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Il medico di ieri, la medicina di oggi: una vita spesa per la cura dell’anima e del corpo

Il dottor Luigi Malandra torna a raccontare il legame unico tra medico e paziente, in un’era che sembra aver dimenticato la vera essenza della cura.

Il medico di ieri, la medicina di oggi: una vita spesa per la cura dell’anima e del corpo

Esattamente un anno fa, nel dicembre 2024, il dottor Luigi Malandra, storico medico di Volpiano, da molti anni ormai in pensione, presentava al pubblico il suo volumeMedicus in Aeternum.

Un libro che racchiude una vita spesa come medico di provincia, un titolo che racchiude la sua profonda vocazione e che suona come un tributo alla medicina di una volta, quella che ancora non si era frantumata sotto il peso della burocrazia e della tecnologizzazione, e che poneva al centro il rapporto umano fra medico e paziente.

Fra le pagine del suo libro si percepisce il sapore di un’epoca che ormai appartiene al passato. Medicus in Aeternum è sia una raccolta di storie di vita, di aneddoti da medico di campagna, sia una riflessione profonda sulla medicina come vocazione, sulla figura del medico come punto di riferimento umano, non solo scientifico, per chi soffre.

I racconti di Malandra spaziano per quarant'anni di carriera, e raccontano una storia, quella della medicina, che si fa sempre più distante dalle radici autentiche del servizio al prossimo.

Un anno dopo la sua pubblicazione, il libro è pronto ad uscire nuovamente in una versione rinnovata, con qualche storia in più e alcune migliorie. L’anno passato ha visto un’onda di affetto, di gratitudine, ma anche di rimpianto inondare la casella di posta elettronica del dottor Malandra.

I lettori, molti dei quali suoi ex pazienti, non hanno solo elogiato la sua penna e la sua capacità di scrivere ma hanno anche sottolineato come il suo racconto rappresenti la nostalgia di un tempo in cui il medico non era solo un curante, ma un amico, un confidente, una presenza rassicurante. Il libro, infatti, ha scosso la memoria di tanti, risvegliando ricordi di un tempo in cui la medicina non era solo una questione di farmaci e diagnosi, ma di sguardi, di parole non dette, di mani che si stringono nel silenzio.

Il dottor Malandra durante la presentazione del libro a Volpiano 

Ma è proprio questo il cuore del messaggio che Luigi Malandra desidera trasmettere: la medicina, oggi più che mai, sembra aver perso quel contatto umano che tanto faceva la differenza. Il medico di oggi, con le sue interminabili liste di attesa, con le sue ricette digitali e le sue diagnosi precise, è diventato sempre più un operatore sanitario, sempre meno un uomo chiamato a lenire non solo il corpo, ma anche l’anima.

“Il medico – afferma il dottor Malandra - non è altro che un qualcuno che lenisce l’animo. È una consolazione per l’anima”.

Malandra non può fare a meno di soffermarsi sul sistema sanitario attuale, e sulle trasformazioni che ha attraversato negli anni. “Mi sono reso conto che queste storielle piacciono – spiega il dottor Malandra - ma soprattutto fanno riflettere perché sono ormai un frutto antico. Quel pezzo di medicina umilissima di paese che ho raccontato nel mio libro oggi non esiste più, è parte della storia”,

La figura del medico che si alza nel cuore della notte, che corre tra i vicoli del paese per giungere nelle case dei pazienti non esiste più: “Oggi, il medico di notte ha la segreteria telefonica, perché ci sono le guardie mediche e i pronto soccorso -  spiega Malandra - io ho vissuto un’epoca in cui il medico si alzava ancora nel cuore della notte, correva a casa dei pazienti. E a me piaceva farlo, perché è proprio in quelle chiamate notturne che si vede chi è davvero il medico”.

Oggi, come spiega Malandra, il sistema è differente e si è molto lontani da quel rapporto di cura che nasceva dalla conoscenza reciproca, dalla fiducia nel medico che non era solo un esperto della malattia, ma anche un custode della serenità del paziente.

Malandra è ben consapevole dell’evoluzione avvenuta oggi: “ La medicina evolve ed è anche un bene che le cose cambino – prosegue – è giusto che sia evoluta a livello di scoperte, di farmaci, di procedure ma purtroppo si è evoluto anche il modo di distaccarsi del medico dal paziente e questo per me è il guaio. Si è sempre meno persone e si è sempre più macchine”.

Per il dottor Malandra, il progresso ha fatto perdere qualcosa di essenziale nell’essere umano: “Il medico -  dice - è una consolazione per l’anima. È qualcosa di bello e di vero. La medicina ha fatto grandissimi progressi, ma ancora oggi, e anche domani, può capitare che non ci sia più nulla da fare. E allora, cosa fa il medico? È in quei momenti che si vede davvero chi è il medico: colui che non fugge. Il vero medico non si limita a prescrivere, non si ferma alla cura fisica. Il medico deve saper lenire anche il dolore psicologico di chi si trova di fronte all’impossibilità di una soluzione".

