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La Cenerentola incanta il Regio: Rossini tra poesia, ironia e bontà

L’associazione Sparone nel cuore porta il pubblico al Teatro Regio di Torino per riscoprire il capolavoro rossiniano che trasforma la fiaba in una parabola moderna sulla forza della gentilezza

La Cenerentola. La bontà in trionfo.

La vivace associazione Sparone nel cuore continua a coltivare il suo rapporto con il grande teatro grazie alla consueta iniziativa Sparone va a teatro. Anche per questo appuntamento ha organizzato viaggio e biglietti per permettere ai partecipanti di raggiungere senza pensieri il Teatro Regio di Torino e assistere a uno dei titoli più amati del repertorio rossiniano: La Cenerentola, ossia La bontà in trionfo.

Rappresentata per la prima volta nel 1817, appena un anno dopo il Barbiere di Siviglia, La Cenerentola segna un punto di svolta nella maturità artistica di Rossini. Alla sua irresistibile verve comica il compositore affianca qui una nuova tavolozza sentimentale, più intima e più complessa. Il librettista Jacopo Ferretti riplasma la fiaba di Charles Perrault apportando modifiche decisive — la matrigna che diventa un patrigno, la scarpetta sostituita da un braccialetto — trasformandola in un terreno dove agli acclamati crescendo rossiniani si intrecciano una malinconia sottile e lampi di poesia.

Ne nasce un’opera che oscilla tra candore e ironia: Cenerentola e il principe Don Ramiro raccontano i loro sentimenti con la fragilità della giovinezza, mentre gli eterni antagonisti — il vanaglorioso Don Magnifico e le sorellastre Clorinda e Tisbe — offrono una galleria di caratteri vivaci, caricaturali, irresistibilmente grotteschi. Un equilibrio perfetto, che riflette tanto la tradizione napoletana cara a Rossini quanto la matrice europea della fiaba.

Il 24 gennaio alle 15 La Cenerentola torna sul palco del Regio in un allestimento che promette freschezza visiva e energia musicale. Sul podio dell’Orchestra e del Coro del teatro ci sarà Antonino Fogliani, mentre la regia — proveniente dal Maggio Musicale Fiorentino — porta la firma di Manu Lalli. Nel ruolo di Angelina, una Cenerentola dal tratto luminoso e sensibile, si esibirà Vasilisa Berzhanskaya. Accanto a lei, un cast di grande solidità: Nico Darmanin come Don Ramiro, Roberto de Candia nelle vesti di Dandini, Carlo Lepore nei panni di Don Magnifico, Maharram Huseynov come Alidoro, e le giovani Albina Tonkikh e Martina Myskohlid nel ruolo delle sorellastre.

Composta in appena tre settimane, l’opera rinuncia agli elementi magici della fiaba per puntare tutto sull’ingegno teatrale: il principe che si traveste da servo, il servo che si spaccia per principe, la protagonista che rimane fedele alla sua autenticità. Ogni rovesciamento di ruolo diventa occasione per riflettere su identità e apparenza. La fata lascia il posto al filosofo Alidoro, figura razionale e luminosa, mentre la scarpetta si fa braccialetto, simbolo di un realismo più terreno e umano.

Al centro del capolavoro c’è un messaggio etico limpido e moderno: la virtù interiore di Cenerentola, non un sortilegio, è ciò che la conduce alla sua rinascita. Il perdono che offre ai suoi persecutori spezza la spirale della violenza e apre la strada a una giustizia diversa, più equa e trasformativa. La sua ascesa non dipende dalla magia, ma dalla forza della gentilezza, dall’intelligenza e dalla capacità di restare se stessa.

Rossini consegna così agli spettatori una parabola di sorprendente attualità: la bontà come scelta coraggiosa, capace di scardinare gerarchie, mutare le relazioni e cambiare lo sguardo di chi osserva. In un mondo di vanità e rivalità, la sua rivoluzione è — ancora una volta — la gentilezza.

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