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Settimo, stipendi fantasma all’ospedale. L'assessore Federico Riboldi dov'è? E l'Asl?

Stipendi in ritardo, contratti peggiorativi e superminimi cancellati: i dipendenti denunciano l’ennesima beffa. La Fp Cgil accusa l’assessore alla sanità e l’Asl To4 di silenzi imbarazzanti e fuga dalle responsabilità

Settimo, stipendi fantasma all’ospedale. L'assessore Federico Riboldi dov'è? E l'Asl?

L'assessore regionale Riboldi

All’Ospedale di Settimo Torinese i lavoratori non chiedono la luna. Chiedono di essere pagati per il loro lavoro e di vedersi riconosciuti i diritti previsti dai contratti. Eppure, a leggere il comunicato diffuso dalla Fp Cgil di Torino, sembra quasi che in questa struttura le regole del gioco vengano riscritte a piacere, sempre e solo al ribasso.

Il caso è quello dei ritardi negli stipendi e delle condizioni economiche svantaggiose che si sono abbattute come un macigno sul personale con il passaggio dal gruppo San Michele alla cooperativa Quadrifoglio. Una vicenda che ha il sapore amaro dell’ennesima beffa sulle spalle di chi, ogni giorno, manda avanti corsie, reparti e servizi, mentre i piani alti discutono di appalti e bandi come se i lavoratori fossero pedine sacrificabili.

Nel comunicato, firmato da Michael Pellegrino, la Cgil denuncia senza giri di parole: «Ad oggi risultano essere due le mensilità non ancora corrisposte da parte dell’attuale subentrante, che dovevano essere pagate entro il 20 agosto. A fronte del mancato pagamento si è provveduto alla messa in mora della San Michele srl e si è richiesto a Saapa, in quanto responsabile solidale ai sensi del codice degli appalti, di pagare i lavoratori. Purtroppo riscontriamo che né l’azienda né Saapa, ma neanche l’assessorato alla sanità e l’Asl To4, si sono degnati di rispondere alle nostre Pec né si sono attivati per fare avere quanto dovuto al personale».

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Qui non si parla di cavilli burocratici, ma di stipendi mancanti, di famiglie che attendono soldi che non arrivano. E che dire del comportamento dell’assessore regionale alla Sanità e dell’Asl To4? Davanti a una denuncia così chiara, a una messa in mora notificata, ci si sarebbe aspettati almeno un cenno, una presa di posizione, un atto concreto. Invece, silenzio assoluto. Come se tutto questo fosse un fastidio da archiviare, non un dramma che riguarda decine di lavoratori.

E non è tutto. Perché, oltre ai ritardi, ci sono gli stipendi tagliati. «Le buste paga non mentono», sottolinea ancora la Cgil. Con il passaggio alla cooperativa Quadrifoglio non solo sarebbero stati cancellati gli acquisiti economici di parte del personale (i cosiddetti superminimi), ma soprattutto non sarebbe stato rispettato quanto previsto dal bando: l’applicazione del contratto collettivo nazionale Aiop Sanità, sostituito con quello delle cooperative sociali, meno tutelante e meno vantaggioso. In pratica, i lavoratori perdono pezzi di salario e di diritti, mentre chi gestisce l’appalto risparmia.

La misura è colma. Le sigle sindacali Fp Cgil, Uil Fo e UilTucs hanno dichiarato lo stato di agitazione e hanno chiesto l’intervento del Prefetto. Ma quando i sindacati si sono presentati al tavolo, l’assessore, l’Asl e la Regione hanno deciso di non farsi vedere. Una fuga istituzionale che dice molto di più di mille comunicati: quando ci sono da tagliare nastri e fare conferenze stampa le poltrone sono tutte occupate, ma quando c’è da rispondere alle domande scomode dei lavoratori le sedie restano vuote.

E così, tra ritardi, contratti disattesi e silenzi assordanti, all’Ospedale di Settimo si consuma l’ennesimo paradosso della sanità piemontese: una struttura di eccellenza lasciata galleggiare nel mare delle proroghe, dei bandi e delle cooperative, mentre il personale perde fiducia e dignità. «In tutta questa situazione – conclude la Fp Cgil – l’organizzazione del servizio è carente per il sempre minor personale disposto a lavorare in questa struttura».

Se l’assessore e l’Asl continueranno a voltarsi dall’altra parte, il rischio non è solo quello di avere lavoratori impoveriti e stanchi. Il rischio è di avere un ospedale che non regge più, svuotato dalla rassegnazione. 

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