I medici e sanitari non vaccinati contro Covid-19 e che si apprestano a rientrare negli ospedali "non siano reintegrati nei reparti più a rischio per la presenza di pazienti particolarmente fragili, a partire dalle Terapie intensive e le Oncologie". All'indomani del via libera del Consiglio dei ministri al provvedimento che ha anticipato la fine dell'obbligo vaccinale anti-Covid per le professioni sanitarie dal 31 dicembre al 1 novembre, con il relativo rientro dei sanitari non vaccinati, il sindacato dei medici ospedalieri mette in guardia dai rischi ed invita alla prudenza a tutela dei malati. "Non assegnare i medici e sanitari non vaccinati ai reparti maggiormente a rischio", è la richiesta del segretario nazionale dell'Anaao Assomed, il sindacato dei medici ospedalieri maggiormente rappresentativo, Pierino Di Silverio. Questo provvedimento, spiega, "ci lascia perplessi soprattutto per il 'deficit comunicativo' da parte del governo: fino a ieri i no vax, come da tutti convenuto, non dovevano assolutamente essere presenti in ospedale, mentre da oggi in poi tutto torna alla precedente normalità. Ma così si lascia spazio a contenziosi e ancora una volta si crea una confusione comunicativa che fa male soprattutto ai cittadini ed a tutto il sistema sanitario". Quindi, rileva, "il minimo è che questi medici e sanitari non vaccinati reintegrati non vengano assegnati a reparti ad alto rischio. Anche perchè se l'obiettivo è colmare le carenze di personale, non è così che si può risolvere questo problema: l'azione è sbagliata, dato anche il numero ridotto di questi medici che sono circa 4mila, e ci vogliono piuttosto degli interventi strutturali finora mancati". Insomma, "questo decreto, fatto senza il coinvolgimento delle parti sociali, non risolve assolutamente il problema della carenza di medici e attendiamo di essere ricevuti al più presto dal ministro perchè senza un confronto con le parti sociali è difficile avviare un percorso di ricostruzione post-pandemia del Servizio sanitario nazionale", aggiunge. Dura la posizione in merito del governatore della Campania, Vincenzo De Luca, che giudica "gravissima e irresponsabile la decisione del Governo di riammettere negli ospedali e nelle Rsa i medici No vax. Un'offesa alla stragrande maggioranza dei medici responsabili, e un'offesa ai pazienti. Questa è davvero una decisione tutta ideologica, degna - commenta - della peggiore politica politicante". Sul reintegro è cauto anche il presidente della Federazione delle aziende sanitarie e ospedaliere (Fiaso) Giovanni Migliore, il quale spiega che "le situazioni di reintegro dei medici non vaccinati saranno valutate caso per caso rispetto all'assegnazione nei reparti; ciò a tutela sia del medico sia dei pazienti". L'obbligo vaccinale, afferma, "sarebbe comunque decaduto entro due mesi e in una fase nuova dell'epidemia era necessario intervenire per fare chiarezza e questo provvedimento va in questa direzione; a seconda della valutazione del rischio decideremo e le direzioni sanitarie individueranno i reparti e le situazioni più opportune in cui utilizzare pienamente questi sanitari, che rappresentano una risorsa, ma sono ad ogni modo una percentuale molto piccola rispetto alla grande maggioranza degli operatori sanitari e medici che sono invece vaccinati". Ora "la priorità - sottolinea Migliore - è avere maggiore personale per rispondere alla domanda dei cittadini e pertanto qualunque provvedimento che vada in questa direzione non può che essere il benvenuto". Per organizzare il rientro in corsia dei medici non vaccinati, precisa inoltre il presidente della Federazione degli Ordini dei medici (Fnomceo) Filippo Anelli, "la valutazione del rischio e dunque del reparto dove indirizzare i sanitari è demandata ai direttori sanitari, e anche le Regioni possono emanare provvedimenti organizzativi in questo ambito". Tuttavia, conclude il presidente Fnomceo, "riteniamo che tutti i medici debbano continuare a considerare la vaccinazione come una misura fondamentale ed un presidio cruciale per combattere la pandemia".
