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Il Canavesano imbruttito
14 Novembre 2025 - 18:21
Giorgia Meloni
Pronti a compiacersi di sé quando le cose sembrano andare per il verso giusto e altrettanto pronti a dare la colpa ad altri, alla Magistratura, alle “toghe rosse”, alla congiuntura internazionale sfavorevole, ai russi, ai terroristi, agli scafisti, ai cinesi, alle pandemie, ai fascisti, ai comunisti, alle proteste studentesche, agli scioperi, a Putin e magari, se potessero, anche ai bambini palestinesi rei di non far dormire sonni tranquilli agli assassini israeliani, questi sono i politici italiani, araldi di cervellotici rimedi, fumosi inventori di ricette condannate dalla storia, aspiranti maggiordomi in livrea della N.A.T.O., servitori e leccaculo dell’Unione Europea, amici dell’America e nemici dell’Italia, ideologi portatori di teorie politiche impraticabili o addirittura criminali. Tutti così, non conta se di “destra” o di “sinistra”, da sempre pronti a spintonare per arrivare primi al “riconoscimento genitoriale” della vittoria, così come tutti pronti a lasciare orfana, senza nessun tentativo di adozione, la sconfitta. Poi, certo, sono anche capaci di far passare per vittorie quelle che di fatto sono delle sonore sconfitte, non tanto loro, quanto del popolo italiano, forse, il più specializzato al mondo nel pagare in soldoni le scelte sbagliate della sua classe politica. Sono così, quando il vento tira di traverso, i nostri politici, su tutti donna Giorgia, capitan Salvini e gaffeur Tajani, ma solo perché a governare tocca loro, danno la colpa a quel cattivone di Putin, ora va di moda, cosa importa se siamo stati noi a mettergli le sanzioni, a decidere di non importare e non esportare più niente dalla Russia, si sa e se non si sa, si deve sapere, la colpa è sempre di Putin, così ci è stato detto dalla “baronessa” Ursula Von der Lyen ed anche dall’ondivago Donald Trump. Bisogna stare tranquilli, cercare di essere “felici”, riempire un po’ meno il carrello della spesa, dilazionare il pagamento delle bollette di luce, gas e acqua, unirsi al brindisi di Governo e “opposizioni” per i “miseri” dazi che controvoglia ci hanno imposto i nostri “fratelli” americani, “solo” il 15% sui beni d’importazione provenienti dalla U.E., smetterla di lamentarci per stipendi e pensioni da fame, guardare con allegria le facce dei nostri politici e dirigenti statali, preoccupati di non arrivare a fine mese nonostante stipendi da nababbo, pensioni d’oro, benefit d’ogni tipo e buonuscite da sogno.
Lamentarsi non serve, può avere conseguenze dannose sulla salute mentale e fisica. A ben vedere è addirittura una perdita di tempo, invece di risolvere i problemi li aggrava, lo sanno bene i nostri politici che, soprattutto dalla nostra entrata nel fantastico mondo dell’euro in poi, raccomandano a noi tapini di concentrarci sull’agire, però, sempre “accettando le situazioni che non si possono cambiare” e che loro, molto “attenti al benessere dei cittadini”, raccomandano vivamente di non cercare mai di cambiare. Se lo dicono loro sarà vero, d’altronde li paghiamo profumatamente per indicarci la via, loro sono esperti in tutto, o quasi, quando si sentono non preparati in qualcosa ricorrono, per il nostro bene, ai consigli di veri “esperti” la cui parcella o fattura, a farci ben attenzione, ci viene quotidianamente e ratealmente addebitata sull’acquisto di pane, benzina, medicinali, gasolio, carne, vestiti e su tutto ciò che serve per vivere.
Non bisogna, però, farsene una ragione, si deve continuare a guardare avanti, verso il futuro, verso il fronte russo, sempre più vicino, sempre più inevitabile. Ormai, anche Francia, Germania e Gran Bretagna sono da anni finite nelle mani di pazzi incompetenti, che nutrono l’ambizione di riuscire là dove fallirono Napoleone Bonaparte, Hitler e Mussolini. Non siamo più soli, “finalmente” con noi c’è tutto l’Occidente filoamericano. Dopo anni di lotta al terrorismo, di attentati; di embarghi e sanzioni distribuite un po’ qua e un po’ là a danno degli “Stati canaglia”; di “guerre giuste”, utili all’esportazione della “democrazia”; di colpi di Stato necessari a cacciare i cattivi voluti dagli elettori in favore dei buoni schifati dall’elettorato; di “lotta contro la povertà”; di rovesciamenti di “governi dittatoriali”; di correzioni e sbianchettamenti della storia, non c’è più un solo “statista”, sedicente o aspirante tale, che fieramente non si palesi come assolutamente privo di una qualsivoglia volontà politica indipendente. Tutti sgomitano, spinti dall’ambizione di ricevere un bacio sulla fronte, un abbraccio o una calorosa stretta di mano dal “mitico” Donald Trump; tutti strepitano per mostrarsi più capaci a rappresentare gli interessi, contro i loro popoli, dei potentati finanziari e atlantici che dettano legge nel “libero” e “democratico” Occidente; tutti di sentono autorizzati, per far colpo agli occhi dello “Zio Sam”, ad esibire qualunque “merce”, per quanto scipita o avariata; tutti hanno maturato la convinzione che la politica si fa a suon di interviste, a colpi di “segnali” e “messaggi” e che, anche la disoccupazione, l’inflazione e la “minaccia russa” si possono sgominare con la faccia feroce e con la corsa al riarmo.
