitalia e RFI non hanno la più pallida idea di come risolverlo. Il 2 dicembre, ad esempio, non si è trattato solo del blocco iniziale: anche dopo il ripristino dello scambio, la linea ha continuato a viaggiare nel caos, con rimodulazioni continue, convogli fuori orario e comunicazioni inesistenti.

Per mesi hanno chiesto ai pendolari “pazienza”, perché — ci dicevano — i lavori di potenziamento avrebbero trasformato la linea in un miracolo di efficienza. Oggi i pendolari si chiedono: ma quali lavori? Quali miracoli? Perché i disagi continuano identici a prima, con l’aggravante dell’informazione inesistente. Le bacheche nelle stazioni sono più utili come riparo dalla pioggia che come mezzo per comunicare ritardi, e l’app ufficiale sembra programmata per non dire mai ciò che sta realmente succedendo.

E mentre la vita quotidiana di migliaia di persone viene stravolta a ogni guasto, la Regione tace. Nessun confronto serio con Trenitalia e RFI, nessuna pressione, nessun tavolo permanente. Al massimo un comunicato autoassolutorio o una passerella per annunciare “miglioramenti” mai pervenuti.

Avetta non usa mezzi termini: la Giunta Cirio sta rinunciando a difendere i cittadini, che pagano abbonamenti sempre più cari per un servizio sempre più inaffidabile. Se la Regione non pretende soluzioni immediate, si rende corresponsabile del degrado della linea. Punto.

La ricetta proposta dal consigliere è semplice e perfino banale — tanto che sorprende non sia stata attuata mesi fa: confrontarsi realmente con Trenitalia e RFI; coinvolgere il comitato pendolari; monitorare la situazione fino a un miglioramento reale del servizio.

Invece di fingere che tutto proceda bene e che i disservizi siano episodi isolati, la Regione dovrebbe provare l’ebbrezza del contatto con la realtà.

Perché la verità è dura, brutale e innegabile: la SFM1 è in crisi permanente, e il silenzio della politica pesa quanto i ritardi dei treni.

La domanda finale è semplice: quanti altri guasti serviranno prima che qualcuno, in cima alla Regione, si renda conto che la pazienza dei pendolari non è infinita?

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