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28 Luglio 2016 - 10:54
Libri
"La promozione della lettura non si fa con la guerra". Ernesto Ferrero, per 18 anni direttore editoriale del Salone del Libro di Torino, anima culturale della fiera alla quale nell'edizione di quest'anno ha dato la sua prestazione gratuita e volontaria, lo dice all'ANSA commentando a caldo la decisione dell'Aie di fare la manifestazione a Milano.
"Spero che a bocce ferme, dopo l'estate, si possa riprendere un dialogo nell'interesse di tutti, di Torino, di Milano e dell'intero paese. Questo è il Salone di tutti" sottolinea Ferrero.
"Confesso che non capisco questa decisione. Credo che qualsiasi progetto e qualunque nuova iniziativa debba farsi sotto il segno della inclusione e di un vasto consenso. Questo progetto, per altro ancora tutto per aria, ha creato una serie di spaccature all'interno dello stesso Consiglio dell'Aie che non rappresenta tutti gli editori italiani, mettendo i piccoli editori contro i grandi, Torino contro Milano. Inoltre rappresenta un vistoso sgarbo istituzionale ai ministeri. A chi giova tutto questo? Non certo al libro, non certo ai lettori. Mi auguro davvero che la decisione di oggi sia dovuta al fatto che l'Aie non poteva fare marcia indietro subito" sottolinea.
Ferrero che ha sempre accolto "con favore il proliferare di festival" trova "insensato che si faccia una manifestazione che vuole sovrapporsi a Torino e che uccide quella torinese. Mai come quest'anno avevamo registrato una grande soddisfazione degli editori e dei visitatori. Tutto si è potuto fare grazie alla loro collaborazione. Conservo una mail di Stefano Mauri che parlava di opera favolosa. Non è più così? Non posso credere a una decisione del genere".
Certo, il Salone del Libro di Torino , che nel 2017 festeggerà trent'anni, "si farà. Come sempre le situazioni di crisi e difficoltà offrono il destro per rielaborare dei progetti. Ci sono tante cose da fare, è ora di reinventarsi un po' tutto. Il rischio che si corre è che si facciano due mezzi Saloni. A Torino i medio-piccoli e a Milano il Salone dei grossi. Non credo che nessuno ci guadagnerebbe" dice Ferrero e spiega: "i piccoli editori sono una ricchezza. I visitatori al Salone hanno la possibilità di esplorare i loro cataloghi che non trovano nelle librerie. C'è una produzione forsennata. Negli anni abbiamo fatto di tutto per favorirli, gli abbiamo dedicato un intero padiglione, creato l'incubatole. E poi ci siamo anche sentiti dire che non facevamo nulla per gli editori medio-piccoli".
Autore di numerosi libri fra i quali 'N' con cui ha vinto il Premio Strega, Ferrero adesso vuole dedicarsi al suo nipotino e alla scrittura. "Ho fatto il mio, ora lascio spazio a forze nuove. Ora faccio il nonno e scrivo i miei libri. Darò una mano se me lo chiedono, ma basta".
Adesso "e' ora di reinventare un po' tutto. Tutta la città - spiega - mi sembra abbia ritrovato la sua unità, anche a livello istituzionale, è una cosa buona. Qui c'è un pubblico straordinario. In ogni edizione del Salone mi sono meravigliato e commosso. Non meritava questo sgarbo" . Ferrero non nasconde che l'elezione a nuovo sindaco di Torino di Chiara Appendino possa aver avuto qualche incidenza sulla decisione presa e sottolinea: "Appendino appena è stata eletta è stata così brava che in un pomeriggio ha ottenuto un risparmio del 50% sui costi d'affitto del Lingotto. Non si possono condannare aprioristicamente le persone perché non la pensano come noi.
Alla faccia della democrazia".
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