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A Settimo la sinistra conta le presenze. Fratelli d’Italia lavora per la libertà

Mentre il Pd si indigna su Facebook per chi non partecipa alla loro sfilata, FdI ricorda che la democrazia si difende ogni giorno, non una sera l’anno

A Settimo la sinistra conta le presenze. Fratelli d’Italia lavora per la libertà

Elena Tamone

A Settimo Torinese la Festa della Liberazione è riuscita a trasformarsi in un pretesto per lanciare accuse e distribuire patenti di democrazia. Naturalmente, a distribuire i voti sono sempre loro: i severissimi professori del Partito Democratico settimese, campioni indiscussi nell’arte di contare chi c’era, chi non c’era e chi ha osato avere impegni diversi dal sfilare sotto le loro bandiere.

E così, non appena si sono spenti i riflettori sulla fiaccolata e sulle celebrazioni del 25 aprile, ecco comparire puntuale il solito post indignato: "Fratelli d'Italia e Lega disertano il 25 aprile settimese, un atto grave!".

Una tragedia democratica, a leggere il Pd: quasi come se, per la Costituzione, il reato di "assenza alle celebrazioni" fosse stato introdotto ieri sera, giusto in tempo.

A stretto giro ha risposto la Lega (qui) e qualche ora dopo anche i meloniani che tutto sono fuorché quelli che si lasciano intimidire da chi usa la memoria dei partigiani come un manganello da social network.

Con toni fermi ma anche con un sorriso a mezza bocca, rispondono senza tanti giri di parole: "Ai valori, il Pd antepone sempre la sterile propaganda". E mai definizione fu più azzeccata.

Elena Tamone, coordinatore cittadino di FdI, mette subito in chiaro che chi scambia la solennità della Liberazione per una fiera della polemica spiega da solo la distanza dai veri valori di libertà e rispetto.

"La libertà  - dice - è un dovere che si dimostra nei fatti, non con i post indignati né con accuse costruite a tavolino."

In effetti, dev’essere facile commuoversi davanti a una bandiera, salvo poi dimenticare i valori che rappresenta appena si chiudono le celebrazioni ufficiali.

A rincarare la dose è Enzo Maiolino, capogruppo FdI, che smonta con cura certosina l’indignazione a comando della sinistra ricordando, non senza una punta di sarcasmo, che "quando davvero si trattava di difendere i valori della legalità – come al recente convegno antimafia organizzato a Torino – della giunta Piastra e dei suoi 19 consiglieri di centrosinistra non si è vista nemmeno l’ombra". Un’assenza in blocco, più compatta di una parata.

"Scendendo al loro livello - commenta e stigmatizza - avrei potuto insinuare che non gliene fregasse nulla della lotta alla mafia. Ma a differenza loro, penso che ci siano cose troppo serie per essere usate come clava politica".

È curioso, in effetti, come per il Pd settimese il rispetto dei valori repubblicani si misuri esclusivamente sulla base della presenza a una fiaccolata, mentre il lavoro quotidiano – quello silenzioso, senza foto, senza post, senza hashtag – sembri non contare nulla.

È la logica del "vedo e posto", quella che trasforma ogni occasione seria in un teatrino da social, dove l'importante è apparire indignati al momento giusto. Il Pd lo sta facendo puntualmente. Si sta indignando un giorno sì e l'altro pure. E' sempre indignato per farla breve e con lui una lunga serie di "pecoroni" che si indignano per dimostrare al mondo che c'è materia di cui indignarsi...

Peccato che questo Pd, il Pd settimese che nulla ha a che fare con il Pd provinciale, regionale e nazionale (arrivano da un altro pianeta) sappia strapparsi le vesti davanti a qualche assenza e con elegante disinvoltura si giri dall'altra parte su questioni molto più concrete: sicurezza cittadina, degrado urbano, gestione delle emergenze, topi, luci, erba e chi più ne ha, più ne metta. Temi forse troppo difficili, o forse troppo lontani dalle passerelle istituzionali dove indignarsi costa meno fatica che lavorare.

In fondo, il copione è sempre lo stesso. Si aspetta il 25 aprile e  chi osa non allinearsi perfettamente alla liturgia dettata dall'armata Brancaleone,  finisce con l'essere additato come eretico della democrazia. Una commedia ormai stanca, che neanche a teatro reggerebbe più l’applauso.

Insomma, a Settimo Torinese, la vera Liberazione – quella dal teatrino delle polemiche – sembra ancora lontana.  

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