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Salute
29 Ottobre 2024 - 18:09
La scorsa settimana si è festeggiata la giornata internazionale per la poliomielite. Detta anche polio, è una malattia infettiva virale che un tempo terrorizzava il mondo intero, causando paralisi e, nei casi più gravi, la morte, soprattutto nei bambini. Fortunatamente, grazie ai vaccini, oggi è stata quasi eradicata.
Diciamo “quasi” perché, sebbene questo termine sia scomparso dal dibattito pubblico occidentale (il continente europeo è stato dichiarato libero dalla polio nel 2002), e la medicina abbia fatto passi da gigante, in alcune aree del mondo si combatte ancora contro questa grave malattia. Ma soprattutto perché il fatto che sia stata sconfitta non assicura che non possa ricomparire. La situazione a Gaza ce lo insegna.
Infatti, fino a pochi mesi fa, in questa regione l’ultimo caso di Poliomielite risaliva al 1999. Tuttavia, dopo 25 anni, la malattia è improvvisamente ricomparsa e oggi sta uccidendo molte persone, principalmente bambini, quelli non ancora assassinati dalle truppe israeliane. Ma perché dovremmo preoccuparci di questo? Il fatto che la poliomielite sia ricomparsa nella Striscia è una chiara conseguenza dell’invasione israeliana. Qui non viviamo le stesse condizioni e Gaza è lontana.
Ebbene non è proprio così. Innanzitutto, come abbiamo imparato dalla pandemia da Covid-19, le malattie infettive non conoscono confini e la loro diffusione avviene in maniera molto rapida e silente.
Poi, bisogna ricordare che non è solo la situazione a Gaza a destare preoccupazione. Oggi, nel mondo, almeno due miliardi di persone vivono in situazioni di povertà e fragilità a causa di conflitti, che sono un terreno fertile per la diffusione di malattie infettive. Uno tra tanti, alle porte dell’Europa, riporta al centro la questione. L'Ucraina, che sembrava aver debellato questa malattia, ha registrato un caso di poliomielite paralitica nell’ottobre del 2021. Il governo ha prontamente reagito, lanciando una campagna di vaccinazione per 100.000 bambini non immunizzati. Purtroppo, l'invasione russa ha vanificato questi sforzi ed è stato necessario un intervento internazionale per porre fine al focolaio.
Che sia chiaro: non è necessario allarmarsi. Non è in corso un’epidemia di poliomielite. Ma, in questa Giornata internazionale per la Poli, crediamo sia importante ricordare che non bisogna abbassare la guardia. Inoltre, Gli esempi di Gaza e dell’Ucraina rimarcano il fatto che le campagne di vaccinazione sono necessarie, ma soprattutto, che nel momento in cui le vaccinazioni vengono meno, il rischio di diffusione aumenta. Forse, anche per questo motivo la pace conviene a tutti, e non solo a chi vive nelle aree di conflitto.
In Italia la vaccinazione antipolio è obbligatoria dal 1966 e l’ultimo caso endemico di poliomielite si è verificato nel 1982. “Il fatto che nel nostro paese la polio sia ormai un ricordo è un grande successo della vaccinazione”, commenta Anna Teresa Palamara, che dirige il dipartimento di Malattie Infettive dell’Iss, “ma è anche un monito. Occorre tenere alta la guardia, contro questa e le altre malattie prevenibili, per non vanificare gli sforzi fatti per ottenere questi risultati”.
La vaccinazione antipoliomielitica è obbligatoria per tutti i bambini che non presentino controindicazioni entro il primo anno di età e viene offerta a tutti gratuitamente. Il calendario vaccinale prevede quattro dosi di vaccino anti-poliomielite:
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