In questi giorni convulsi vorrei riflettere su due dati. Il direttore dell’Osservatorio Nazionale Salute, Walter Ricciardi, nel corso della presentazione del rapporto 2018 ha dichiarato che nei 28 paesi dell’Unione Europea i morti per infezione ospedaliera sono stati 49.301 nel corso del 2016, il 30% dei quali in Italia, quindi 14.790. I morti per il normale virus influenzale, dati Ministero della Salute ed Istituto Superiore Sanità, sono stati nel periodo ottobre 2018 – aprile 2019 tra i 300 ed i 400, attribuibili direttamente al morbo influenzale. Salgono ad una cifra tra i 4 mila ed i 10 mila per cause indotte da complicazioni dello stesso virus influenzale. Ad oggi si contano una ventina di decessi che, tra le altre gravi patologie, avevano anche quella del Coronavirus, tanto che si dovrebbe correttamente dire che queste persone sono decedute “con” il virus in questione e non “per” il virus. Piemonte, Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna, Liguria, Friuli, sono le regioni sottoposte alle draconiane misure di questi giorni e rappresentano oltre il 60% del Prodotto interno lordo di questo paese. Forse, varrebbe la pena, da parte dei decisori politici, sviluppare qualche riflessione sulle conseguenze che le loro decisioni hanno avuto sull’economia italiana e quanto siano gestibili e sopportabili nel breve-medio termine. Le affermazioni del Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, “no a scenari drammatici” o quelle del Governatore della Lombardia Attilio Fontana “è poco più di una normale influenza”, non possono non far dire: “E magari pensarci prima?”. Quantomeno, dal punto di vista delle imprese, cogliamo almeno due aspetti positivi; il primo, torniamo alle competenze e a chi sa fare le cose ed accantoniamo gli apprendisti stregoni; ed il secondo, finiamola con la campagna elettorale permanente e pensiamo agli interessi del paese e non a quelli di bottega. Un’indagine condotta in questi giorni dalla CNA a livello torinese e ripresa dagli organi di stampa ha ben evidenziato i pesanti cali di fatturato e vendite che sono stati registrati dalle imprese artigiane, commerciali e del comparto del turismo. Un danno economico pesante che rischia di aggravarsi ora dopo ora e che è giunto all’improvviso, in presenza di un quadro economico già compromesso. Occorre pertanto rivedere l’ordinanza di emergenza sanitaria e favorire in ogni modo un ritorno alla normalità, anche lavorando su una corretta e puntale informazione ai cittadini per scongiurare quella psicosi di massa che rischia di creare più problemi dello stesso virus. Non si può, in altre parole tenere in ostaggio oltre 4 milioni di piemontesi per pochi pazienti positivi al Coronavirus.
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