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Il mega-cantiere della ferrovia non vede la fine. I disagi crescono

Ventuno mesi di lavori, promesse mancate e cittadini ostaggio del cantiere Rfi in via Cavour: la galleria si alza, ma la pazienza di Ivrea è ormai a terra

Il mega-cantiere della ferrovia non vede la fine. I disagi crescono

Ogni volta che passo nel tratto di strada di via Cavour ristretto dal mega-cantiere Rfi, penso che si doveva fare di più per scongiurare quello sventramento che compie ormai 20 mesi e che non vede fine. Capita a volte di sostenere fortemente una posizione e poi, riflettendo su nuovi elementi, cambiare idea. Ebbene questo non mi succede guardando il cantiere fra via Riva e piazza Perrone.

Come Rifondazione Comunista prima, e come Unione Popolare durante l’ultima campagna elettorale per le amministrative, abbiamo sempre manifestato contrarietà ai lavori per l’innalzamento della galleria ferroviaria cittadina, e non per ideologia “anti-cantieri”, ma perché rifiutavamo la logica che, poiché c’era copertura finanziaria con il Pnrr, si potesse accettare tutto, anche progetti con pesante impatto su ambiente, viabilità, cittadini e residenti attorno al cantiere. Un progetto con molte incognite sullo scavo (c’è diorite?), sui tempi di realizzazione, sull’impatto sugli edifici.

Le alternative c’erano, lo sappiamo, non c’era invece la volontà di Rfi e delle regioni Valle d’Aosta e Piemonte (che delle ripercussioni su Ivrea si è disinteressata). L’amministrazione Sertoli, pur con l’ex sindaco contrario, non si è mossa per tempo, l’attuale amministrazione si è adeguata allo stato delle cose, dichiarando l’impossibilità tecnico-formale di cambiare i progetti.

Sertoli prima e Chiantore poi non hanno avuto la caparbietà e irremovibilità necessarie per tentare veramente il tutto per tutto. La Regione Piemonte andava assediata, invece assediati sono i cittadini che vivono, lavorano, transitano attorno al cantiere.

Eppure, eravamo in buona compagnia durante la campagna elettorale nel contrastare i lavori di innalzamento della galleria. Non era favorevole l’allora sindaco Sertoli, era assolutamente contraria la lista Viviamo Ivrea. Il M5S piemontese affermava che era importante investire sul trasporto pubblico e in particolare sulle ferrovie, ma che occorreva un confronto serio con le istituzioni locali e con i cittadini, che non possono subire passivamente le decisioni calate dall’alto, senza sapere se possono essere messe in campo progettualità alternative.

A queste voci si aggiunse poi il candidato sindaco della coalizione di centro-sinistra Matteo Chiantore, convinto fautore dell’adozione dell’alternativa dei mezzi bi-trimodali con batteria. Eppure, dopo tanto calore e impeto nell’opporsi al cantiere, arrivò il gelo al cambio di amministrazione: il cantiere s’ha da fare. Stop.

L’elettrificazione della linea Aosta-Ivrea non è mai stata contestata, abbiamo sempre sostenuto che fosse sacrosanta per dare finalmente un servizio degno a studenti e pendolari, ma un progetto moderno non avrebbe previsto un cantiere di quella portata e impatto.

treni

Oggi, mi ripeto, preoccupano le tante incognite. Prima dell’inizio dei lavori, i tempi dati passavano dai 6-8 mesi al 12-13 mesi con la rassicurazione che prima del carnevale 2026 (a Ivrea l’anno va da un carnevale all’altro) saremmo tornati a due corsie di marcia in via Cavour. Siamo a 21 mesi, la fine non si vede.

Si vedono invece gli inquietanti affossamenti stradali subito dopo il cantiere, e un po’ di apprensione la danno i lavori previsti sul marciapiede sopra la galleria per il suo innalzamento. E se il cittadino che transita subisce dei disagi, chi abita sul cantiere vive un vero e proprio incubo.

Al rumore costante, perforante, alla spessa polvere che avvolge ogni cosa, e alla preoccupazione sulla composizione di quella polvere, si aggiunge la difficoltà ad uscire e rientrare nella propria abitazione e soprattutto il timore della tenuta dell’edificio sotto le sollecitazioni e le vibrazioni che subisce da più di un anno e mezzo.

Ammetto che non era semplice contrastare quel progetto voluto altrove, ma confermo che ci voleva più determinazione, almeno la metà di quella messa durante la campagna elettorale. Non è detto che si sarebbe portato a casa il risultato, ma si sarebbe almeno potuto dire che si era veramente tentato l’impossibile.

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