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Il Giro d'Italia 2026 alza l’asticella: partenza storica dalla Bulgaria e ritorno clamoroso a Milano

Presentato a Roma il percorso da 3.500 km con Passo Giau Cima Coppi e gran finale nella Capitale

Crediti: simonyatess (IG)

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Quasi 3.500 chilometri in ventuno giorni, una partenza che per la prima volta nella storia guarderà ai Balcani e un finale che ormai è diventato una tradizione: il Giro d’Italia 2026 è stato presentato a Roma, all’Auditorium, e si annuncia come una delle edizioni più ricche di novità degli ultimi anni. L’8 maggio la Corsa Rosa scatterà dalla Bulgaria, mentre il 31 maggio tornerà a concludersi nella Capitale, confermando la passerella tra Ostia e il circuito cittadino che nel 2025 aveva portato i corridori fin dentro il Vaticano.

Sul palco, a raccontare il percorso, c’era anche Simon Yates, campione uscente, che ha definito il successo dello scorso anno «straordinario». Si è detto pronto a difendere la maglia rosa, pur ammettendo la difficoltà di ripetersi in una stagione che si preannuncia particolarmente selettiva.

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Accanto al Giro maschile è stato presentato anche il percorso del Giro Women, nove tappe da Cesenatico a Saluzzo, dal 30 maggio al 7 giugno. Elisa Longo Borghini, vincitrice delle ultime due edizioni, ha ricordato quanto sia complicato confermarsi: dietro ogni vittoria c’è «un lavoro enorme».

La partenza dall’estero, sedicesima nella storia, resta un’esclusiva del Giro maschile. Le prime tre tappe si correranno in Bulgaria, prima del rientro in Italia. L’unica cronometro individuale sarà lunga 40,2 km e avrà una dedica speciale: sarà la Tappa Bartali, interamente toscana. Il resto del percorso prevede otto tappe di pianura, sette di media montagna e cinque di alta, con sette arrivi in salita.

Tra le novità più attese c’è il ritorno a Milano, che non compariva nel tracciato dal 2021. Impressionante anche la penultima tappa, che attraverserà il cratere del terremoto del Friuli del 1976, un passaggio simbolico su cui l’organizzazione insiste molto.

La Cima Coppi del 2026 sarà il maestoso Passo Giau, 2.233 metri di altitudine, mentre la Montagna Pantani è stata assegnata ai Piani di Pezzè, che saranno anche arrivo del “tappone” dolomitico previsto alla vigilia dell’ultima tappa. Non mancherà uno sconfinamento in territorio svizzero, con una frazione interamente disegnata tra Bellinzona e Carì.

La storia recente ricorda quanto sia raro il successo di un italiano: l’ultima vittoria risale al 2016, firmata da Vincenzo Nibali. Le chance di vedere una maglia tricolore sul gradino più alto del podio restano ridotte, ma il percorso – durissimo negli ultimi giorni – potrebbe ribaltare gerarchie e pronostici.

Sul palco non sono mancati gli interventi istituzionali. Il ministro Andrea Abodi ha definito la corsa «un evento che rinnova una tradizione piena di sentimenti». Il presidente RCS Urbano Cairo ha evidenziato l’impatto economico dell’ultima edizione: «Il Giro 2025 ha generato 2,1 miliardi di euro nei 18 mesi successivi».

Il vicepremier Antonio Tajani ha insistito sul valore internazionale della partenza bulgara: «È una vetrina… un motore di dialogo». Concetto ribadito dal primo ministro della Bulgaria Rosen Zhelyazkov: «Eventi del genere sono di fondamentale importanza… uno strumento formidabile per promuovere dialogo, amicizia e rispetto».

A Roma, che ospiterà ancora una volta il traguardo, l’assessore Alessandro Onorato ha salutato la conferma come «una sfida vinta», auspicando che la Capitale diventi per il Giro ciò che Parigi è per il Tour: l’arrivo naturale e permanente.

La macchina è partita. Ora tocca ai corridori trasformare questo percorso in storia.

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