Ed è con un "post" su Facebook che, nelle scorse ore, il brandizzese Oscar Bertetto, ex primario di oncologia e responsabile della Rete Oncologica piemontese, ha aperto un dibattito sul malsano connubio tra "politica" e "sanità". Dito puntato sui "baroni" che, grazie al "leccaculismo" fatto bene, negli anni han trasformato interi ospedali in "cliniche private" per i proprio comodi e, soprattutto, per il proprio portafoglio. Dito puntato anche sul governo regionale che non ha ancora provveduto a nominare un successore di Bertetto per la Rete Oncologica. Noi de "La Voce" lo abbiamo denunciato molte volte. Il dibattito evidentemente continua e continuerà soprattutto con un occhio di riguardo alle cure dei malati le cui condizioni, causa Covid, sono peggiorate e pure di tanto.
“La Rete Oncologica del Piemonte e della Valle è la prima nata in Italia, è modello di riferimento nazionale nonché un’eccellenza della nostra sanità” aveva detto il consigliere regionale del Pd Mauro Salizzoni nel marzo scorso subito dopo la notizia del pensionamento di Bertetto. Dal canto suo l’assessore regionale Luigi Icardi aveva riconosciuto “il prezioso lavoro fin qui svolto” ma sulla nomina di un successore a Bertetto aveva preso tempo giustificandosi con un “sistema la cui normativa è tutta in evoluzione per quel che riguarda il consolidamento e l’organizzazione”. “Non lo nascondo – aveva commentato in allora Bertetto – sono molto amareggiato di come è avvenuto il tutto. C’era la possibilità nei tempi giusti di decidere il nuovo direttore di una struttura che nel giudizio dell’Agenas è emersa la migliore d’Italia, ma non è stato fatto”.
Alcuni pensano che la mia vita sia stata una gratificante esperienza costellata di positive realizzazioni con una costante progressione della mia carriera lavorativa legata magari ad appoggi partitici legati alla mia pregressa militanza. Vorrei ricordare a questi grilli parlanti pronti a cambiare bandiera a ogni spirare di vento che le mie preferenze politiche sono note fin dalla mia giovinezza, non ho mai cambiato le mie convinzioni secondo l'alternarsi politico come alcuni miei colleghi, sempre amici e ospitanti
serali alle cene presso la propria abitazione del politico vincente che in Piemonte, vista la sua instabilità politica, ha richiesto salti acrobatici più rapidi e vorticosi del muoversi di una banderuola al cambiare del vento ( non ho problemi se gli interessati sono d'accordo, visto che intendo tutelare la loro privacy, a fare nome e cognome con il loro consenso, magari così i politici potrebbero farsi una idea della loro insipienza a fidarsi di questa corte di cui si circondano anziché bearsi dei supposti acquisiti consensi che si scioglieranno come neve al sole non appena saranno noti i nuovi potenti di turno). Sono sicuro di non aver mai fatto alcuna scelta relativa al mio lavoro che sia stata condizionata dalla politica: se qualche paziente o collega ritiene che lo abbia fatto lo segnali nei propri commenti; sono lì proprio per aprire un libero contraddittorio e per commenti non condizionati. Devo per altro dar atto che sono stato nominato coordinatore della rete oncologica all'inizio, quando la proposi alla Regione, dall'Assessore D'Ambrosio di Alleanza Nazionale; ho vinto il concorso di Direttore della Oncologia Medica delle Molinette mentre era Direttore Generale Luigi Odasso; la rete é diventata un dipartimento interaziendale mentre in regione era Presidente l'onorevole Cota. Come potete constatare non ho "fatto carriera" con la sinistra al potere e semmai devo dare atto alla destra di un tempo, a differenza della attuale, di essere meno interessata agli yes men di schieramento e più attenta agli obiettivi di miglioramento della sanità . Ho avuto buoni rapporti anche con gli assessori di sinistra, peraltro mai del partito a cui personalmente aderivo, anch'essi convinti che si dovesse giudicare gli opertori sanitari in base ai risultati del lavoro svolto e non per lo schieramento a cui facevano riferimento. Ho sempre avuto un atteggiamento di questo tipo nei confronti di tutti i collaboratori, tantissimi, con cui ho lavorato: non so se avessero tessere partitiche, non conosco le loro preferenze politiche, penso con profonda convinzione che debba essere del tutto separato il momento professionale e tecnico in cui si serve il Servizio Sanitario Nazionale e quindi i pazienti e la propria vita privata in cui si spera di poter continuare ad essere liberi di esprimere le proprie opinioni comprese quelle politiche.
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