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Da "C'è Posta per Te" a Bela Pignatera del Carnevale: "Dopo l'incidente pensavo di non farcela più. Invece eccomi qua..."

La straordinaria storia di Marina, 28 anni, protagonista indiscussa del Carnevale del Canavese. Insieme a lei il marito Cristian

"Sognavo di diventare Bela Pignatera, ma dopo l'incidente pensavo di non farcela più. Invece eccomi qua..."

"Sognavo di diventare Bela Pignatera, ma dopo l'incidente pensavo di non farcela più. Invece eccomi qua..."

La facciata di Palazzo Botton avvolta dai fumogeni a simboleggiare il castello del Conte Uguccione che brucia dopo l’incendio appiccato dal popolo affamato ed inferocito. È questo lo scenario che, nella serata dedicata alla presentazione dei protagonisti del Carnevale castellamontese, ha preceduto la comparsa della Bela Pignatera e del Primo Console. Mentre il fumo si dirada, un fascio di luce illumina il centro del balcone affacciato su Piazza Vittorio Veneto e mette in risalto le due figure, lontane ma distinguibili, che escono festanti dall’interno dell’edificio. Si tratta della Contessa Isabella di Montebello, che al contrario del marito era amata dalla cittadinanza, e di uno dei terzieri, denominato Primo Console. Nella leggenda, la contessa (dapprima ritenuta morta ma fuggita attraverso un passaggio segreto) viene nominata “Bela Pignatera” a simboleggiare la sua vicinanza al popolo, e insieme al Primo Console diventa il simbolo della pacificazione.

Ad apparire sul balcone sono stati questa volta Marina Ruggiero e Cristian Dima, giunti poco prima nel palazzo per ricevere l’omaggio dei predecessori immediati, degli appartenenti all’Ordine di Bela Pignatera e Primo Console, di alcuni dei numerosi gruppi ospiti, come le Ninfe Erbaluce di Caluso ed i valdostani Conti di Chatillon. Accompagnati dal cerimoniere Onofrio Amore, avevano affrontato il loro primo momento pubblico mischiando gioia e tensione, esultanza e timore. Se nella vita normale è Marina la più estroversa ed allegra, questa volta era proprio lei a mostrare la maggior agitazione nello sguardo mentre Cristian rimaneva più impassibile. Il primo impatto è sempre il più difficile: dopo qualche minuto la tensione ha cominciato a sciogliersi e l’allegria a prevalere.

La comparsa sul balcone è il momento che precede l’uscita dal palazzo e la discesa lungo la scenografica quanto lunga scalinata che lo collega alla piazza. Era quello il passaggio potenzialmente più critico, ma è andato tutto bene ed i due crociati destinati a sostenere la Bela Pignatera hanno svolto il loro compito in maniera irreprensibile.

Come di consueto, mentre si teneva la prima parte della cerimonia, nella piazza erano via via confluiti i gruppi ospiti, dopo aver sfilato per le vie del centro ed essere discesi a loro volta dalla scalinata fra due ali di sbandieratori. Oltre ai già citati, c’erano quelli provenienti dagli altri comuni del Canavese: da Caluso a Salassa ed Oglianico, da Pavone a Ceresole per citarne alcuni. E poi gli immancabili TroTa del cuorgnatese Torneo di Maggio (TroTa sta per Trombe e Tamburi) con il Re Arduino e la Regina Berta del 2024.

In piazza erano arrivate anche, provenienti dal palazzo, le damigelle della Pignatera, i terzieri, il clavario, gli alfieri. Le damigelle sono sette, una per ciascun rione della città: Torrazza, Fontana, Maglio, San Pietro, Castello, Pracarano e Borgo Nuovo.

Una volta radunati tutti i gruppi si è tenuta l’altra parte della rievocazione, quindi si è riformato il corteo, questa volta con la presenza dei protagonisti della serata che hanno raggiunto il padiglione gastronomico su una carrozza a cavalli.

