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28 Novembre 2025 - 12:00
L'assessore Armando Cirillo
Che Settimo Torinese abbia un rapporto tormentato con l’igiene urbana lo si era capito già nei mesi scorsi, quando – tra un comunicato e una dichiarazione sugli insetti impollinatori, una foto opportunity sotto l’ennesimo pannello del Pnrr – è finita sul podio, tutt’altro che prestigioso, delle città più sporche d’Italia. Stavolta, però, c'è il rischio di diventare anche la capitale dei topi. A dirlo – senza nemmeno provare a mitigare il paradosso – è stato l’assessore Arnaldo Cirillo, rispondendo in consiglio comunale ad un’interpellanza di Enzo Maiolino, Francesco D’Ambrosio e Giorgio Carlo Zigiotto di Fratelli d’Italia.
Cirillo ha esordito con un tentativo di “contestualizzazione”, un modo elegante per dire ai cittadini che “no, non siamo soli”: i topi proliferano ovunque. Un conforto filosofico, forse, ma che non fa esattamente tirare un sospiro di sollievo a chi, uscendo di casa, se li è trovati letteralmente a sfrecciare tra le gambe. Proprio come ha raccontato in aula Zigiotto: "non è piacevole camminare e vederli passarti tra i piedi". Un’immagine che pesa più di qualunque premessa scientifica.
L’assessore ha poi allargato l’orizzonte al “fenomeno globale”: gli studi dei biologi, il cambiamento climatico, le temperature elevate, le cucciolate da otto a sedici esemplari, i cicli riproduttivi extra. Tutto vero, tutto corretto. Ma in consiglio comunale l’effetto è stato quello di sentirsi dire che sì, abbiamo un problema… ma per fortuna ce l’ha anche mezzo pianeta. Una consolazione che, francamente, non sfama nessuno. Tranne i topi.
Cirillo ha elencato i tre ingredienti che rendono Settimo un habitat ideale: clima, cibo, assenza di predatori. Tre fattori che, messi insieme, trasformano la città in un villaggio vacanze per roditori all inclusive. "Dove c’è cibo i topi ci stanno", ha spiegato. E dove ci sono aree abbandonate, cantieri eterni, isole ecologiche trascurate, loro ci prosperano senza alcun disagio.
È qui che Zigiotto lo ha riportato alla realtà con il capitolo “fauna aggiuntiva”: le nutrie in via della Costituzione, le nutrie lungo il Freidano, le sponde fragili che rischiano cedimenti alla prima piena.
Moreno Maugeri, ha ricordato una verità lapalissiana: più si costruisce, più muta il terreno, meno efficaci diventano gli interventi. Senza una mappatura reale e una programmazione costante, si finisce a rincorrere emergenze, spendendo di più e risolvendo meno. Se non si cambia passo, insomma, i topi continueranno a essere più veloci dell’Amministrazione.
Quando Cirillo ha ripreso la parola sulle fognature, ha provato a tranquillizzare l’aula: è competenza di Smat. Bene. Poi, però, ha aggiunto che il Comune non ha informazioni sui loro piani di manutenzione. E lì l’aula si è fermata. Perché sulle fognature, come ha ricordato Maiolino, si gioca la partita vera: "il problema è nelle fognature". Se il Comune non sa cosa fa Smat, qualsiasi discorso sulla strategia coordinata cade come un castello di carte. "La vedo messo male, Assessore", ha sentenziato il capogruppo. Una frase chirurgica, impossibile da equivocare.
Per recuperare terreno, Cirillo ha snocciolato l’elenco degli interventi: derattizzazioni bimestrali, controlli mensili nelle scuole, trappole, monitoraggi, fototrappole, campagne con Seta, operazioni straordinarie come quella di corso Agnelli dove – parole sue – i topi avevano “trovato un supermercato”. Bonificata l’isola ecologica, i topi sono spariti. Perfetto. Ma nel resto della città, purtroppo, il supermercato è rimasto aperto. E la clientela pure.
