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22 Settembre 2025 - 13:10
Caluso celebra il Grappolo d’Oro: dal balcone della Ninfa premiati Passito, Erbaluce e Metodo Classico
Il 21 settembre Caluso ha rimesso in scena il suo gesto più identitario: la premiazione del Grappolo d’Oro dal balcone dove, ogni anno, viene proclamata la Ninfa. Una “tradizione nella tradizione” che riafferma la centralità del vino nella vita civile del paese e del Canavese, un rito che unisce la vigna, la comunità e il lavoro di cantina. A fare gli onori di casa la Sindaca Mariuccia Cena, che ha chiamato uno a uno i vincitori davanti alla folla, trasformando il balcone in un piccolo palcoscenico di orgoglio locale.
I nomi segnano la rotta dell’annata e raccontano la costanza di un territorio. Per la categoria Passito il premio è andato a Bruno Giacometto, custode di un’interpretazione storica dell’Erbaluce che da sempre trova nel lungo appassimento la sua espressione più avvolgente. Il titolo Erbaluce è stato assegnato al Castello di Azeglio – Società Agricola Monti, che porta in dote una lettura pulita e territoriale del bianco simbolo di queste colline. Lo spumante Brut metodo classico ha infine incoronato Lia Falconieri (Cieck), segno che la vocazione bollicina dell’Erbaluce continua a crescere, strizzando l’occhio all’eleganza e al tempo.
Il premio di quest’anno aveva il peso delle cose belle e fatte con cura: un grappolo d’uva composto da acini in vetro, incastonato in una cornice di legno secolare. Un oggetto che è più di un trofeo: è un manifesto. Il vetro richiama la trasparenza e la luce del vino nel calice; il legno antico rimanda alla memoria delle travi, delle botti, delle radici. Consegnarlo dal balcone della Ninfa significa cucire insieme simboli e comunità, in un linguaggio che i calusiesi conoscono bene.
Lia Falconieri (Cieck), premiata per lo Spumante Brut metodo classico
La premiazione vive anche di gesti rapidi e parole misurate. La sindaca chiama, i premiati salgono, il pubblico applaude: in pochi minuti si compone il mosaico di un anno di lavoro. Dietro, però, scorrono mesi di potatura, raccolte calibrate, appassimenti sorvegliati, rifermentazioni in bottiglia. È questa la forza del Grappolo d’Oro: non si limita a fotografare una bottiglia, ma rende merito a un percorso tecnico e umano che comincia in filare e finisce nel bicchiere.
La Festa dell’Uva resta così il momento in cui Caluso si guarda allo specchio e riconosce il proprio DNA: l’Erbaluce nelle sue declinazioni – fermo, Passito, metodo classico – come cifra di un distretto che ha imparato a parlare una lingua contemporanea senza tradire la propria identità. Il balcone, il premio, i nomi: ogni elemento rimette in circolo un’idea semplice e potente, che lega economia, paesaggio e cultura materiale.
Alla fine, il brindisi e le strette di mano sigillano l’edizione 2025. E mentre il pubblico defluisce tra bancarelle e musica, resta l’immagine dei tre vincitori con il grappolo in vetro fra le mani. Un oggetto fragile e prezioso, proprio come un’annata ben riuscita: si cura, si protegge, si condivide. È lo spirito di Caluso che torna, puntuale, sul balcone della Ninfa.
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