Campo largo, campo stretto. Campo lungo, campo corto. Scappellamento a destra oppure a sinistra. Meglio un nuovo ulivo o una vecchia quercia, un garofano, una rosa nel pugno o un candido giglio. Si stanno avvicinando le elezioni e a destra i diversi partiti che lo compongono si dividono sui nomi dei sindaci e, in prospettiva, dei candidati nei collegi uninominali, mentre il PD, che da molto tempo si è auto proclamato “centrosinistra” si interroga su quali siano le alleanze che possono portarlo a vincere. Il Segretario Enrico Letta è tornato. Chi era salito sul carro turbo renziano, del bullismo generazionale, delle correnti in perenne competizione tra loro per accaparrarsi un posto pubblico, si è trovato in poco tempo alfiere di un nuovo ecumenismo di stampo democristiano. Improvvisamente le arroganti bandiere dell’autosufficienza e dello spirito maggioritario, del voi valete zero perché noi abbiamo vinto, hanno dovuto essere ammainate e chi le sventolava ha dovuto prendere atto che in un paese dove va a votare poco più o poco meno del 50% degli aventi diritto si è tutti minoranze e quindi conviene prenderla più bassa e tornare al vecchio e difficile compito di unire. Sotto la cenere, nel PD, continua però a covare l’idea della politica come luogo riservato (o quasi) a chi possiede una carica pubblica o quanto meno aspira ad averla. Anche oggi, la lotta per accaparrarsi una candidatura in un collegio forte (o sicuro) è da tempo partita. Le correnti affilano le loro armi e il campo largo può, anzi deve, attendere. Meno siamo meglio è, questo sembra il motto dominante nelle organizzazioni locali del PD, perché più tardi si faranno gli accordi e più posti ci saranno a disposizione. A prescindere da quanto predicato da Letta è nei territori che si può avere il polso della situazione, e tutti i comportamenti portano a dire che il PD non è affatto guarito. In gran parte del gruppo dirigente di quel partito, fatto ormai quasi esclusivamente da parlamentari, sindaci, assessori, consiglieri comunali, si fa strada la consapevolezza che, specie dopo il referendum che ha tagliato di un terzo i parlamentari (e per il quale ho votato convintamente sì), i posti disponibili restano pochi e poiché sono l’unica cosa che interessa, la competizione interna è destinata a salire. Senza esclusione di colpi come si suol dire. Tutto ciò in un partito dove, come dimostra anche la nostra recente storia locale, l’ambizione personale aveva già da tempo preso il sopravvento sull’etica della solidarietà e della responsabilità interna ed esterna. Al di là dei buoni propositi di Letta e Bersani, ritengo che il rinvio di mesi ad una semplice possibilità di incontro richiesta al PD da Articolo 1 a livello locale, sia lì a testimoniare quanto sia ancora lontana la prospettiva di una vera nuova offerta di rappresentanza a una base popolare sempre più sfiduciata e distante dalla politica. Un po’ in tutti i partiti e nel PD in particolare si è affermata l’idea che la politica sia riservata agli “eletti” e che a prescindere dal risultato elettorale ottenuto l’obiettivo ultimo resta andare al governo (per far che cosa è secondario e per alcuni indifferente). Centro destra e centro sinistra che di sconfitte elettorali ne hanno collezionate parecchie alla fine hanno sempre trovato il modo di andare al governo, nominare ministri e occupare larga parte delle numerose partecipazioni statali. L’opposizione è diventata una brutta parola e la rappresentanza di chi la pensa diversamente dalla ragion di Stato (di volta in volta suggerita dall’Europa, dagli Stati Uniti o semplicemente da Confindustria) è lasciata quasi interamente alla destra sociale. La definizione “populista” oltre che farla crescere nei sondaggi e nei consensi ne nasconde il carattere profondamente liberista, nazionalista, razzista e guerrafondaio. Non sono un nostalgico e penso ci possa ancora essere futuro per una politica sana e partecipata (seppure con forme nuove e contemporanee). Il campo largo non ha futuro se manca il pubblico e pure i giocatori, con questi presupposti al massimo si rabbercerà una squadra con i soliti noti che anziché passarsi il pallone proveranno a portarselo via l’un l’altro. Apprezzo lo sforzo in corso di individuare almeno i confini di un’area progressista, fatta di idee diverse ma capace di confrontarsi e di lasciare spazio alle critiche, penso tuttavia che per costruire un campo largo occorra fare riferimento ad alcuni antichi principi: 1) la politica è partecipazione popolare (lo dice la costituzione) e quindi occorre ritornare al primato della politica sulla rappresentanza elettiva (che deve essere intesa come servizio, senza anacronistici privilegi come ad esempio quello dell’immunità parlamentare e per periodi limitati); 2) la questione morale deve tornare al centro di un progetto della sinistra. Rileggere Berlinguer non significa ritornare alle dispute ideologiche di quei tempi ma assumere la consapevolezza che Stato e politica devono essere poteri separati e in dialettica tra loro. 3) la politica deve tornare ad essere visione, esempio di coerenza, rappresentanza di interessi e ricerca di soluzioni, alternative tra loro, ai problemi presenti nella società. Il rispetto e il riconoscimento dell’avversario, la dignità e la salvaguardia degli spazi democratici per l’opposizione devono essere garantiti dalla legge, così come il finanziamento sobrio e pubblico della possibilità di fare politica. 4) il campo largo di centro sinistra potrà rapidamente riprendere la propria identità e assolvere il proprio ruolo se avrà il coraggio di reintrodurre il trattino tra la parola sinistra e la parola centro restituendo ad entrambe un significato perduto.
Commentiscrivi/Scopri i commenti
Condividi le tue opinioni su Giornale La Voce
Resta aggiornato, iscriviti alla nostra newsletter
...
Dentro la notiziaLa newsletter del giornale La Voce
LA VOCE DEL CANAVESE Reg. Tribunale di Torino n. 57 del 22/05/2007. Direttore responsabile: Liborio La Mattina. Proprietà LA VOCE SOCIETA’ COOPERATIVA. P.IVA 09594480015. Redazione: via Torino, 47 – 10034 – Chivasso (To). Tel. 0115367550 Cell. 3474431187
La società percepisce i contributi di cui al decreto legislativo 15 maggio 2017, n. 70 e della Legge Regione Piemonte n. 18 del 25/06/2008. Indicazione resa ai sensi della lettera f) del comma 2 dell’articolo 5 del medesimo decreto legislativo
Testi e foto qui pubblicati sono proprietà de LA VOCE DEL CANAVESE tutti i diritti sono riservati. L’utilizzo dei testi e delle foto on line è, senza autorizzazione scritta, vietato (legge 633/1941).
LA VOCE DEL CANAVESE ha aderito tramite la File (Federazione Italiana Liberi Editori) allo IAP – Istituto dell’Autodisciplina Pubblicitaria, accettando il Codice di Autodisciplina della Comunicazione Commerciale.