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04 Dicembre 2025 - 11:40
A Torrazza è polemica sull'indennità del sindaco a 3.000 euro al mese. Bracco all’attacco: «Prometteva tagli, oggi aumenta. I torrazzesi giudichino»
Le indennità degli amministratori di Torrazza Piemonte salgono a regime e vengono confermate anche per il 2026. 3.036 euro al sindaco Massimo Rozzino, oggi al suo terzo mandato. È l’applicazione della normativa nazionale, certo, ma per qualcuno è anche il punto in cui un vecchio nodo politico torna al pettine: quello delle promesse del 2009, quando Rozzino accusava i predecessori di avere stipendi troppo alti e annunciava che li avrebbe ridotti.
A ricordarlo è la consigliera di opposizione Marinella Bracco, che interviene con parole dirette: «È legittimo chiedere al Sindaco coerenza tra ciò che ha promesso in campagna elettorale e ciò che sta facendo ora che governa.» E ancora: «Aveva criticato la precedente amministrazione per il livello dell’indennità e aveva dichiarato che, se eletto, l’avrebbe ridotta per alleggerire la pressione fiscale e rafforzare il bilancio comunale. Ma poi ha fatto esattamente l’opposto dal giorno successivo alla sua elezione.»
Bracco mette subito un paletto, per evitare equivoci: «Ritengo il giusto compenso sacrosanto per ogni lavoratore.» Però definisce i criteri: deve essere proporzionato al lavoro svolto, ai risultati ottenuti, agli obiettivi ancora irrisolti. E soprattutto deve rispettare gli impegni presi con chi elegge. A questo punto la domanda diventa inevitabile: se la giustificazione degli aumenti è l’avanzo di bilancio, perché quello stesso avanzo non viene usato per i lavori che i torrazzesi attendono da anni?
La consigliera incalza: «Se l’avanzo di bilancio lo consente, allora perché usarlo solo per aumentare le indennità e non per far partire i lavori promessi?» E l’elenco è puntuale: messa in sicurezza sismica delle scuole, riqualificazione della piazza, asfaltature, viabilità, fino a un intervento che molte comunità simili stanno valutando, ma qui ancora non esiste: «Perché non usarlo per un’analisi odorigena e della qualità dell’aria?»
Il bersaglio non è la legittimità degli aumenti, che Bracco riconosce senza esitazione: «Il rispetto della legge non è in discussione.» Il bersaglio è politico: la distanza tra ciò che viene promesso e ciò che viene realizzato. «Non è una questione personale, ma di trasparenza, credibilità e rispetto degli elettori: chi promette una cosa e ne realizza un’altra deve rendere conto ai cittadini.»
E a questo punto la partita si sposta fuori dal palazzo, verso chi in questi anni ha ascoltato promesse, ha visto lavori annunciati e ancora attende risposte. «Per questo rivolgo la domanda ai Torrazzesi: voi cosa ne pensate?».

Un vecchio articolo di 16 anni del giornale "La Voce"
Sedici anni fa Massimo Rozzino si presentava ai torrazzesi promettendo ciò che allora suonava come una rivoluzione gentile: ridurre l’indennità del sindaco. Troppo alta, diceva, troppo distante dalla vita delle famiglie che si aspettava di rappresentare. «Tanto vale ridurre l’indennità…», dichiarava nell’intervista del 2009, convinto che il senso del dovere passasse anche da lì, dal buon esempio.
Per un breve tratto, quella promessa sembrò persino mantenuta. Nel 2020 la Giunta tagliò davvero i compensi: 652 euro al sindaco, briciole rispetto ai parametri nazionali. Sembrava il ritorno a quello spirito originario: sobrietà, prudenza, portafoglio pubblico in ordine.
Poi il quadro nazionale cambiò. Arrivarono le nuove fasce demografiche. La soglia dei 3.001 abitanti superata per otto residenti in più. La manovra 2022 che rimodulava gli stipendi dei sindaci e li spingeva verso l’alto. L’occasione, insomma, di allinearsi ai nuovi standard. E così è stato. Nel 2023 le indennità sono salite. Nel 2024 sono arrivate a regime. Nel 2025 la Giunta ha confermato per il 2026 la cifra piena: 3.036 euro lordi al mese per il sindaco, 607 euro al vice, 455 euro agli assessori.
È il percorso amministrativo di questi anni a raccontare la metamorfosi. Non c’è più traccia del Rozzino che nel 2009 rimproverava gli stipendi troppo alti e invocava tagli per salvaguardare i conti. Al suo posto, c’è un sindaco che guida una giunta che applica ogni aumento previsto dalla normativa nazionale senza mai scegliere la strada della rinuncia.
Il mondo nel frattempo è cambiato, certo. Sono cambiate le responsabilità, i costi, il contesto amministrativo. Ma la distanza tra quel «tanto vale ridurre» e questi 3.036 euro resta un fatto politico. Una linea retta che si piega. Un prima e un dopo. E il confronto, inevitabile, si impone da sé.
A Torrazza Piemonte il vero tema non è l’indennità del sindaco. È la coerenza politica. Perché la cifra, da sola, racconta solo la metà della storia. L’altra metà è scritta sedici anni fa, quando Massimo Rozzino entrò sulla scena dicendo che i compensi andavano tagliati. Non limati: tagliati. «Ridurre l’indennità del sindaco non mi sembra un azzardo», diceva nel 2009.
Sedici anni dopo, quel principio si è dissolto. La Giunta ha confermato per il 2026 l’indennità massima prevista dallo Stato: 3.036 euro al mese. Cifra legittima, certo. Prevista dalla legge. Ma politicamente lontana anni luce dal manifesto con cui Rozzino si era affacciato alla vita pubblica.
C’è un passaggio preciso che segna la svolta: l’aumento demografico che porta Torrazza oltre i 3.001 abitanti. Otto residenti in più che valgono uno scatto di fascia e un salto dell’indennità. La legge offre la possibilità. L’amministrazione la coglie. Da quel momento la progressione è continua: aumento 2022, aumento 2023, regime 2024, conferma 2026.
In mezzo resta il vuoto tra il dire e il fare. La politica locale vive anche di memoria civica, di quello che i cittadini ricordano. E la memoria, oggi, mette a confronto due immagini incompatibili: il Rozzino che criticava gli stipendi dei sindaci e il Rozzino che oggi firma la delibera che consolida il proprio.
Il punto non è morale. È politico. E riguarda il rapporto tra promesse pubbliche e scelte amministrative. La legge autorizza gli aumenti. Ma la legge non obbliga alla contraddizione. Quella, quando c’è, appartiene sempre e soltanto a chi la compie.
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