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In città
20 Ottobre 2024 - 19:15
Gli scappa la pipì e la fa in Dora...
Cosa spinge un anziano signore, in pieno giorno, a fermarsi sul Lungodora di Ivrea, aprire la cerniera dei pantaloni e fare pipì nel fiume? Probabilmente, se glielo chiedessimo, risponderebbe senza esitazioni: "Non avevo scelta. Ho la prostata... Sant'Iddio."
Una spiegazione diretta, senza fronzoli. Perché, diciamocelo chiaramente, in città i bagni pubblici sono praticamente inesistenti.
La scena, catturata durante un piovoso giorno d’autunno in corso Re Umberto, ha un che di surreale. Un signore che, con movimenti rapidi ma discreti, si assicura di non essere visto. Poi, con una rassegnata tranquillità, si avvicina alla ringhiera che sovrasta la Dora Baltea e si mette a urinare. Le auto scorrono dietro di lui, indifferenti, mentre lui, impassibile, risolve temporaneamente il problema della cronica carenza di servizi igienici in città.
A prima vista, questa potrebbe sembrare solo una banale, se non grottesca, scenetta. Ma in realtà è molto più di questo. Non si tratta solo di un gesto sconveniente: è il sintomo di una città che ignora bisogni essenziali, quelli dei suoi abitanti e dei turisti.
Ivrea, che ambisce a essere una meta turistica e culturale, ha un punto debole evidente: l’assenza di bagni pubblici accessibili.
E non è un problema che riguarda solo gli anziani o i turisti. Riguarda chiunque si trovi a passeggiare per il centro, magari dopo aver bevuto un caffè o una birra, e non sa dove andare.
Lo stesso vale per chi frequenta l'ex stazione ferroviaria, dove, solo pochi giorni fa, qualcuno è andato ben oltre una semplice pipì, defecando in un angolo del Movicentro. Anche lì, servizi igienici: zero, a meno di non rivolgersi al "Buffet della stazione", al modico costo di un caffè o di un bicchiere di acqua (come minimo) e di un grazie.
Torniamo al nostro protagonista. Lui non ha perso tempo a farsi troppe domande, di fronte a una situazione senza alternative. Il suo gesto, per quanto assurdo possa sembrare, è un segnale inequivocabile di un problema reale.
Un problema che tocca tanti, in una città che, con tutte le sue ambizioni, sembra dimenticarsi di garantire qualcosa di così basilare come dei bagni pubblici funzionanti.
È arrivato il momento di parlare di questo problema in modo serio. Perché la mancanza di bagni pubblici non è solo una questione di decoro o igiene, ma di dignità. Dignità per chi vive la città ogni giorno e per chi la visita. L’uomo che ha trovato una soluzione improvvisata lungo il fiume non è altro che la dimostrazione pratica di quanto Ivrea stia trascurando la gestione dei suoi spazi pubblici.
Cosa dovremmo aspettarci in futuro?
Che cittadini e turisti si adattino a soluzioni di fortuna, come ha fatto l’uomo sul Lungodora?
Forse è il caso di ripensare le priorità: una città civile, prima di lanciarsi in grandi progetti, dovrebbe assicurarsi di soddisfare i bisogni quotidiani e fondamentali di chi la vive. E sì, tra questi bisogni ci sono anche i bagni pubblici. Non sarà il tema più glamour, ma è di sicuro quello che potrebbe evitare altre scene imbarazzanti lungo il fiume.
LA VOCE DEL CANAVESE
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