Bela Pignatera e Primo Console in carrozza

UNA COPPIA D’ECCEZIONE QUELLA DI BELA PIGNATERA E PRIMO CONSOLE

Quella di sabato 22 febbraio, a Castellamonte è stata la serata della Bela Pignatera e del Primo Console. Li impersona una giovane coppia: quella formata da Marina Ruggiero e Cristian Dima. Raggianti di gioia e di emozione, sono entrati perfettamente nei panni dei loro personaggi, che hanno interpretato al meglio. Ed è questo che conta. Non si può tuttavia tacere una particolarità di questa edizione del Carnevale, che lo arricchisce e ne fa un esempio di inclusività: la Pignatera, nella vita quotidiana, si muove su una sedia a rotelle, in conseguenza di un incidente occorsole quand’era appena diciassettenne.

La scelta di farle interpretare il ruolo della protagonista potrebbe sembrare azzardata. Si è trattato invece di una decisione intelligente, compiuta senza nascondersi le possibili difficoltà (rivelatesi peraltro più che superabili) bensì con lo slancio di chi sa di aver intrapreso la strada giusta.

Ma vediamo di conoscere meglio Marina e Cristian. Lei ha 28 anni e gestisce un salone di bellezza nel centro di Castellamonte insieme al padre e alla sorella. Lui, originario di Agliè, di anni ne ha 35 e lavora come operaio in una ditta di stampaggio. Ha la passione delle Arti Marziali, che pratica da ben dodici anni ed ha conseguito il patentino da istruttore: fa parte di un team di Ivrea.

Sono sposati dal settembre 2019 ed hanno una figlia di tre anni e mezzo: Sophie. “Quando ci siamo conosciuti – racconta Marina – Cristian aveva una fidanzata da otto anni: l’ha lasciata per me, a scatola chiusa”.

Chi ha avuto l’idea di proporsi per questi due ruoli tanto ambiti dagli appassionati del Carnevale? Marina, che vi partecipava fin da piccola. Era un’abitudine familiare: anche suo padre e sua sorella lo facevano. “Sfilavo per il quartiere del Maglio e il sogno di diventare un giorno la Bela Pignatera l’ho sempre avuto. Dopo l’incidente temevo di non poterlo più realizzare. Invece eccomi qui”. Cristian era invece piuttosto titubante: “Non saprei dirne il motivo preciso, forse perché ho un carattere più chiuso. Avrei accettato comunque per fare contenta lei ma poi mi sono appassionato anch’io e mi sono fatto coinvolgere”.

Un ruolo importante nel vincerne i dubbi lo ha avuto Onofrio Amore, cerimoniere e factotum della manifestazione nonché uomo sensibile e senza pregiudizi. Racconta: “Quando, l’anno scorso, Marina è venuta a chiedermi di impersonare la Pignatera le ho detto che ci avrei pensato, poi ci siamo risentiti ed ho deciso: la sua carrozzina mi emoziona, non è stata un problema, anzi mi ha dato degli stimoli. A settembre le ho detto chiaramente tutte le cose cattive che avrebbe potuto sentire ma lei ha una forza incredibile e non si è fatta condizionare dal rischio di commenti malevoli”.

La stima è vicendevole perché Marina dice di lui: “È eccezionale, ti incoraggia, ti tranquillizza. Prima lo conoscevo solo di vista e sembrava un tipo un po’ impostato, invece è davvero una persona di cuore. Da settembre lo frequentiamo intensamente e ci siamo affezionati a lui. È anche riuscito a convincere Cristian: non pensavo che mio marito potesse accettare”. Aggiunge: “Non è da tutti prendersi una responsabilità del genere: spesso si cerca di fare le cose facili e con due persone in piedi sarebbe stato più semplice”.

In effetti è Onofrio a scegliere fra quanti, anno per anno, propongono la propria candidatura, e lo fa da solo, nel riserbo più totale. Nemmeno la Pro Loco conosce i nomi, che vengono rivelati al direttivo poche ore prima dell’uscita ufficiale, così come non li conosce l’amministrazione comunale, che mette a disposizione Palazzo Botton.

