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Caos a Venaria: la maggioranza Giulivi affonda ancora per assenza di numeri

Piano Regolatore fermo al palo: la Commissione non si apre per troppe assenze...

Caos a Venaria: la maggioranza Giulivi affonda ancora per assenza di numeri

Caos a Venaria: la maggioranza Giulivi affonda ancora per assenza di numeri

Altro giro, altra corsa. Ma stavolta la corsa non è nemmeno partita. A Venaria Reale, la commissione consiliare sull’edilizia – quella che avrebbe dovuto discutere niente meno che del nuovo Piano Regolatore Generale – non si è proprio tenuta.

Non perché mancasse la documentazione, non per un disguido tecnico, non per un blackout. No.

Semplicemente, perché la maggioranza che sostiene il sindaco Fabio Giulivi non ha avuto i numeri per aprire la seduta. E se già questo di per sé è grave, ancor più lo è il fatto che si tratti dell’ennesimo caso. Perché in questa amministrazione la mancanza del numero legale è ormai la regola, non l’eccezione. E le opposizioni, da mesi ormai, parlano apertamente di crisi politica permanente.

Il dato politico, chiaro ed evidente, è uno solo: la maggioranza sta insieme solo con la colla. I consiglieri comunali che dovrebbero garantire il funzionamento delle istituzioni cittadine, i rappresentanti della coalizione che ha vinto le elezioni nel 2021, quelli che dovrebbero garantire il dibattito democratico nei luoghi deputati alla discussione, non si presentano o, se si presentano alle sedute, lo fanno in ordine sparso.

Anche quando sul tavolo c’è un tema strategico come il nuovo piano regolatore, lo strumento urbanistico che disegnerà il futuro della città per i prossimi vent'anni. Un piano su cui si lavora da quattro anni. Un documento fondamentale per il rilancio urbanistico, sociale ed economico di Venaria. Eppure, l'altra sera, gli scranni della maggioranza erano mezzi vuoti. Così vuoti da impedire perfino l’apertura della discussione.

E allora si è cercato di rimediare. Come? Con una mossa al limite del regolamento, che ha fatto infuriare le opposizioni. Sono state presentate delle “deleghe” nel tentativo di far quadrare i numeri. Ma le minoranze non ci sono state. Hanno impugnato il regolamento, quello vero, nero su bianco, che prevede un iter ben preciso per la validazione delle deleghe.

“È stato un comportamento ai limiti della denuncia” tuona Alessandro Brescia, consigliere di Uniti per Cambiare. “I consiglieri di maggioranza hanno millantato una delega che non è mai esistita. Il regolamento parla chiaro: la delega va formalizzata, controfirmata. Se davvero ci fosse stata, lo avremmo saputo. Invece hanno cercato di improvvisare. Un atteggiamento scorretto, pericoloso, che mina la trasparenza delle istituzioni”.

Sulla stessa linea Rossana Schillaci, consigliera del Partito Democratico, che non usa mezzi termini: “Hanno scambiato la commissione consiliare per un’assemblea di condominio. Pensano di avere la maggioranza portando delle deleghe. Anche se il regolamento può prevederlo, esistono delle regole da seguire. Non si può deliberare su un piano regolatore con simili scorciatoie. È inaccettabile, soprattutto dopo quattro anni di lavoro”.

E non è solo una questione di forma. È una questione di sostanza. Perché quello che accade in Commissione edilizia è solo l’ultimo sintomo di una malattia ben più estesa: la paralisi dell’amministrazione Giulivi. Non è la prima volta che salta una seduta. Già lo scorso ottobre, in occasione dell’approvazione del bilancio di previsione, la maggioranza è andata sotto. Non per un caso fortuito, ma per assenze ripetute, reiterate, diventate sistematiche. Lì, il rischio era altissimo: senza il bilancio, la caduta dell’amministrazione era più di un’ipotesi. Alla fine, tutto è stato rimandato al giorno successivo, in seconda convocazione, quando le presenze minime richieste scendono. Ma il messaggio era chiaro: la maggioranza non c’è. E non c’era nemmeno a giugno dello scorso anno, quando per due sere consecutive le sedute del Consiglio comunale sono saltate per lo stesso identico motivo. Il copione si ripete: prima si va sotto con i numeri, poi si tenta di recuperare in extremis, tirando la coperta sempre più corta.

Un film già visto. Ma che stavolta arriva a un punto di non ritorno. Perché le opposizioni non sono più disposte a fare da spettatrici. La nota congiunta di Progetto Civico Venaria, Movimento 5 Stelle, Uniti per Cambiare e Partito Democratico è durissima: “La seduta della commissione consiliare prevista per oggi non è mai iniziata. La maggioranza, priva dei numeri necessari per garantire la validità della discussione, ha tentato fino all’ultimo di evitare il rinvio, avanzando fantomatiche deleghe pur di non chiudere la seduta. Tra incertezze e manovre ai limiti della correttezza istituzionale, si è cercato di portare avanti la delibera sul Piano Regolatore senza le condizioni minime per un dibattito democratico e trasparente. Una situazione che solleva seri interrogativi sulla gestione istituzionale e sulla solidità della maggioranza”.

Le parole usate non sono casuali. “Manovre”, “maggioranza senza numeri”, “correttezza istituzionale ai limiti”. È il lessico della sfiducia. Di una crisi che si trascina da mesi. Di un’amministrazione che non riesce più a garantire il funzionamento ordinario degli organi comunali. Una crisi che ha portato, mesi fa, alla richiesta esplicita di dimissioni da parte dell’intera opposizione. “Il sindaco Giulivi non dispone più del supporto necessario per governare la città”, scrivevano in autunno. “Bisognerebbe avere la dignità di dimettersi e ridare la voce ai cittadini. Le forze di opposizione invitano il sindaco Giulivi a prendere atto della situazione politica e a rassegnare le dimissioni, permettendo così ai cittadini di Venaria Reale di esprimersi nuovamente attraverso il voto. La crisi amministrativa, che si protrae da mesi, sta paralizzando le attività istituzionali, penalizzando gravemente la città e i suoi cittadini”.

E ora che succede? Nulla, probabilmente. Almeno nell’immediato. Perché Giulivi, nonostante tutto, resiste. Ma la tenuta politica della sua maggioranza è ogni giorno più precaria. E manca un anno al voto. Solo un anno. Un tempo breve per governare, lunghissimo per sopravvivere. Se già oggi, nel 2025, accade tutto questo, c’è da chiedersi che estate ci aspetta. Che autunno. E come si arriverà al 2026, quando i cittadini di Venaria torneranno alle urne.

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