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29 Novembre 2025 - 09:56
Cossano, mani alzate e scuola chiusa: la politica sceglie la resa
E poi c’è Cossano, Cossano. Lo scorso giovedì non è andato in scena un semplice Consiglio comunale, ma uno degli eventi più amari della vita politica recente del paese. La sindaca Aurelia Siletto e la sua giunta hanno annunciato la chiusura della scuola primaria Giulia Avetta e, nello stesso momento, hanno respinto la mozione di sfiducia contro la vicesindaca Fiorenza Anelli, presentata dalle Opposizioni — Simona Vogliano, Fernanda Francesio, Massimo Effroi — con un voto che nessuno, nemmeno tra i presenti, si aspettava diverso. Risultato scontato, certo. Ma l’effetto politico è stato tutto fuorché scontato.
Perché in quell’aula, mentre si discuteva del futuro di un intero paese, qualcuno sembrava concentrato solo sulla coreografia delle mani alzate, sulla propria sopravvivenza politica, sul rito sterile della maggioranza numerica. Come se la vera posta in gioco non fosse una scuola, ma un piccolo derby di palazzo.

Le Opposizioni non hanno lasciato spazio all’ambiguità. «È vergognoso», hanno commentato, senza timore di turbare il fragile equilibrio istituzionale della Siletto. «A noi adesso interessa la scuola. A loro penseremo DOPO» hanno aggiunto nel dopo-Consiglio. Non una minaccia, ma una promessa politica. Perché i consiglieri di minoranza lo sanno bene: i nodi non sono finiti, né sul comportamento del segretario comunale né sulla gestione amministrativa sospesa da mesi. Ma il punto — oggi — è un altro. Il punto è la scuola.
Ed è qui che la frattura diventa lacerazione. Da una parte la maggioranza che ripete «non abbiamo risorse, non abbiamo strumenti, non ci sono alternative». Dall’altra un progetto dettagliato, concreto, già scritto, già presentato, già pronto per essere messo in campo. Un piano triennale frutto del lavoro delle Opposizioni e di decine di confronti con famiglie, cittadini, imprenditori. Non un foglio di buone intenzioni, ma una proposta strutturata per trasformare la Giulia Avetta in un polo educativo gratuito e di qualità per tutto il Canavese, sostenuto da imprese, fondazioni e comunità locale.
Il documento — pubblico, leggibile, verificabile da tutti — parla chiaro: una scuola moderna, aperta, capace di attrarre risorse private e creare valore culturale e sociale. Le linee guida sono precise: insegnanti selezionati, classi piccole, materiali gratuiti, trasporto agevolato, laboratori in collaborazione con aziende del territorio, spazi aperti anche ad adulti, famiglie, associazioni. Il tutto con un obiettivo di raccolta fondi di 150mila euro in tre anni, con partnership diversificate e vantaggi concreti per chi sosterrà il progetto.
Una visione. Una strada. Un’alternativa vera. La stessa che, per la sindaca, «non esiste».
«La chiusura non è inevitabile. La scuola è difendibile. La scuola è salvabile. E noi la difenderemo». Un manifesto politico, una dichiarazione di responsabilità collettiva.
Perché a Cossano lo sanno tutti: se si chiude la scuola, si spegne il paese. Si spegne la piazza, si spegne la vita sociale, si spegne la speranza di attirare nuove famiglie. Si spegne il futuro.
Eppure, nell’aula del Consiglio, mentre si votava, mentre le mani si alzavano e si abbassavano, mentre la maggioranza blindava se stessa, c’era chi lo ha visto chiaramente: salvare la scuola non era la priorità della giunta. Vincere la votazione, sì. Vincere il piccolo braccio di ferro interno, sì. Tenere in piedi una maggioranza stanca, sì. Ma salvare la scuola… quello sembrava un dettaglio.
«I verbali lo diranno, senza bisogno di interpretazioni» commenta esausta Simona Vogliano. «Basterà leggerli. Basterà scorrere i nomi, una riga dopo l’altra, per capire chi ha scelto cosa. Per capire chi si è assunto la responsabilità di dire “chiudiamo” e chi invece si è alzato per dire “ripartiamo”. Perché questo è ciò che proponiamo: ripartire. Non semplicemente opporsi. Non limitarsi a rallentare la chiusura. Ma rilanciare. Allargare. Costruire…»
«Da oggi parte un percorso aperto», spiegano le Opposizioni. «La scuola è una responsabilità di tutti, non un peso da scaricare».
È un capovolgimento totale della narrazione. Dove il Comune vede un problema, loro vedono una possibilità. Dove la giunta vede la fine, loro costruiscono un inizio. Dove l’amministrazione dice “non possiamo”, la minoranza risponde “lo faremo”.
E nel frattempo, la politica a Cossano continua a camminare sul filo del paradosso. Un Consiglio che per mesi non si è riunito. Una mozione di sfiducia che da luglio vaga nel limbo amministrativo come un fantasma istituzionale. Delibere ferme nei cassetti. PEC ignorate. E ora, come ultimo capitolo, una scuola sacrificata in nome della rassegnazione.
Insomma, a Cossano si respira una sensazione sospesa: la giunta sopravvive, mentre la minoranza prova — con documenti, proposte, richieste formali — a far governare il paese. Ma il 27 novembre ha segnato una linea precisa. Da una parte c’è chi ha detto che la scuola deve chiudere. Dall’altra c’è chi ha messo sul tavolo un progetto.
E alla fine, la vera domanda è semplice: quale di queste due strade rappresenta il futuro di Cossano?
Perché le mani alzate resteranno nei verbali.
Ma ciò che accadrà alla scuola resterà nella storia del paese.
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