Alla fine, è emerso ciò che davvero non funziona: l’abbandono sistematico dei rifiuti, le isole ecologiche trasformate in discariche, le aree private lasciate marcire, l’assenza di coordinamento con gli altri enti, la gestione opaca delle fognature. Un puzzle che non si addice a una città che ama mostrarsi ai festival dell’innovazione come un laboratorio di “visione urbana”, ma che poi inciampa sull’ABC dell’igiene pubblica.
E così, mentre un topolino ha attraversato le gambe dei passanti e una nutria ha continuato a scavare indisturbata le sponde del Freidano, in consiglio comunale si sono ritrovati tutti: maggioranza, opposizione, assessori, cittadini… e, simbolicamente, anche i roditori, gli unici che non hanno bisogno del microfono per far sentire la propria presenza.
Alla fine, una certezza c'è: Settimo un problema serio ce l’ha, eccome. E servirà molto più di un calendario di interventi bimestrali per far credere che l’Amministrazione abbia preso davvero il controllo della situazione.
Dopo la consacrazione a “città più sporca d’Italia”, manca soltanto che qualcuno organizzi anche la cerimonia ufficiale per il nuovo titolo: “Settimo Torinese, capitale italiana del ratto”.
A giudicare da quanto è emerso in aula, i topi sono già lì, pronti per il taglio del nastro. E, spiace dirlo, sembrano anche gli unici davvero puntuali.

A Settimo Torinese, che negli anni ha cambiato quartieri, piazze, viabilità e persino alberature, ora potrebbe cambiare direttamente specie dominante. Altro che “città delle sette torri”: di questo passo, il prossimo Festival dell’Innovazione e della Scienza organizzato da Dario Netto potrebbe intitolarsi tranquillamente “Ratti, nutrie e affini: il futuro”.
Ci sono sindaci che inaugurano nuove strade, e sindaci che – più modernamente – inaugurano nuovi ecosistemi. Qui abbiamo fatto di meglio: abbiamo inaugurato il corridoio ecologico del ratto, una sorta di autostrada naturale che parte dalle isole ecologiche, attraversa i cortili, sbuca nei parcheggi, si infila nei sottopassi e prosegue indisturbata. Senza caselli. Senza pedaggi.
E soprattutto senza controlli.
La cosa affascinante è che non è colpa di nessuno. Stando alla narrativa dell’amministrazione comunale guidata dalla visionaria Elena Piastra, è colpa del clima, colpa delle cucciolate, colpa dei predatori mancati, colpa del Pnrr che non finanzia le tane, colpa della Luna in Scorpione, colpa della Juventus che perde, colpa dei biologi che studiano troppo e dei cittadini che studiano troppo poco.
Praticamente: colpa di tutti, tranne che del Comune.
Una volta i topi vivevano nelle fogne. Che nostalgia. Oggi invece sono smart: hanno capito che stare sottoterra porta sfiga (elezioni al 75% comprese) e hanno deciso di salire in superficie. Non è degrado: è transizione ecologica del roditore.
E bisogna riconoscerlo: Settimo è perfettamente allineata con i tempi. C’è chi parla di Green New Deal, noi abbiamo l’anteprima mondiale del Grey New Rat, l’innovazione grigia che sbuca dal tombino per ricordarci che sì, forse il futuro non è sostenibile… ma sicuramente è sostenuto.
Dalle zampe.
C’è chi sostiene che siano troppi. Ma il problema non è la quantità: è la qualità amministrativa. Se bastasse l’abbondanza, avremmo risolto tutto con i comunicati stampa del Comune.
E invece i topi, ingrati come pochi, non leggono Facebook.
Non seguono le dirette della sindaca.
Non condividono i post – nemmeno quelli che Caterina Greco e Nino Daniel rilanciano nove volte al giorno.
E non mettono like ai progetti Pnrr.
Vivono. Corrono. Rosicchiano.
Qualcuno li ha definiti, con una certa perfidia, “la vera opposizione”. Visti i tempi, non è nemmeno la battuta più cattiva in circolazione.
E non pensiamo solo ai topi: ci sono le nutrie, che scavano; i piccioni, che sorvolano; e mancano solo i cinghiali. Ma con la densità edilizia che continua a crescere, è questione di settimane prima che ne spunti uno nella rotonda di via Torino mentre cerca l’isola ecologica più vicina.
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