Comunque, stiano tranquilli i guerrafondai indigeni, quelli che amano le strade piantonate dagli autovelox e i tempi biblici gentilmente donati dalla sanità pubblica a chi ha necessità di fare esami strumentali e visite salvavita; quelli che gioiscono a pagare tasse e gabelle di ogni tipo in cambio di niente; quelli contenti di versare contributi previdenziali per oltre quarant’anni in cambio di pensioni da fame, siamo ancora i primi, l’Italia nel brillare per sudditanza e sottomissione non teme concorrenti, solo la Francia di Macron e la Germania di Merz, seppur con molta fatica, ancora a debita distanza, gli si stanno avvicinando.
A tal proposito, per chi se lo fosse perso, o per chi l’avesse scordato, voglio segnalare, o semplicemente ricordare, quanto pubblicato dal “Washington Post” al tempo dell’introduzione del “green pass” e dell’obbligo vaccinale contro il “covid19”, cose imposte in Italia dall’illuminato Governo Draghi col plauso e l’incitamento di tutta la corte parlamentare, degli “scienziati” nostrani e dell’informazione ufficiale.

Il quotidiano statunitense, da sempre considerato “liberal” cioè attento al ruolo del Governo nello sviluppo della società, sostenitore dei diritti sociali dei più deboli e delle minoranze, aveva evidenziato come l’Italia si fosse “spinta in un nuovo territorio per le democrazie occidentali”, osservando che quanto stava avvenendo nel nostro Paese era “uno degli obblighi vaccinali sul posto di lavoro più severo al mondo”, sottolineando: “L’Italia è stato il primo Paese europeo a introdurre il lockdown duro, l’obbligo di vaccinazione per i lavoratori della sanità e ora ad imporre l’obbligo di green pass per tutta la popolazione sul luogo di lavoro. L’unica ad aver adottato restrizioni simili è la Grecia. Il Governo Draghi ha persino suggerito la possibilità di essere il primo Paese al mondo a introdurre l’obbligo universale del vaccino, una mossa che andrebbe oltre le misure adottate sino ad ora”.
Facendo notare: “L’Italia si trova in una nuova fase, provare a capire che cosa significhi vivere con il virus e che livello di controllo la società sia disposta ad accettare”. Tradotto, o almeno io riesco a tradurlo solo così: “L’Italia è stata un laboratorio mondiale per la gestione della pandemia e delle libertà individuali, cosa certamente figlia dell’accordo firmato in data 26 settembre 2014 nell’ambito del “Global Health Security Agenda”, quando venne designata nazione capofila per i cinque anni a venire delle strategie e campagne vaccinali nel mondo. Il “prestigioso” incarico fu conferito nientemeno che alla Casa Bianca, a Washington, alla presenza dell’allora Presidente U.S.A. Barack Obama, sottoscritto e firmato dal nostro Ministro della Salute dell’epoca, Beatrice Lorenzin e dal Presidente dell’AIFA Sergio Pecorelli”.
Per farla breve, dal dopo “pandemia” in poi, pare che in Italia tutto sia stato fatto allo scopo di testare quale livello di controllo la società sia disposta ad accettare. Controllo sempre più esasperato, imposto da una classe dirigente completamente succube alle direttive dei banchieri e dei tecnocrati dell’Unione Europea; controllo che soffoca le libertà individuali sotto una montagna di carta che ci costa quasi 60 miliardi di euro ogni anno; controllo esercitato attraverso una burocrazia asfissiante, che solo nel 2024 ha significato la pubblicazione di ben 305 Gazzette Ufficiali e 45 supplementi per un totale di 35.140 pagine; controllo che nei primi nove mesi del 2025 ha portato a stampare altre 227 Gazzette Ufficiali e 31 supplementi per un totale di 25.888 pagine; controllo che viene esercitato attraverso l’introduzione di leggi inutili, addirittura dannose, la riforma del codice della strada voluta da Salvini è l’esempio di come la follia possa divenire legge, una legge scritta con i piedi; controllo che diventa sempre più capillare, che ieri emarginava gli italiani renitenti alla “vaccinazione” anti covid ed oggi ha la pretesa di emarginare chi rifiuta di portare il cervello all’ammasso.
Le cose, però, non vanno troppo male, ognuno a modo suo sbandiera vittorie di Pirro, chi perché è riuscito a riempire una piazza di manifestanti; chi perché la piazza l’ha fatta sfollare col manganello; chi si mette la medaglia sul petto per aver impedito al Direttore d’orchestra russo, Valerij Abisalovic Gergiev, di dirigere l’opera “Dama di picche” al teatro “La Scala” e chi fa lo stesso per aver cancellato il corso sui romanzi di Dostoevskij, che avrebbe dovuto tenersi, ad opera dello scrittore Paolo Nori, all’Università “Bicocca” di Milano; chi perché è riuscito a trovare altri tre miliardi da inviare all’Ucrainaa completamento del nostro 12° pacchetto di aiuti militari a Kiev; chi perché ha ricevuto i complimenti dalla Presidentessa della Commissione Europea Ursula Von der Lyen; chi perché è stato premiato come il più grande amico di Israele in Italia; Chi perché ha vinto le regionali in Val d’Aosta e chi perché le ha vinte in Toscana, insomma, nessun perdente, tutti vincitori tranne gli italiani.
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