Più di mille lavoratori e lavoratrici partecipano al presidio in via Genova 116, a Torino, dove dieci mesi fa nel crollo di una gru morirono tre operai, per chiedere più sicurezza sul lavoro. Sul palco - dove intervengono i segretari generali di Cgil, Cisl e UIl, Enrica Valfrè, Domenico Lo Bianco, Gianni Cortese e i rappresentanti delle categorie territoriali - lo striscione con il casco giallo e la scritta 'Fermiamo la strage. Basta morti sul lavoro'. La protesta è stata organizzata da Cgil, Cisl e Uil di Torino nell'ambito della settimana di mobilitazione nazionale con assemblee e volantinaggi. Nella Città Metropolitana sono state indette quattro ore di sciopero. "La vita viene prima di tutto. La salute e sicurezza non sono un optional, ma diritti che vanno salvaguardati e garantiti a tutti. La strage delle morti bianche, nonostante le nostre battaglie e i continui richiami a fare di più, continua in ogni territorio, in ogni settore: dall'edilizia all'agricoltura, dalla manifattura alla logistica. A morire sono anche giovani, spesso minorenni, impegnati nell'alternanza scuola-lavoro. Il lavoro non può trasformarsi in morte, il lavoro deve essere vita e dignità", ha detto Lo Bianco, che ha ricordato anche la strage della Thyssenkrupp del 6 dicembre 2007 in cui persero la vita sette lavoratori. "Bisogna affrontare il tema della precarietà, che aumenta il rischio di infortuni sul lavoro, anche a causa della carenza di formazione e informazione. La formazione deve coinvolgere anche i datori di lavoro. La frenesia di realizzare utili non deve compromettere la sicurezza nei luoghi di lavoro. Occorre intervenire sulla previdenza, affinché i più anziani non svolgano compiti a rischio, tenendo conto che solo nei primi 8 mesi dell'anno, oltre ai morti sul lavoro, le mattine professionali sono aumentate del 7,9 per cento", ha sottolineato Cortese. "Torino è stata segnata da gravissimi incidenti mortali - ha affermato Valfrè - ma ci sono anche tantissime persone che hanno perso la vita andando al lavoro, o hanno gravissime invalidità oi malattie professionali. Non è più il tempo di scrivere comunicati o di limitarsi a esprimere solidarietà alle famiglie. Dobbiamo fare un salto di qualità, essere più presenti anche nei luoghi di lavoro più piccoli. Lo Stato deve fare più controlli, ispezioni, formazione a partire dalla scuola".
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