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01 Dicembre 2025 - 11:58
Ivrea plurale per un giorno. L'Amministrazione comunale "progressista" no, nemmeno per un minuto.
Ci sono giornate che riescono a raccontare più di tanti discorsi, giornate in cui la città si specchia e scopre una versione migliore di sé. Domenica 30 novembre, allo ZAC! di Ivrea, la quinta edizione dell’evento culturale moldavo-romeno-cinese ha riportato al centro della scena ciò che la politica, troppo spesso, lascia ai margini: le persone, le loro storie, la ricchezza delle culture che convivono ogni giorno negli stessi quartieri, nelle stesse scuole, negli stessi luoghi di lavoro. Un appuntamento ormai atteso, collocato nell’ambito dell’iniziativa "Il dialogo delle comunità", che quest’anno ha richiamato famiglie, giovani, anziani, curiosi e rappresentanti delle tre tradizioni coinvolte, italiani e stranieri seduti fianco a fianco senza alcuna barriera.
Il pomeriggio si è aperto alle 14.30 con un’esplosione di energia e colori: i balli tradizionali moldavi e romeni del Gruppo Vatra, guidato da Iurie Raileanu, hanno immediatamente riempito la sala di ritmo, gioia e orgoglio culturale. Abiti ricamati, passi antichi tramandati da generazioni, musiche che raccontano la vita rurale, il lavoro, la festa: un frammento autentico di Moldavia e Romania ha preso forma nel cuore di Ivrea, avvolgendo il pubblico in un’atmosfera vivida e partecipata.
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Il viaggio culturale è proseguito con uno dei momenti più attesi: la musica tradizionale cinese proposta dall’Associazione "Forze delle Donne". Tra strumenti tipici, melodie sospese e un’eleganza musicale capace di evocare paesaggi lontani, il pubblico ha potuto scoprire un universo sonoro profondamente diverso da quello europeo, ma sorprendentemente vicino nella sua capacità di emozionare.
La seconda parte del pomeriggio è stata affidata ai fratelli Cirdei, a Giorgio Cristian Hrisca, a Iuliana Maria Malasincu e a Delia Gabriela Puiu, che hanno intrecciato voce e strumenti in una sequenza di brani dal vivo intensa e trascinante. Il pubblico ha risposto con applausi caldi e convinti, segno di un coinvolgimento reale che andava oltre la semplice curiosità folkloristica. In questo clima di festa e condivisione ha trovato spazio anche una delle attrazioni più originali: la mostra di bambole in costume tradizionale romeno realizzate da Rodica Sofron. Non semplici oggetti decorativi, ma vere testimonianze identitarie: ogni bambola con l’abito del proprio distretto, con colori, ricami e simboli specifici, un modo delicato e immediato per trasmettere alle nuove generazioni la complessità del patrimonio culturale romeno.
A moderare l’intero evento è stato Eduard Coroama, che ha accompagnato pubblico e artisti attraverso i vari momenti della giornata, sottolineandone il valore sociale oltre che artistico. L’ingresso libero ha favorito una partecipazione ampia e variegata, coinvolgendo non solo le tre comunità di riferimento ma anche molti eporediesi attratti dalla possibilità di scoprire tradizioni lontane che, in realtà, vivono accanto a noi.
A questo punto la domanda è: "Cosa si può pensare di una giornata così?".
Ce lo dice Mario Zannini, che nell’integrazione non è un osservatore esterno ma una presenza costante: da anni impegnato nell’aiuto ai migranti, privatamente, come volontario dell’ex Casa di Abramo, storica struttura di prima accoglienza, e come componente della Consulta per gli stranieri del Comune di Ivrea.
«Che ci sia, ciascun lo dice…», esordisce, citando Metastasio.
«Credo che sintetizzi il significato politico-sociale dell’evento culturale… Belli i costumi tradizionali della Romania, della Moldavia e brave le cantanti soliste rumene. Un pomeriggio all’insegna della pacifica convivenza multi-etnica e della reciproca conoscenza tra persone italiane e straniere con culture diverse e reciprocamente arricchenti..."
Tutto bene quindi?
"Non proprio se consideriamo le politiche di integrazione sociale realizzate finora dall’Amministrazione comunale di Ivrea. Alle promesse elettorali, infatti, non sono seguite tutte le concrete iniziative come, ad esempio, la riapertura dello sportello per gli stranieri che costituisce uno strumento necessario per favorire concretamente l’integrazione sociale di chi emigra nel nostro territorio per contribuire, con il proprio lavoro, all’economia eporediese e canavesana, in particolare nel settore dell’assistenza alla persona. Dispiace constatare che un’Amministrazione comunale “progressista”, a trazione Pd, non si renda conto dei rischi, anche per l’ordine pubblico, dell’emarginazione sociale e, invece, spenda cospicue risorse economiche pubbliche per finanziare eventi ludici, come il peraltro benemerito e storico Carnevale di Ivrea, mentre ai migranti che si stabiliscono nel nostro territorio venga riservata quasi esclusivamente la possibilità di organizzare qualche spettacolo culturale multi-etnico a costo zero per il bilancio del Comune. Un po’ poco per un’Amministrazione che, della cultura olivettiana, non sembra avere assorbito, nei confronti dei nostri concittadini stranieri, quello spirito lungimirante e autenticamente sociale che aveva animato le scelte di Adriano Olivetti, il quale aveva fatto dell’integrazione dei suoi dipendenti emigrati dal Veneto o dal meridione uno dei capisaldi della sua gestione del personale, come dimostra, tra gli altri, la costruzione del quartiere Bellavista.»
Parole nette. Parole che mettono in luce una contraddizione difficile da ignorare: da un lato la potenza di comunità che costruiscono legami, cultura, incontro; dall’altro un’Amministrazione comunale che continua a rinviare strumenti fondamentali come lo Sportello per gli stranieri, lasciando l’integrazione appesa alla buona volontà di chi si rimbocca le maniche.
Tant'è! Allo ZAC!, comunque, Ivrea ha mostrato ancora una volta il suo volto migliore. Ora tocca al Comune decidere se guardarlo o guardare da un'altra parte.
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