Il dottore omaggia il sindaco di Volpiano di una copia del libro 

Malandra parla di quella medicina che non ha bisogno di strumenti tecnologici o di nuovi farmaci, ma di un uomo capace di ascoltare e di stare accanto, anche nel dolore più grande. Un concetto che sembra ormai andare perduto, sostituito dall’automazione e dalla fretta.

Oggi, con il sistema sanitario sempre più sotto pressione, con i medici costretti a rispondere a mille richieste burocratiche, a rispettare normative in continua evoluzione, questa dimensione umana sembra sacrificata sull’altare della produttività e dell’efficienza.

La medicina di ieri era fatta di sacrifici, ma anche di un rispetto assoluto per il medico e per il suo lavoro: “Quando cominciai, non c’erano ambulanze, non c’erano telefonini. Il medico doveva essere sempre reperibile. La gente ti faceva passare ovunque, anche in coda alla posta, perché capivano che il medico era sempre a disposizione, pronto ad andare in aiuto”, racconta.

L'edizione 2024 

Ma questo “lasciar passare” il medico ovunque non era soltanto dettato dalla necessità di reperibilità assoluta ed emergenza costante, ma anche e soprattutto da una forma di rispetto verso la figura stessa del medico che oggi sembra svanita: “Oggi il medico guarda alla difesa, i pazienti sono più che mai agguerriti, ma non c’è più quella deferenza che una volta c’era. Non esiste più quel rispetto reciproco, quel senso di comunità”.

Eppure, nel suo libro, Malandra non si limita a raccontare questa nostalgia per un tempo che non c’è più, ma restituisce al lettore l’essenza di ciò che significava essere un medico in un piccolo paese, con tutte le sue difficoltà, le sue sfide e, soprattutto, la sua grande umanità. Il suo libro è un testamento di quella medicina che curava le persone nella loro interezza, che non si limitava a curare il corpo, ma l’anima.

E questo legame, tanto profondo, tanto umano, non si spezza neppure con il pensionamento. Quando Malandra ha salutato i suoi pazienti, sentiva che una parte di lui stava lasciando qualcosa di fondamentale. Eppure, le risposte che ha ricevuto sono state un tributo commovente alla sua capacità di entrare nel cuore delle persone, di comprenderle e di accompagnarle nei momenti difficili.

“Ho ricevuto 230 mail che si sommano alle centinaia di telefonate e di colloqui di chi si presentò in ambulatorio o a casa mia per commentare la decisione. Mi fece davvero piacere capire che il mio messaggio di medico era stato recepito e mi sentii circondato da affetto e da stima da parte di tutti”, racconta.

Queste testimonianze sono il segno tangibile di quanto il rapporto medico-paziente possa essere potente, indelebile. Un medico che sa ascoltare, che sa confortare, che sa curare con la sola presenza, può lasciare un’impronta che nessuna medicina potrà mai cancellare. Le lettere dei suoi pazienti parlano di gratitudine, di affetto, di riconoscenza per un medico che non si è mai fermato a guardare l’orologio, ma ha dato tutto, senza mai chiedere nulla in cambio.

Non solo, il libro di Malandra è stato anche un mezzo per riportare alla memoria il suo operato, e tanti dei suoi pazienti lo hanno letto, approfittando dell’occasione per ricontattarlo e sottolineare un legame che non si è mai davvero interrotto.

“Ciò che mi ha colpito di più - racconta Malandra - è stata la varietà dei lettori, è stato davvero commovente. Sapevo che il mio libro sarebbe stato popolare, ma non immaginavo una risposta così vasta. Parliamo di un pubblico davvero eterogeneo, perché il rapporto con il medico è qualcosa che riguarda tutti. Tutti, in qualche modo, hanno vissuto un incontro con il medico, e chi inizia a leggere si incuriosisce subito da quel legame che si crea. C’è chi ha divorato il libro e mi ha raccontato di aver passato la notte in bianco per finirlo, e chi, al contrario, lo ha centellinato, assaporando ogni pagina. È un pubblico vasto, che include anche giovani, seppur in piccola parte. Alcuni mi hanno suggerito che il libro dovrebbe essere letto anche dai più giovani, e soprattutto dai futuri studenti di medicina, affinché quel tipo di rapporto torni ad esistere”.

La nuova edizione del libro, che arriva proprio ora, è un’occasione per riflettere ancora una volta su quanto la medicina, e soprattutto il rapporto umano che essa comporta, siano cambiati. Ma anche per celebrare, attraverso i racconti di Luigi Malandra, una medicina che non appartiene solo al passato, ma che, forse, è ancora possibile nel presente, se solo si decide di mettere l’animo e il cuore in ciò che si fa.

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