Medico no vax: 'Testa alta, non sono untore' 'Pronto a rientrare in ospedale. Vaccini operazione politica'
"Rientrerò in ospedale a testa alta, perchè non sarò mai un untore per alcun paziente. I vaccini anti-Covid sono stati più che altro un'operazione politica e non mi sono vaccinato perchè convinto che ciò non rappresenti la soluzione per limitare il contagio. I dati dimostrano infatti che i contagi negli ospedali ci sono stati ugualmente". A parlare, in un'intervista, è Dario Giacomini, radiologo 46enne non vaccinato che si prepara a rientrare dove lavorava prima della sospensione per mancata ottemperanza all'obbligo vaccinale. Soprattutto nell'ultimo periodo, avverte, "si sta instillando odio verso i sanitari non vaccinati, si tratta di una pericolosa furia ideologica che potrebbe avere conseguenze gravi". "Sono stato sospeso a luglio dello scorso anno ma a breve rientrerò al lavoro visto il decreto approvato dal Cdm che sospende l'obbligo vaccinale dall'1 novembre. Finalmente - afferma - come tanti altri cittadini per cui l'obbligo è scaduto invece lo scorso 15 giugno, potrò tornare al mio posto". Varie le ragioni alla base della scelta di non vaccinarsi: "Da subito ho espresso perplessità circa la capacità del vaccino di impedire la trasmissione del contagio da virus SarsCoV2. I documenti delle stesse aziende farmaceutiche non confermavano questo punto. Inoltre resta aperto il capitolo sugli eventuali eventi avversi nel medio e lungo periodo, con studi che sono ancora in corso. Quindi, per un principio di precauzione ho deciso di non vaccinarmi e ho contestato il divieto di esercitare la mia professione, perchè questo lede il diritto al lavoro per una scelta di salute personale". Inoltre "è mancato, a mio parere, un vero dibattito scientifico, mentre è prevalso un atteggiamento oltranzista e impositorio".Giacomini tiene però a precisare di "non essere contrario ideologicamente alla vaccinazione come principio di sanità pubblica, perchè tutti siamo stati vaccinati con altri tipi di vaccini; tuttavia in questo caso mi è sembrata più un'operazione politica che sanitaria. Infatti il vaccino, pur prevenendo le formi gravi di malattia a livello del singolo - rileva - non previene la diffusine del contagio, neppure con le tre dosi e neppure negli ospedali, dunque questi sono argomenti pretestuosi ed i medici sono equiparabili qualunque sia il loro stato vaccinale". Al contrario, "gli ospedali erano in forte difficoltà a fronte di un'assente gestione sul territorio della pandemia e quindi si è pensato che la vaccinazione coatta potesse essere la soluzione, ma è stata un'imposizione politica legata in primis ad una sbagliata gestione della pandemia ed i medici non vaccinati sono stati la valvola di sfogo". Ed ancora: "Sono stato in ospedale per oltre un anno, quando il vaccino non c'era ancora - racconta - a contatto con pazienti Covid, e ho visitato tantissime persone anche non infette, ma non ho contagiato nessuno. Questa è la dimostrazione che si può comunque lavorare, pur in presenza del Covid - argomenta - assumendo ovviamente dei comportamenti prudenti e tutelandosi con presidi protettivi. D'altronde le malattie infettive, anche più letali del Covid, sono sempre esistiti e le abbiamo combattute anche quando non c'era lo strumento vaccino. Dunque è assurdo essere puniti sulla base della scelta di fare o meno il vaccino". Inoltre ora, sostiene, "si stanno discriminando i medici non vaccinati, come se la loro professionalità ne fosse intaccata". E' questo un aspetto che Giacomini definisce "pericoloso": "Si sta instillando l'odio nei cittadini e si stanno additando dei medici dicendo che vanno evitati, ma sono gli stessi che fino a quando non sono stati sospesi hanno curato e salvato delle vite. Nel mondo ci sono milioni di sanitari non vaccinati. In Italia si sta creando una furia ideologica molto rischiosa". Quanto alla polemica sull'opportunità di far rientrare i sanitari non vaccinati nei reparti più a rischio come le terapie intensive, "da sempre in questi reparti ci sono strumenti operativi di protezione per evitare che si possa danneggiare il paziente, a prescindere dalla pandemia di Covid". Insomma, "ora torno in ospedale, contento di poter dare di nuovo il mio contributo per la salute dei pazienti con cui - conclude Giacomini - continuo a battermi anche con la mia associazione 'Contiamoci - per la libertà di scelta terapeutica', che raccoglie sanitari e liberi cittadini".
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