Il mistero è una delle caratteristiche del Carnevale: le prove vengono fatte in gran segreto ed in genere nemmeno i familiari più stretti dei prescelti vengono informati, fatta eccezione delle coppie con figli piccoli. “Avendo una bambina di quell’età – spiega Marina – non avremmo potuto fare diversamente. La porteremo sempre con noi (a parte stasera) ma ci vuole qualcuno che se ne occupi e che la riporti a casa quando sarà stanca. Lo abbiamo detto a mio padre e a mia sorella ed ai genitori di Cristian. Mia suocera, che vive a Montalenghe e che per me è una vera mamma, in queste due settimane dorme da noi perché saremo impegnati tutte le sere al padiglione e mia sorella, che di solito mi dava una mano, ha a sua volta una figlia di due mesi. Quanto a mio suocero Giancarlo, che ringrazio tantissimo, ha avuto un ruolo importante per consentirmi di partecipare al meglio ai diversi appuntamenti”.

Con motivato entusiasmo raccontava prima che iniziasse la presentazione: “Uscirò sul balcone di Palazzo Botton stando <in piedi> e così scenderò la scalinata. La stessa cosa farò al padiglione e durante il rinfresco ai <Tre Re> nel giorno dedicato al Re Pignatun. Onofrio ha avuto l’idea di realizzare una sedia con il sedile alto e quando ne ha parlato a mio suocero, che di professione fa il fabbro, gli sono brillati gli occhi. Stare seduta lì sopra è bellissimo perché vedo le cose dall’alto, sono alla stessa altezza di mio marito e di tutti gli altri ed è una sensazione magnifica”.

La sedia, alla quale ha dato un nome chiamandola <Ubaldo>, si basa su un’idea semplice ma geniale e viene da pensare che potrebbe anche diventare un modello utilizzabile nella vita quotidiana, magari non negli spostamenti ma dentro casa o negli uffici: è una sedia a rotelle alta e stretta, molto maneggevole che, ricoperta con i drappi sontuosi del Carnevale, dava semmai l’idea di un piccolo trono. A sostenerla lungo la discesa della scalinata e ad accompagnarla negli spostamenti in piano sulla piazza c’erano quelli che Marina ha chiamato “i miei angeli custodi”. Due uomini robusti in abiti da crociati del ‘300, acquistati per l’occasione. “Uno dei due – dice lei - è amico nostro, l’altro un caro amico di Onofrio. È vero che peso appena 35 chili ma non è comunque cosa di tutti i giorni svolgere un compito del genere. Solo al Carnevale di Muriaglio andrò con la carrozzina solita perché i dislivelli sono troppo accentuati ma non mi faccio problemi: non mi nascondo, mai”.

Proprio per questo è importante il segnale che arriva da Castellamonte: “Vorrei che le persone vedessero il bello di questo Carnevale e considerassero la mia partecipazione come una cosa normale. Lo stupore ci sta ma poi dovrebbero godersi lo spettacolo e basta. Anche su una sedia a rotelle si può vivere normalmente e io lo faccio: lavoro, guido la macchina, ho vissuto per anni da sola, mi sono sposata ed ho avuto una bambina, vado a fare shopping, porto a passeggio mia **figlia”.

Se ce ne fosse bisogno Cristian conferma: “È del tutto autonoma, non devo aiutarla in nulla, tranne che per fare le scale: lì serve il mio intervento”.

Lei davvero non si nasconde: un anno e mezzo dopo l’incidente era stata ospite a <C’è Posta per Te> con una lettera indirizzata a suo padre: “Volevo fargli un regalo esprimendogli tutto il bene che gli voglio. Ha cresciuto me e mia sorella da solo (i miei genitori si erano separati che ero piccola) e ci ha dato tutto l’affetto possibile. Prima dell’incidente andavamo spesso in moto insieme: ci hanno regalato un sidecar perché lo potessimo ancora fare. Non tutti però si sentono così sereni: ci sono tante persone, anche giovani, che non escono nemmeno di casa per timore di farsi vedere. Non dev’essere così”.

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