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Torino come Bibbiano? 13 avvisi di garanzia per un affido sospetto

Torino come Bibbiano? 13 avvisi di garanzia per un affido sospetto
Il caso è uno solo, ma per gli investigatori presenta analogie con il "metodo Bibbiano". Sono tredici gli avvisi di chiusura indagini notificati dalla procura di Torino per una presunta vicenda di affidamento illegittimo di due bimbi. Fra i destinatari del provvedimento figurano la psicoterapeuta torinese Nadia Bolognini, già coinvolta nell'inchiesta della magistratura di Reggio Emilia, la coppia di donne (una delle quali agente della polizia ferroviaria) che aveva ottenuto la cura dei piccini, sei persone della 'rete' dei servizi sociali subalpini. Si procede per reati che, a seconda delle condotte, vanno dal falso alla frode processuale e alla truffa. La storia al vaglio della pm Giulia Rizzo comincia nel 2013. Alla madre naturale, una donna di origine nigeriana, i figlioletti furono sottratti su sua richiesta quando si separò dal compagno: il problema era che, essendo in condizioni di quasi indigenza, non era in grado di provvedere al loro mantenimento. La "Casa affido" dei servizi sociali del Comune di Torino consegnò temporaneamente i fratellini alla coppia omogenitoriale formata dalle due donne ora sotto indagine. Furono loro a ricorrere, privatamente, alle consulenze della Bolognini. La psicoterapeuta confezionò una serie di relazioni da cui si ricavava che uno dei bimbi aveva dei "comportamenti sessualizzati". Un po' alla volta, secondo la tesi dell'accusa, si fece trapelare che il papà gli aveva imposto delle "pratiche sessuali". Nel 2018 la coppia di donne ottenne dal tribunale lo stop agli incontri dei bambini con i genitori biologici. La procura attivò un'inchiesta sul comportamento del padre e fu a quel punto che le cose cominciarono a non tornare. Ora si parla di domande "scorrette e suggestive" da parte della Bolognini durante le sedute con il bimbo. O di "condotte manipolatorie" da parte delle due affidatarie: per esempio, mostrando ai fratellini un cartone animato a sfondo nazista (ambientato in un campo di concentramento) poco prima di un'audizione con i magistrati. E persino di veri e propri maltrattamenti: rimproveri conditi da insulti e minacce. Alcuni colleghi dell'agente di polizia sono stati indagati per avere cercato nei database delle forze dell'ordine eventuali notizie sui genitori biologici dei bambini. Quanto agli operatori dei servizi sociali, l'elenco delle violazioni delle procedure, le omissioni e l'aggiramento delle regole riempie diverse pagine del capo d'accusa. Nel 2020 i piccini furono inseriti in una comunità e iniziarono un laborioso percorso destinato a riavvicinarli alla madre naturale. Fra le 'persone offese' compare il Comune di Torino, che a titolo di rimborso spese per le affidatarie ha versato, nel corso del tempo, 115 mila euro. (ANSA).
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