Ci sono criticità nell'iter della gara per la cessione dell'Ilva ma la valutazione dello stop della procedura può essere valutato solo dal Ministero dello Sviluppo nel caso in cui, come prevede la legge, esista un interesse pubblico specifico all'annullamento. L'Autorità Anticorruzione guidata da Raffaele Cantone ha risposto in pochi giorni, con una lettera di sette pagine che l'ANSA ha potuto visionare, alla richiesta del ministro dello Sviluppo Luigi Di Maio di valutare la procedura della vendita dell'Ilva ad Arcelor Mittal. La palla torna nel campo del governo che non perde tempo. Subito il vice premier, Luigi Di Maio, convoca una riunione straordinaria a Palazzo Chigi e riferisce al premier Giuseppe Conte. "E' per valutare i successivi passi da compiere", fa sapere il ministro che domani andrà alla Camera per rispondere ad una interpellanza in aula. Anche il presidente del Consiglio lascia trasparire preoccupazione e attribuisce al dossier la massima priorità proprio in considerazione delle criticità emerse. Chiede trasparenza, invece, l'ex ministro Carlo Calenda che chiede la pubblicazione della lettera e spiega che rilanci non erano possibili. L'esame dell'Anac è puntuale sui tre aspetti evidenziati dalla richiesta del ministero dello Sviluppo, che era partita dalla segnalazione del governatore pugliese Michele Emiliano. Il check riguarda il rinvio del piano ambientale, le scadenze intermedie di attuazione, i mancati rilanci finali. Ma l'Anac spiega prima la propria competenza legata al fatto che la procedura, benché esclusa dal Codice degli appalti, prevede l'obbligo di procedure improntate al rispetto dei principi di parità di trattamento, trasparenza e non discriminazione. Tutti principi che l'Autorità è deputata a tutelare. Il primo passaggio riguarda il piano ambientale. L'aver deciso il rinvio dopo che la rosa dei ''pretendenti'' si era ridotta a due e si era passati alla offerte vincolate, secondo l'Anac, ha senza dubbio modificato il quadro economico: il periodo più lungo di addirittura sei anni avrebbe potuto spingere più imprese a partecipare alla competizione, aumentato il livello di concorrenza e la qualità delle offerte. Il nodo più spinoso riguarda però le scadenze intermedie che non solo slittate e che erano vincolanti. L'Anac spiega che in punta di diritto il mancato integrale adeguamento alle prescrizioni fissate dal ministero potrebbe essere sanzionata con l'esclusione dalla gara. Ma la valutazione spetta al Mise. Ci sono poi i rilanci finali, che - secondo l'Autorità - non erano disciplinati in modo dettagliato e, invece, avrebbero potuto portare più soldi nelle casse dello Stato. Insomma le criticità non mancano. Ma - dice chiaramente l'Anac - la valutazione se ricorrere ad un annullamento spetta solo al ministero dello Sviluppo, valutando l'interesse pubblico. Ma di certo l'analisi dell'autorità indipendente sono destinate a pesare sulla trattativa, che dopo essersi arenata, era ora ripresa e vedeva i commissari al lavoro con Arcelor Mittal per migliorare l'offerta sia sotto l'aspetto ambientale sia sul fronte dell'occupazione.
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