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15 Febbraio 2025 - 19:42
Cent’anni di ricordi: la straordinaria vita dell'artigiano Ernesto Vay
Cent’anni sono un traguardo che già di per sé fa venire i brividi, ma guardando negli occhi Ernesto Vay, la sensazione è che quel secolo di vita sia fluido, come se il tempo gli scorresse addosso in modo gentile. Nato quando l’Italia era ancora scossa dal primo dopoguerra, ha attraversato la storia di questo Paese dalla fine degli Anni Venti in poi, vivendo in prima persona i grandi mutamenti di un secolo intero: il fascismo, la seconda guerra mondiale, la ricostruzione e il boom economico, fino all’avvento della tecnologia e delle comodità che oggi diamo quasi per scontate.
A festeggiarlo, il 13 febbraio, c’era tutta Brusasco: il sindaco Giulio Bosso, il vice sindaco Pierpaolo Ferraris, i consiglieri comunali, ma anche amici e parenti, tutti uniti nel salone di Palazzo Ellena a celebrare un compleanno speciale. Lui, cent’anni portati con la freschezza di un giovane curioso, con una lucidità di ricordi che stupirebbe chiunque. E in quel momento si percepiva non solo l’ammirazione di chi lo conosce, ma anche la grande eredità che ha lasciato al territorio con il suo lavoro e la sua discreta, profonda umanità.
La festa a Palazzo Ellena
Ernesto, insieme al fratello Renzo, è stato titolare della storica falegnameria di famiglia, fondata dal nonno Lorenzo e proseguita dal papà Silvio in società con Domenico “Minin” Rigazzi. Oggi quell’attività non appartiene più ai Vay, ma i loro infissi continuano a raccontare una storia: basta attraversare Brusasco e dintorni per imbattersi in porte e finestre solide come roccia, con la firma inconfondibile di chi sapeva unire manualità, dedizione e amore per il proprio mestiere. Non a caso, quando in paese ci si riferiva a una porta resistente, si diceva con orgoglio: «Questa l’hanno fatta i Vay!».
Ad accompagnarlo durante i festeggiamenti, la figlia Rosalba, la nipote Silvana e tanti amici e conoscenti che negli anni hanno imparato a stimare quell’uomo riservato, quasi timido, ma determinato a fare bene ogni giorno, a mettere il cuore in ogni singolo serramento creato, come se fosse un pezzo unico destinato a durare nel tempo. E forse è proprio la passione genuina che ha saputo trasmettere ciò che conserva viva la sua energia.
Quando si pensa agli esordi della sua vita, un secolo fa, Brusasco era un borgo di campagna, l’Italia era ben lontana dallo scenario attuale e la gente scriveva le lettere a mano o, nel migliore dei casi, con la macchina da scrivere. Ernesto, vivendo il passaggio dalle lampade a petrolio all’era digitale, è diventato un ponte vivente tra un mondo quasi scomparso e l’Italia moderna.
Nel corso della “festicciola”, il Comune gli ha consegnato una targa ricordo: un gesto simbolico che ha suggellato l’affetto di un’intera comunità, subito seguito da un brindisi e da un rinfresco conviviale. Una celebrazione semplice ma carica di significato, in linea con la personalità di Ernesto, che non ama mettersi in mostra eppure rappresenta un esempio di come le piccole realtà artigianali possano rendere un paese speciale e farlo crescere, giorno dopo giorno, decennio dopo decennio.
Ecco perché, mentre le candeline dei cento anni si sono spente tra gli applausi, resterà accesa la luce dei suoi ricordi, che attraversano tempi lontani e arrivano intatti fino a noi. Ernesto Vay ci insegna che dietro ogni finestra robusta si nasconde la storia di mani esperte, che dietro ogni traguardo c’è la forza della passione, e che un secolo di vita può racchiudere l’evoluzione di un intero Paese, se si sa guardare con umiltà, coraggio e amore per il proprio lavoro.
Ernesto Vay con la targa che gli è stata consegnata dal Comune di Brusasco
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