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Settimo, cade un albero: i cittadini non capiscono, i politici "sì"

Due giorni per lasciare i rami sul marciapiede, quattro per dare la colpa ai cittadini. A Settimo l’efficienza è solo nei comunicati stampa

Settimo, cade un albero: i cittadini non capiscono, i politici "sì"

Nino Daniel

Il 20 agosto alle ore 18.24, puntuale come un orologio svizzero, il Comune annuncia trionfante: “MALTEMPO, CADE UN ALBERO DA UN’AREA PRIVATA”

E già qui si capisce tutto: la colpa è del maltempo, dell’area privata, del destino cinico e baro. Del Comune? Ma per carità, loro hanno scritto il comunicato: il massimo della tempestività. Precisi sulla tastiera, molto meno sull’asfalto.

Un albero, cresciuto su area privata in via Raffaello Sanzio, crolla sul marciapiede e sulla carreggiata. Fortuna vuole che nessuno passasse di lì: altrimenti oggi non parleremmo di disagio pedonale, ma di tragedia.

Subito – scrive il comunicato – sono intervenuti i tecnici della società Patrimonio per mettere in sicurezza l’area. Sicurezza, parola grossa: perché due giorni dopo l’albero è sì stato in gran parte rimosso, ma i rami restano lì a invadere il marciapiede, costringendo pedoni, anziani e carrozzine a fare lo slalom in strada.

E qui la voce dei cittadini si fa sentire, forte e chiara. Su Facebook, qualcuno osserva con amara ironia: “Ora, nel vedere un albero caduto non fa sicuramente notizia… ma niente paura, il danno per le persone arriva quando si mette al lavoro la squadra designata alla rimozione dello stesso… dalla foto scattata un’ora fa, si evince che i lavori si fanno, come al solito, male recando disagio per i pedoni e disabili… Son passati due giorni, domani è sabato, poi domenica non se ne parla nemmeno, lunedì saranno passati quattro giorni per un lavoro di 20 minuti. Vergogna!!!”

 

Insomma, quello che altrove sarebbe routine – spostare due rami, liberare un marciapiede – a Settimo diventa un’odissea. Ma il meglio deve ancora arrivare.

Perché a rispondere al cittadino non è un addetto qualsiasi, bensì il presidente di Patrimonio, Nino Daniel, colui che dovrebbe garantire strade, marciapiedi, verde pubblico e illuminazione. E cosa scrive, il custode dell’efficienza cittadina? 

“…che vergogna alcuni parlano per parlare di cose che non conoscono con estrema superficialità… alla ricerca di un po’ di gloria…”.

Ecco, capito? Il problema non è l’albero caduto, non sono i rami che obbligano anziani e bambini a scendere in strada, non è il fatto che la rimozione si trascini per giorni. Il problema, a Settimo, sono i cittadini che “parlano senza sapere”. Perché a sapere, a capire, a vedere chiaro, ci pensa lui, il presidente. Tutti gli altri, muti.

Alla fine la scena è sempre la stessa: un albero cade, il Comune scarica la responsabilità sul privato, Patrimonio interviene a metà, i cittadini protestano e la risposta istituzionale è che non capiscono nulla. La solita Settimo, dove ogni intoppo diventa una lezione di umiltà rovesciata: il cittadino protesta, e la politica lo bacchetta. E diciamo "politica" non a caso, considerando che Daniel è lì su mandato della sindaca Elena Piastra e occupa una poltrona "politica".

La verità è che davvero basterebbero due persone e venti minuti per spostare quei rami. Ovunque tranne a Settimo. Nella città che tutto il mondo invidia all'Italia, nella città della "visionaria", si preferisce spostare il discorso, e spiegare che chi vive il disagio quotidiano non ha gli strumenti per giudicare. Insomma, il problema non è l’albero, è che “capisce tutto lui”. 

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