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Il commento

Il lupo e l’agnello. Parliamo di Laus e del salario minimo

Gli spunti arrivano dalla cronaca

Mauro Laus

Mauro Laus

Quando ho letto che, nel 2016, l’allora consigliere regionale Mauro Laus aveva avanzato una proposta di legge al Parlamento per l’istituzione del «salario minimo orario», ho avuto un soprassalto e mi è tornata alla mente la morale di quella favola di Fedro nella quale il lupo adduce ogni pretesto per aggredire l’agnello. La proposta, tutta targata Pd, arrivava a definire la soglia di «otto euro al netto dei contributi previdenziali e assistenziali» al di sotto della quale non si poteva andare e che questi si applicavano «a tutti i rapporti aventi per oggetto una prestazione lavorativa».

I proponenti constatavano infatti che «il salario minimo è stato demandato alla contrattazione collettiva» e che, in alcuni settori, la retribuzione minima oraria era anche inferiore a quattro euro lordi. Di qui la necessità di istituire ex lege il

Garantire ad ogni lavoratore una retribuzione proporzionata alla quantità e alla qualità del suo lavoro».

salario minimo orario, allo scopo di «garantire ad ogni lavoratore una retribuzione proporzionata alla quantità e alla qualità del suo lavoro».

Alle consultazioni delle parti sociali, Cgil, Cisl e Uil, piuttosto tiepidi sulla proposta, risposero con un memoriale (che è agli atti e al quale vi rimando se curiosi), definendo «piuttosto semplicistico pensare che la fissazione di un salario minimo sia favorevole ai lavoratori», suggerendo invece la via del «recepimento legislativo di quanto definito dalle parti sociali» e della legiferazione in materia di rappresentanza. L’impressione che se ne ricava è che eravamo (e siamo?) lontani anni luce da un partito realmente connesso con i lavoratori e con chi li rappresenta.

Ken Loach

La settimana scorsa, nelle pagine torinesi, il Corsera ci rammentava che Mauro Laus, oggi sotto la lente della magistratura per attività legate alla cooperativa di cui è stato a lungo presidente, «è stato spesso al centro di polemiche: Ken Loach rifiutò di ritirare il premio del Museo del cinema in solidarietà con i lavoratori della sua cooperativa pagati cinque euro lordi l’ora». Una cosa che fece parecchio scalpore, se il quotidiano ha tirato fuori di nuovo questa vecchia storia: era il 2012, ma le motivazioni di Loach sembrerebbero tutt’ora attuali. «A Torino sono stati esternalizzati alla Cooperativa Rear i servizi di pulizia e sicurezza del Museo nazionale del cinema», aveva constatato il regista inglese per motivare il suo rifiuto, chiamando in causa, senza tanti giri di parole, chi appalta certi servizi pubblici e sostenendo che questi «deve assumersi la responsabilità delle persone che vi lavorano, anche se queste sono impiegate da una ditta esterna». 

Mauro Laus, da senatore, aveva presentato nuovamente, come unico firmatario, una proposta sul salario minimo. Per la campagna elettorale del 2022 che lo ha visto diventare deputato, con un manifesto sul salario minimo ha gridato la sua buonafede e la coerenza della sua iniziativa politica: tutta una vita per far riconoscere ai lavoratori la giusta mercede. 

Per tornare a Fedro, «hæc propter illos scripta est homines fabula qui fictis causis innocentes opprimunt» (questa favola è scritta contro quegli uomini che opprimono gli innocenti con falsi pretesti). 

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