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02 Settembre 2025 - 16:22
Calabrone asiatico alle porte del Piemonte: scatta l’allarme per biodiversità e apicoltura
La Val Borbera non era ancora stata toccata, ma il 19 agosto è arrivata la conferma: il calabrone asiatico è qui. Due esemplari di Vespa velutina, specie aliena invasiva nota per la sua pericolosità verso le api mellifere e altri insetti impollinatori, sono stati catturati nelle trappole predisposte dall’Ente di gestione delle Aree Protette dell’Appennino Piemontese a Rocchetta Ligure. Un riscontro che pesa, perché segna l’avanzata della specie in un’area che fino a pochi giorni fa non rientrava tra le zone infestate.
L’individuazione della Vespa velutina nel cuore dell’Appennino piemontese cambia lo scenario. Se fino a oggi la diffusione era concentrata in Liguria e Toscana, con prime segnalazioni anche in provincia di Torino nel 2023, ora la presenza in Val Borbera certifica che il predatore sta risalendo lungo nuovi comprensori montani. Ogni avvistamento sposta in avanti la frontiera, complicando gli sforzi di contenimento.
Chiamata anche calabrone dalle zampe gialle, la Vespa velutina è un predatore spietato: staziona davanti agli alveari e cattura le api al volo, decimando le colonie e riducendo la loro capacità di sopravvivere. Le conseguenze sono ambientali, perché colpiscono impollinatori indispensabili alla biodiversità, ed economiche, perché mettono in ginocchio l’apicoltura, già sotto pressione tra crisi climatica e fitofarmaci. Non va ignorato neppure il rischio per le persone: i nidi di questa specie, spesso costruiti in zone urbane o periurbane, possono rappresentare un pericolo concreto.
La Vespa velutina è stata osservata per la prima volta in Italia nel 2012, dopo aver colonizzato gran parte della Francia. In poco più di dieci anni ha conquistato Liguria, Toscana e progressivamente nuove aree del Nord. L’avvistamento in Val Borbera dimostra che la sua avanzata non si arresta, spinta da un’elevata capacità di adattamento e riproduzione. Ogni nuova segnalazione in territori “vergini” è una cattiva notizia per apicoltori e ambientalisti.
L’Ente di gestione delle Aree Protette ha reagito immediatamente: nuove trappole selettive sono state collocate per monitorare la presenza, mentre le squadre di intervento seguono le traiettorie di volo degli esemplari catturati per localizzare eventuali nidi. La rapidità è fondamentale: eliminare un nido nelle fasi iniziali della stagione significa prevenire la nascita di centinaia di individui pronti a diffondersi. È una corsa contro il tempo, giocata su coordinamento, tecniche di monitoraggio e capacità di risposta.

Ma da sole le istituzioni non bastano. L’appello dell’Ente è chiaro: serve la collaborazione dei cittadini. Ogni avvistamento – di un esemplare, di un nido sospetto, di comportamenti predatori davanti a un alveare – va segnalato tempestivamente. La rete di attenzione diffusa è la prima vera arma per arginare l’espansione di questa specie. In Francia, dove il calabrone asiatico è arrivato prima, l’esperienza dimostra che il coinvolgimento attivo delle comunità locali può fare la differenza nella rapidità di intervento.
Il caso di Rocchetta Ligure diventa così un banco di prova per l’intero territorio piemontese. Tutela della biodiversità e difesa dell’apicoltura si intrecciano in una sfida che riguarda tutti: senza impollinatori, la produzione agricola e l’equilibrio degli ecosistemi entrano in crisi. L’arrivo della Vespa velutina in Val Borbera ricorda quanto sia fragile questo equilibrio e quanto sia urgente intervenire con prevenzione e coordinamento.
Investire oggi in monitoraggi mirati, azioni tempestive e sensibilizzazione pubblica significa ridurre i costi ambientali ed economici di domani. Perché quando un’invasione biologica si consolida, riportare indietro l’orologio diventa quasi impossibile.
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