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16 Ottobre 2025 - 21:40
“O con me o con nessun altro”. Morte di Pamela Genini, il giudice: “Premeditazione e crudeltà, non ha avuto pietà”
Una “spedizione” a casa di Pamela pianificata da almeno una settimana e un filo conduttore basato sul “o con me o con nessun altro” che martedì sera lo ha spinto a piombare nell’appartamento della ragazza con il mazzo di chiavi che aveva duplicato di nascosto, “munito di ben due coltelli a serramanico, di cui uno lasciato” in auto e l’altro usato per colpire almeno 24 volte.
Sono questi alcuni degli elementi evidenziati dal gip di Milano, Tommaso Perna, nella ricostruzione del femminicidio di Pamela Genini, 29 anni, accoltellata da Gianluca Soncin, il 52enne ora in isolamento in cella a San Vittore. L’uomo, rimasto in silenzio durante l’interrogatorio, si è visto notificare, nel tardo pomeriggio di giovedì, il provvedimento con cui il giudice ha convalidato il fermo e disposto la misura della custodia cautelare in carcere, come chiesto dalla pm Alessia Menegazzo e dalla procuratrice aggiunta Letizia Mannella. L’ordinanza ha anche confermato tutte le aggravanti contestate dalla Procura: la premeditazione, la crudeltà, i futili motivi, il vincolo della relazione affettiva e lo stalking, condividendo così l’esistenza di quel “quadro agghiacciante”, messo in risalto dagli inquirenti e dagli investigatori della Polizia di Stato, e per il quale si prefigura la pena dell’ergastolo.
Nelle 13 pagine il gip spiega che Soncin, oltre al fatto che “possa riservare lo stesso trattamento violento” anche ai genitori e all’ex fidanzato e confidente di Pamela – colui che ha dato l’allarme in quanto negli attimi precedenti il delitto era al telefono con lei – è incapace “di controllare i propri impulsi”. Ma soprattutto che ha pianificato il suo proposito omicidiario quantomeno dalla scorsa settimana. Si è piazzato a casa della ragazza, con cui non conviveva, e approfittando della sua assenza – lei era “fuggita a Bergamo dai suoi per le continue botte e la paura” – ha fatto la copia delle chiavi. Così, due sere fa, di soppiatto, è entrato nell’abitazione di via Iglesias, alla periferia della città, e non ha esitato a usare uno dei coltelli a serramanico che aveva portato con sé e che si aggiungono ai 13 trovati oggi, assieme a una pistola, nel suo appartamento a Cervia. Ha sferrato 24 fendenti, molti dei quali “non hanno attinto organi vitali, con la conseguenza che hanno determinato una sofferenza non trascurabile” a Pamela, la quale “peraltro per un tempo” al momento “non quantificabile, ma sicuramente non istantaneo, ha acquisito consapevolezza dell’imminente fine”. Quanto basta per affermare che ha agito senza pietà e per una “ragione futile e bieca”: lei voleva interrompere la loro relazione burrascosa cominciata nel marzo 2024 e andata avanti con continue vessazioni e violenze.
E per il timore di essere ammazzata non ha mai sporto denuncia. Cosa per cui resta “l’amarezza”, scrive il magistrato, costatando che il 9 maggio scorso, quando la Polizia arrivò a casa di Pamela dopo una “richiesta di aiuto”, lei stessa “ha dipinto un quadro non sufficientemente allarmante della vicenda, limitandosi a invocare l’intervento delle forze dell’ordine in quanto il Soncin” – che aveva “descritto agli agenti come un mero ‘amico’”, con cui aveva “un debito di denaro (...), si era presentato presso la sua abitazione senza preavviso”.
Insomma, quello che viene a galla anche nell’ordinanza è una relazione “che va ben oltre la tossicità, ma si tinteggia invece, dal principio, per la sua inaudita e nitida violenza” e una follia omicidiaria basata su un unico filo conduttore: “o con me o con nessun altro”.
Intanto, per domani è fissata l’autopsia, mentre l’inchiesta andrà avanti su più fronti e punterà anche a setacciare la personalità e gli affari, non molto limpidi, di Soncin.
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