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Torino

Città della Salute: milione sparito qui, milione sparito là, ma nessuno ne sapeva nulla?

Un'inchiesta svela irregolarità nella gestione della più grande azienda ospedaliera del Piemonte: 25 indagati, tra cui quattro ex direttori generali, per un ammanco di oltre 120 milioni di euro. Tra parcelle mai versate e crediti prescritti, la Procura di Torino indaga su dieci anni di bilanci falsificati

Giovanni La Valle

Giovanni La Valle

Terremoto nella sanità piemontese: la Procura di Torino ha aperto un'inchiesta sui presunti bilanci truccati della Città della Salute, la più grande azienda ospedaliera del Piemonte. L'indagine, condotta dai pubblici ministeri Giulia Rizzo e Mario Bendoni, ha già portato a 25 avvisi di garanzia a dirigenti e membri dell'amministrazione dell'ospedale, accusati di aver falsificato i conti aziendali per anni. Al centro delle indagini c'è l'applicazione disinvolta della legge Balduzzi, che regola l'intramoenia, l'attività libero-professionale dei medici all'interno delle strutture pubbliche.

Secondo l’accusa, i medici che svolgevano attività privata in ospedale avrebbero dovuto versare il 5% delle parcelle alla struttura sanitaria, come prevede la legge, per finanziare il fondo destinato alla riduzione delle liste d’attesa. Tuttavia, negli ultimi dieci anni, questo contributo non sarebbe mai stato richiesto né versato, generando un ammanco significativo nelle casse dell’azienda. Questo avrebbe spinto i dirigenti ad "aggiustare" i bilanci per coprire le perdite, creando un buco che oggi ammonta a oltre 120 milioni di euro.

Tra gli indagati spiccano nomi illustri: Giovanni La Valle, attuale direttore generale della Città della Salute, e i suoi predecessori Gian Paolo Zanetta, Angelo Del Favero e Silvio Falco, accusati di aver approvato bilanci falsati per anni. Il reato contestato è falso ideologico in atto pubblico, che, se confermato, potrebbe travolgere non solo gli ex vertici, ma anche numerosi altri direttori sanitari e amministrativi.

L'intramoenia, nelle sue intenzioni, è concepita come un sistema vantaggioso sia per i medici sia per le strutture sanitarie pubbliche. Consente infatti ai professionisti di offrire visite private all'interno degli ospedali, garantendo così un ritorno economico a entrambe le parti. I pazienti possono scegliere di pagare per ricevere cure in tempi più rapidi, mentre una parte dei compensi viene trattenuta dall'ospedale per finanziare il miglioramento dei servizi e, in particolare, ridurre le liste d’attesa.

Ma secondo quanto emerso dall'inchiesta, questo sistema è stato gestito in maniera disastrosa. Il 5% delle parcelle, che secondo la legge Balduzzi avrebbe dovuto finire nelle casse dell'ospedale, non è mai stato versato, generando così un buco finanziario che ha continuato ad aumentare nel corso degli anni. Questo ha costretto i dirigenti a manipolare i bilanci aziendali per nascondere le perdite e far sembrare che tutto fosse sotto controllo.

Le indagini, partite nella primavera del 2023, hanno portato alla luce anche altri problemi finanziari che aggravano ulteriormente la situazione. Tra questi, figurano crediti mai riscossi da parte dell’azienda ospedaliera. Uno degli esempi più eclatanti è il credito di 830mila euro che la Città della Salute vantava nei confronti del Comune di Torino per rette di ospiti dell'Istituto di Riposo (Irv), un debito vecchio di 14 anni che non è mai stato saldato. A questo si aggiunge un altro credito di 1,2 milioni di euro legato a una convenzione con un'associazione venezuelana, che aveva permesso a bambini colpiti da leucemia di sottoporsi a trapianti di midollo presso l’ospedale torinese.

Secondo gli inquirenti, questo "caos contabile" è il risultato di anni di cattiva gestione e negligenze da parte dei dirigenti, che non solo non hanno richiesto i contributi dovuti, ma non hanno nemmeno recuperato crediti che avrebbero potuto migliorare la situazione finanziaria dell’azienda. Il collegio sindacale, che ha denunciato la situazione alla magistratura lo scorso anno, ha descritto la gestione della Città della Salute come "caratterizzata da un parziale disordine amministrativo e contabile". Un disordine che, secondo la denuncia, non è solo frutto di errori del passato, ma ha avuto conseguenze pesanti anche sulla gestione attuale.

Nonostante le gravi accuse, l'attuale direzione dell’azienda, attraverso una nota ufficiale, ha dichiarato di ritenersi "assolutamente estranea ai fatti". Giovanni La Valle, insieme al suo avvocato Natasha Taormina, ha ribadito che "non ci sono stati falsi né truffe" e che gli attuali vertici stanno collaborando pienamente con la magistratura. Secondo la difesa, gli atti e i documenti presentati in sede giudiziaria dimostreranno l'estraneità degli attuali dirigenti ai fatti contestati.

L’inchiesta, però, solleva domande che vanno ben oltre la responsabilità individuale dei dirigenti. Com’è possibile che per anni nessuno si sia accorto di un buco nei conti così ingente? Perché gli organi di controllo non hanno mai rilevato queste mancanze? E come si spiega l'accumulo di crediti mai riscossi, che avrebbero potuto contribuire a migliorare i servizi sanitari e ridurre le lunghe liste d’attesa?

La situazione si fa ancora più drammatica se si considerano le ripercussioni dirette sui cittadini. Il fondo previsto dalla legge Balduzzi per abbattere le liste d’attesa non ha mai ricevuto i fondi dovuti, il che significa che i pazienti hanno continuato a subire ritardi nelle cure, nonostante il denaro versato per le prestazioni intramoenia. Le liste d’attesa, che già rappresentano un problema cronico del sistema sanitario pubblico, avrebbero potuto essere ridotte se quei milioni di euro fossero stati correttamente destinati.

medico

Nel frattempo, i pm Rizzo e Bendoni continuano a indagare, cercando di ricostruire l’intero sistema di responsabilità che ha portato a questo disastro contabile. Gli accertamenti si concentrano sui bilanci degli ultimi dieci anni, un arco di tempo significativo che ha visto succedersi vari dirigenti, tutti coinvolti nella gestione della Città della Salute. L'inchiesta, ancora in corso, potrebbe portare ulteriori sviluppi nelle prossime settimane, mentre si attendono nuovi interrogatori e acquisizioni di documenti.

Mentre la giustizia fa il suo corso, resta l’amara consapevolezza che, ancora una volta, saranno i cittadini a pagare per le malefatte di pochi.

Coloro che quotidianamente si trovano di fronte a interminabili liste d'attesa per una visita specialistica o un intervento chirurgico, mentre milioni di euro che avrebbero potuto migliorare i servizi sono scomparsi nel nulla​

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