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28 Novembre 2025 - 17:43
Raccolta rifiuti (foto d'archivio)
Nei consigli comunali della trentina di Comuni nei quali la raccolta dei rifiuti viene fatta da SETA, è in corso l’approvazione dei nuovi “patti parasociali”: essi regolano i rapporti, da un lato, fra i Comuni e il Consorzio di Bacino CB 16 (la “parte pubblica”), e dall’altro lato, la società per azioni IREN (il socio “privato”).
I 30 Comuni e il Consorzio di Bacino posseggono insieme il 51% del capitale di SETA, e IREN il 49%.
I patti parasociali attuali sono scaduti nel giugno 2025: quelli nuovi, che via via i consigli comunali stanno approvando, dureranno fino al 2029.
Questi nuovi patti parasociali toccheranno le nostre tasche? Faranno aumentare le bollette? Proviamo a fare delle ipotesi. Sono interrogativi, non certezze.
In primo luogo, nel 2029 il Consorzio di Bacino pubblicherà un bando di gara per la scelta del socio privato per gli anni successivi. Ora, come abbiamo appena scritto, il socio privato è IREN. Probabilmente IREN parteciperà alla gara per farsi confermare nel suo ruolo. Ma potrebbero concorrere altre società. In ogni caso, è importante quel che sarà scritto nel bando, e quel che sarà scritto nelle offerte dei gareggianti, ossia nel piano industriale che essi proporranno. Quanto costerà il servizio? E soprattutto, bando e offerte prevedranno un miglioramento del servizio medesimo, del quale molti cittadini si lamentano?
Il 2029 sembra lontano. Ma un bando di quella importanza, e di quella quantità di soldi, non si prepara in due giorni. Le manovre per stabilirne il contenuto cominceranno almeno l’anno prima, nel 2028. Ma nel maggio – giugno 2027 a Chivasso si vota. I candidati sindaci, e le liste loro sostenitrici, che lo dicano o meno, per quel momento un’idea se la saranno formata: sicuramente avranno in mente come vorrebbero confezionare il bando. Per i cittadini è lecito chiedere loro, quando si presenteranno a chiedere il voto, quale bando hanno in testa e che cosa significherebbe per le loro bollette.
In secondo luogo, i nuovi patti parasociali assegnano a IREN un compenso per il lavoro che la società svolgerà. È il cosiddetto “management fee”. La cifra? Una “componente fissa” non superiore a 100.000 euro l’anno, oltre IVA qualora dovuta. Più una “componente variabile”, non superiore a 30.000 euro più IVA se dovuta. Questa componente variabile sarà un premio per la “qualità del servizio”, ma anche per il raggiungimento di non meglio specificati “altri obiettivi che potranno essere considerati all’insorgere di nuove esigenze della Società”. Quali potrebbero essere queste “nuove esigenze” che toccherà a noi pagare? Qualche consigliere comunale potrebbe domandare chiarimenti. O forse questi 130.000 euro serviranno a pagare il lavoro dell’amministratore delegato, espresso da IREN, che – vedi il sito di SETA - percepisce oggi appena 10.000 euro l’anno, poco più di un semplice consigliere?
In terzo luogo, l’attuale presidente del Consiglio di Amministrazione di SETA, il dottor Massimo Bergamini, percepisce 75.000 euro l’anno. È la cifra che leggiamo nel sito di SETA. Ma ci risulta che Bergamini sia da poco in pensione. E in quanto pensionato INPS non può percepire un compenso per un incarico stabile in una società pubblica. Dunque, ora Bergamini fa o farà il presidente di SETA gratuitamente? Oppure lascerà il posto e verrà sostituito da qualcuno che ha titolo per incassare i 75.000 euro? Si tratta di spiccioli, ma anche gli spiccioli incidono sulle bollette.
Per completezza di informazione, il consiglio di amministrazione di SETA è composto di 5 membri: il presidente, l’amministratore delegato, e tre consiglieri. I compensi sono i seguenti: 75.000 euro al presidente Bergamini, 10.000 euro all’amministratore delegato ingegner Nadia Corgiat Loia, 7.500 ai tre consiglieri Marco Rapali, Marco Marocco e Maria Francesca D’Agostino.
Il presidente è nominato dai Comuni, l’amministratore delegato da IREN, due consiglieri dai Comuni e uno da IREN.
I rapporti di potere in SETA sono equilibrati, o uno dei due soci prevale? La parte pubblica, cioè i trenta Comuni, hanno la forza per reggere il confronto con la potente IREN?
La parte pubblica è composta da un paio di Comuni di media grandezza, come Chivasso (26.000 abitanti) e Settimo (45.000), e molti piccoli o piccolissimi (da Volpiano, Brandizzo, Montanaro, a Brozolo, Brusasco, Casalborgone, Monteu, ecc.). Possono resistere alla forza di IREN?
Tanto per confrontare qualche numero, nel 2023 il Comune di Chivasso ha ricevuto entrate per circa 37 milioni di euro, mentre IREN ha fatturato 3 miliardi di euro. Chivasso ha all’incirca 140 dipendenti, mentre IREN ne ha 11.000. Chivasso non “cresce”, il Polo Logistico, con la promessa di centinaia di posti di lavoro, è ormai un miraggio. E la città perde pezzi: il Bilancio POP segnala che nel solo 2023 hanno chiuso 27 attività commerciali. Al contrario, IREN è in continua espansione: l’anno scorso ha comprato il 50% di Egea Holding, la società multiservizi di Alba.
In IREN non si combatte solo verso l’esterno, alla conquista di quote di mercato altrui e in competizione con altre multiutility. Si combatte anche dentro. IREN è una società per azioni in gran parte di proprietà di tre Comuni: Torino, Genova e Reggio Emilia. I tre Comuni da un lato collaborano nell’interesse comune di far prosperare la “loro” IREN, dall’altro competono fra di loro per il potere dentro la società. Recentemente, mediante un accordo con Città Metropolitana, anch’essa azionista di IREN, Torino è salita al 19% e rotti di azioni IREN, contro il 18,85% del capoluogo ligure, che fino a quel momento era il maggior azionista. I giornali hanno titolato che Lo Russo aveva stracciato Genova, ma la nuova sindaca Silvia Salis non sembra un tipo accomodante… Insomma, dalle parti di IREN non si fanno prigionieri: al Comune di Chivasso facciamo i più sinceri auguri per il 2029… E soprattutto auguri ai chivassesi che pagano le bollette dell’immondizia.
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La società percepisce i contributi di cui al decreto legislativo 15 maggio 2017, n. 70 e della Legge Regione Piemonte n. 18 del 25/06/2008. Indicazione resa ai sensi della lettera f) del comma 2 dell’articolo 5 del medesimo decreto legislativo
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