È iniziato il 2021. Soprattutto, è finito il 2020. Un anno fa neanche lo immaginavamo un anno così. 365 giorni, anzi, 366, anno bisesto detto anche funesto. Gli auguri scontati di buon anno ce li eravamo scambiati pensando a un tempo buono, o almeno normale. Il presidente del consiglio parlò addirittura di un anno “bellissimo”. Poi, il finimondo a causa di una robetta microscopica, capace di far traballare le nostre sicurezze. Voltarci indietro serve poco, e allora guardiamo avanti: come saremo tra un anno? Cosa diventeremo? La tecnologia ci da nuove opportunità e qualche problema: bisogna essere bravi a cogliere solo le prime. Virus-corona o no, due o tre guai ce li portiamo dietro da tempo. Il clima, lo dice anche l’UE, rimane una delle sfide principali, dobbiamo occuparcene se vogliamo lasciare ai nostri figli un mondo migliore o almeno non peggiore di quello che abbiamo trovato.Siamo anche noi, come il resto d’Europa, in vertiginoso calo demografico: non è una balla, ma una riflessione da fare subito, con l’auspicio che la curva cambi tendenza. In caso contrario, sarà necessario cambiare qualcos’altro. A guardare indietro, è andata peggio: un secolo fa, il 1921 fu l’ultimo anno di libertà, dal ’22 la storia sarebbe cambiata in peggio, marcia su Roma, dittatura, olio di ricino, l’improvvisazione al potere, ovvero i prodromi del disastro che sarebbe sopraggiunto. Iniziati benino con la belle epoque, quei tempi, girati già male con la guerra, sono finiti malissimo. Il 2021 dovrà essere diverso, ma dobbiamo metterci del nostro. Dovrà essere un tempo di ripresa, condivisione, socialità, politica di quella buona. Basta piangerci addosso, basta scoramento. O impieghiamo il futuro per riprendere il cammino, o ci avvieremo a una crisi endemica, dove il lavoro diventerà una chimera, benessere e salute robe per pochi, serenità e Pace pensieri lontani. La nostra città, il nostro Paese ce la possono fare, per ritrovarci tra un anno e dirci che ci siamo riusciti. Buon 2021.
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